Cronaca

Lei: la recensione del nuovo film di Spike Jonze

Il 13 Marzo giunge finalmente nei cinema italiani “Lei”il nuovo film di Spike Jonze, vincitore dell’Oscar. Ecco la recensione.

Ho letto una volta che l’amore è una delle più banali e comuni delle sensazioni umane. Molti uomini vivono la propria vita senza mai conoscere cos’è questo ignoto sentimento, probabilmente non lo sa nessuno, forse è sopravvalutato, forse ognuno ha una propria dimensione del concetto di amore, ma sicuramente non è né comune né tanto meno banale. Magari fosse vero! Saremmo tutti un po’ più felici, ma sicuramente “Lei” , il nuovo film di Spike Jonze, non avrebbe ragione di esistere.

 Jonze offre di quest’emozione una reinterpretazione in chiave moderna, o meglio in considerazione di come oggi l’uomo vive le realizzazioni di coppia. Il regista parte da un’idea che per lo meno una volta nella vita ci sembra terribilmente vera : amare è difficile e non è detto che siamo capaci di farlo. Solo i softwares, le macchine, un computer sono programmati in modo tale da essere tecnicamente predisposti a realizzare lo scopo desiderato. L’uomo deve imparare, ma non è detto che lo faccia.

La storia narra di un futuro non troppo lontano dove per scrivere una lettera personale bisogna affidarsi a degli esperti, come il protagonista Theodore Twombly (Joaquin Phoenix), e per amare incondizionatamente bisogna rivolgersi a dei software, intelligenze artificiali che sanno rapportarsi come e meglio degli uomini. Il sistema scelto da Theodore ha una voce femminile, Samantha, che nel doppiaggio italiano diviene la dolce e candida voce di Micaela Ramazzotti, mentre nel doppiaggio originario è la sexy e leggermente roca voce di Scarlett Johansson. 

Grazie a questo nuovo e strano strumento di interazione artificiale, il protagonista di Lei tenta disperatamente di superare l’angoscioso periodo del suo divorzio dall’amata moglie Catherine (Rooney Mara). Così facendo Theodore si abbandona completamente ad una assurda relazione con il sistema operativo OS, trovando comprensione e accettazione in una donna virtuale, un sogno, una fantasia, invece di cercare la felicità nella realtà quotidiana.

A differenza di quanto possa sembrare, tema fondamentale dell’intero film non è inerente ai rapporti di coppia ai tempi delle nuove tecnologie, ma è un’indagine acuta e profonda dell’incapacità dell’uomo ad amare, di aprirsi sinceramente e senza riserve, di costruire nella realtà quelle che sono le fantasie.

Theodore per la paura di soffrire si isola dalla realtà esterna, chiudendosi in un mondo di finzioni, preferendo una bella bugia ad una relazione imperfetta ma che ha il sapore della verità. Dice il regista:

Mi interessava mettere a fuoco i bisogni e le paure, i giudizi e le aspettative che ognuno di noi si porta dietro in un rapporto. Le cose che non vogliamo vedere o di cui fingiamo di non avere bisogno, i vari modi in cui entriamo in rapporto gli uni con gli altri, oppure proviamo a farlo senza riuscirci. Ognuno di noi desidera farsi conoscere dall’altro, ma al tempo stesso ha paura di scoprirsi

Amy Adams, candidata all’Oscar come miglior attrice protagonista per American Hustle, nonché interprete di uno dei personaggi principali di Lei dice dell’amore:

Innamorarsi è una cosa folle, è come una forma di follia socialmente accettabile.

A mio avviso l’amore, più che socialmente accettabile, è socialmente desiderabile, la società stessa non esisterebbe senza di esso. In tutte le sue incredibili tonalità, che sia rivolto ad un amico, un amante, un fratello, questo sentimento è aggregazione, pone le basi della crescita di ogni singolo individuo, lo rende capace di interagire con il mondo e con se  stesso.

La tecnica adottata da Jonze per Lei si fonda sulla efficacia espressiva di ogni immagine. Ogni fotogramma è caratterizzato da luce e colori vivaci, sempre in netto contrasto con l’umore altalenante del protagonista, che decide spontaneamente di gettarsi nel buoi della sua solitudine.

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Clelia Tesone

E m'abbandono all'adorabile corso: leggere, vivere dove conducono le parole. La loro apparizione è scritta; le loro sonorità concertate. Il loro agitarsi si compone, seguendo un'anteriore meditazione, ed esse si precipiteranno in magnifici gruppi o pure, nella risonanza. Una delle più belle citazioni di Paul Valery per molti, come me, che crescono tramite una pagina, che sia letta, scritta o studiata.

2 pensieri riguardo “Lei: la recensione del nuovo film di Spike Jonze

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