Abolire il Senato? Bicameralismo perfetto e imperfetto
L’abolizione del bicameralismo perfetto è una delle riforme più sentite del programma di Renzi. Uno sguardo comparativo dei principali paesi europei può dare un’idea di cosa significhi “bicameralismo imperfetto”.
In questi giorni si fa un gran parlare di bicameralismo, specialmente a seguito del disegno di legge elettorale meglio conosciuto come “Italicum“, che nella prima stesura conteneva delle complicate modifiche al Parlamento. L’apice del dibattito è stato raggiunto a seguito del comizio tenuto da Matteo Renzi al Senato, alla vigilia del voto di fiducia. In quell’accorato discorso il nuovo Premier si è presentato come colui che avrebbe abolito il Senato della Repubblica, mettendo fine al bicameralismo perfetto. Abolire sembra di certo una parola grossa per un paese come il nostro. Di Parlamenti monocamerali ne esistono, è vero, ma riguardano stati spesso più piccoli e di certo territorialmente più coesi dell’Italia. Più che un’eliminazione, la proposta contiene una modifica atta a trasformare il bicameralismo da perfetto a imperfetto, con lo scopo di rendere più snello e veloce il procedimento legislativo. Per rendere l’idea di cosa questo passaggio possa comportare può essere utile dare uno sguardo ai paesi che ci stanno intorno e che già da tempo hanno intrapreso questa strada.
La Spagna è una monarchia, ma l’entrata in vigore della Costituzione ha impresso alla forma di Stato un disegno più “repubblicano”, trasformando il Senato, tradizionalmente appannaggio dell’aristocrazia, in Camera rappresentativa delle Autonomie (le nostre Regioni). Il bicameralismo imperfetto spagnolo comporta una netta preminenza del Congresso sul Senato: soltanto il primo è legato al Governo dal rapporto fiduciario, può mettere in stato d’accusa il Presidente ed il Governo, autorizzare l’indizione di referendum e convertire decreti legge. Per quanto riguarda il potere legislativo, al Senato appartiene semplicemente la possibilità di proporre emendamenti e disporre di un veto superabile. Nonostante sia una Camera rappresentativa delle Autonomie, da molti anni sono in atto proposte di riforma indirizzate a rendere effettivo questo potere, ancora troppo legato alla dialettica fra Governo e comunità.
In Francia il Parlamento è composto dall’Assemblea Nazionale e dal Senato e anche qui i poteri sono nettamente sbilanciati nei confronti della camera bassa. Al secondo è attribuita la rappresentanza dei francesi all’estero e dei paesi francofoni d’oltremare, ma non degli enti locali, non essendo la Francia uno Stato Regionale. Nel procedimento legislativo il Senato ha semplicemente il ruolo di camera di decantazione, potendo prorogare l’entrate in vigore delle leggi con il proprio voto negativo, ma l’Assemblea può superare questo dissenso e approvare comunque l’atto. Ciò rende molto più rapida l’approvazione delle leggi, a differenza dell’Italia dove il testo deve essere approvato dalle due camere con identico contenuto.
Germania e Inghilterra sono una storia a sé. La prima è uno Stato Federale, composto da tanti Lander provvisti di penetranti poteri legislativi. Secondo il Grundgesetz (la Costituzione tedesca), il potere di fare le leggi spetta in via di principio ad ogni Lander e in modo residuale allo Stato. Una delle due camere, il Bundesrat, è composta da membri nominati direttamente dai Lander e da questi revocabili. Proprio a causa dello stretto legame fiduciario i membri della camera non possono che essere portatori dei proprio interessi locali. Il peso del Bundesrat nell’approvazione delle leggi varia a seconda che queste siano monocamerali o bicamerali. Nel primo caso è provvisto di un semplice potere di veto superabile, mentre nel secondo le due camere sono equiparate.
Il Parlamento inglese è il più diverso dei quattro e il più legato alle vecchie istanze monarchiche. La House of Lords, la camera alta, è composta da membri ereditari (i cosiddetti Pari ereditari), membri a vita, alla cui morte il diritto non verrà trasferito agli eredi e addirittura membri del clero. La composizione è disomogenea e la nomina dei membri non avviene tramite processo democratico. I poteri legislativi sono fortemente sbilanciati a favore della Camera dei comuni, specialmente per quanto riguarda temi di interesse generale.
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