Cronaca

Legge 194 e obiettori, torna l’aborto clandestino.

Gli obiettori di coscienza impediscono il diritto all’aborto sancito dalla legge 194. Due anni fa una donna che aveva chiesto l’aborto terapeutico è rimasta sola nel bagno dell’ospedale Pertini di Roma.

Valentina e Fabrizio sono una coppia italiana che da tempo prova ad avere un figlio e che già in precedenza ha vissuto l’esperieza di diversi aborti. Valentina è portatrice sana di un’anomalia genetica che può provocare nel feto una grave malattia per cui non c’è una prognosi di sopravvivenza. Ad oggi non è stato loro concessa la fecondazione assistita e soprattutto la diagnosi genetica preimpianto. La loro situazione è simile a quella di molte coppie in Italia. La cosa è alquanto grave perché molto spesso la mancata possibilità di avvalersi della legge 40 comporta il fatto che la gravidanza iniziata naturalmente porti poi alla decisione di un’interruzione volontaria, indicata con la sigla IVG e garantita dalla legge 194, possibile anche oltre il terzo mese qual’ora si riscontrassero problemi nel nascituro. Un’interruzione di gravidanza al quinto mese corrisponde a un vero e proprio parto.

Questo è quello che è successo a Valentina e a Fabrizio nel 2010, dopo che l’esame dei villi coriali aveva rilevato una grave malformazione del feto. Valentina ha chiesto di avviare la procedura prevista dalla legge 194, ma a causa degli obiettori di coscienza,  l’aborto di per sé già un atto doloroso e triste, diventa un’esperienza orribile. La storia è stata resa nota da Valentina e Fabrizio stessi durante una conferenza stampa in cui i due giovani romani sono i protagonisti di un’azione giuridica per ottenere la fecondazione assistita, presentata dall‘Associazione Coscioni. Valentina racconta:

Riesco, dopo vari tentativi, ad avere da una ginecologa dell’ospedale Sandro Pertini un foglio di ricovero, perchè soltanto lei non era obiettore. Entro in ospedale e inizio la terapia per indurre il parto. – il cambio turno dei medici in ospedale non è a favore di Valentina – Dopo 15 ore di dolori lancinanti, vomito e svenimenti partorisco dentro il bagno dell’ospedale con il solo aiuto di mio marito. Nessuno ci ha assistito, nemmeno dopo aver chiesto aiuto più volte. Anzi a un certo punto sono entrati gli obiettori con il Vangelo in mano a dirci che commettevamo un crimine. Non li abbiamo denunciati soltanto perché eravamo sconvolti da quello che avevamo vissuto.

Secondo Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Coscioni, nonché uno dei legali della coppia, si tratta di omissione di soccorso: “la legge 194 prevede che le strutture debbano garantire il servizio di interruzione di gravidanza, e non lo fanno. Le responsabili sono le Regioni, che abbiamo più volte sollecitato e che però non si attivano”. E quello che è accaduto dimostra il fatto che la legge 194 in Italia non garantisce sempre la presenza di un medico non obiettore. Cosa riscontrabile per gli aborti, ma anche per altre esigenze “minori” come per esempio la necessità di prescrizione della cosìdetta pillola del giorno dopo.

L’atto di forte accusa contro l’obiezione di coscienza è evidente. Il problema è stato sollevato anche dal Consiglio d’Europa che ha recentemente condannato il nostro paese per il record di medici obiettori presenti nelle strutture pubbliche. Il documento del Comitato europeo dei diritti sociali afferma: “A causa dell’elevato e crescente numero di medici obiettori di coscienza. L’Italia viola i diritti delle donne che alle condizioni prescritte dalla legge 194 intendono interrompere la gravidanza”. L’aborto legale sembra di fatto essere stato cancellato in Italia perché oltre l’80% dei ginecologi, e oltre il 50% di anestesisti e infermieri non applica più la legge 194 per obiezione di coscienza. Il Ministero della Sanità stima a ventimila gli aborti illegali, ma sono numeri al ribasso e aggiornati al 2008. E fioriscono il contrabbando di farmaci e gli interventi fuorilegge, favorendo un businnes che la legge 194 sembrava avere definitivamente affossato.

Cristina Di Pietro

Classe 1986. Laurea Magistrale in Lettere conseguita con il massimo della dignità. Citazione preferita: "se comprendere è impossibile conoscere è necessario" (P. Levi).

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