Politica

Governo Renzi: Ministro Angelino Alfano

Scheda riepilogativa e inufficiale della carriera politica di Angelino Alfano, Ministro dell’Interno del Governo Renzi.

Angelino Alfano è un enfant prodige della politica. Laureato in giurisprudenza all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, inizia la sua carriera a soli vent’anni tra le file della Democrazia Cristiana, arrivando persino a ricoprire la carica di presidente provinciale del movimento giovanile ad Agrigento. Nel 1994 due avvenimenti segnano in modo netto la carriera del giovane Angelino: la trasformazione della DC in Partito Popolare Italiano e la discesa in campo dell’allora imprenditore Silvio Berlusconi.

“Era la primavera bellissima del 1994 ed io ero un ragazzo di 23 anni che aveva appena finito gli studi a Milano, che si era ritrasferito, per amore di quella terra, in Sicilia. Vidi in televisione un imprenditore che aveva passione per la libertà, che aveva il sole in tasca, che aveva tanta voglia di cambiare il Paese. Sentii una musica straordinaria, un jingle straordinario, che emozionò milioni di italiani e, vedendo quell’uomo, sentendo quella musica, sentendo quel programma, decisi di aderire a Forza Italia.” (Angelino Alfano, discorso tenuto all’assemblea nazionale del Pdl, poco dopo esserne diventato segretario.)

La sua scalata all’interno delle gerarchie della destra di Berlusconi è vertiginosa, tanto da raggiungere nel 1996 e a soli 26 anni la carica di deputato nell’assemblea regionale siciliana.

Nel 2001 siede per la prima volta nell’emiciclo della Camera dei Deputati e da quel momento non se ne andrà più. Vicepresidente del comitato per la legislazione della Camera nella XIV legislatura, relatore della Finanziaria nel 2003, coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia nel 2005 e Ministro della Giustizia nel 2008; la sua scalata è inarrestabile.

Sebbene personaggio di spicco del panorama politico, acquista la definitiva  notorietà tra il grande pubblico proprio nel 2008, a seguito della legge n°124 del 2008, il cosiddetto “Lodo Alfano“. In un periodo storico fortemente scosso dai processi di Berlusconi e segnato dalla proliferazione di leggi ad-personam, il provvedimento sul legittimo impedimento delle quattro maggiori cariche dello Stato acquista subito discredito e suscita un acceso dibattito mediatico. All’indomani della sua approvazione vengono sollevati ben 3 incidenti di costituzionalità e il Lodo finisce sul tavolo della Corte Costituzionale. Nonostante l’intercessione dell’Avvocatura dello Stato che con una lunga memoria di 21 pagine difende la ratio del Lodo, ritenendolo addirittura necessario, la legge n°124 viene dichiarata incostituzionale per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione.

Prestando il nome alla sfortunata iniziativa di introdurre il legittimo impedimento, Alfano inizia ad essere considerato nell’immaginario collettivo il “delfino” del premier, prodotto diretto del vivaio di Arcore. Nel 2011 viene addirittura nominato segretario del Popolo delle libertà, partito succeduto a Forza Italia, e l’etichetta viene impressa a fuoco.

Proiettando l’ombra del Cavaliere viene nominato Ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio nel Governo Letta, rappresentante della destra nelle larghe intese. Sopravvive all’ennesima bufera mediatica suscitata dalla mala gestione del caso Shalabayeva, un incidente diplomatico costato la mozione di sfiducia del MoVimento 5 Stelle e verso la fine del 2013 succede l’impensabile. Ricoprendo il ruolo di colomba attraversa il ritorno del Pdl a Forza Italia, ma la definitiva vittoria dei falchi decisi a far cadere il governo lo induce alla scelta estrema: staccarsi dall’ombra di Silvio e fondare un partito tutto suo, il Nuovo Centro Destra.

Da delfino a colomba e da colomba  a traditore; ora Alfano guida da solo la compagine della destra nella maggioranza del governo Renzi, continuando a ricoprire il ruolo di Ministro dell’Interno e il suo rapporto con Berlusconi rappresenta una delle tante incognite di questa legislatura.

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