Famiglia: i figli al centro della riforma del diritto italiano.
Ieri tema della trasmissione di Radio Radicale condotta da Diego Sabatinelli: nuovo Governo e prospettive future per la riforma del diritto di famiglia. Ospiti: Chiara Saraceno, Monica Velletti e Giorgio Vaccaro.
Il diritto di famiglia disciplina il matrimonio, i rapporti patrimoniali, i rapporti fra genitori e figli, la separazione dei coniugi e il divorzio. In collegamento telefonico: Chiara Saraceno una sociologa italiana di grande fama che ha dedicato importanti studi sulla famiglia sulla questione femminile e sulle politiche sociali, Monica Velletti redattrice del testo integrativo di riforma e membro della Commissione Bianca “per lo studio e l’approfondimento di questioni giuridiche afferenti la famiglia” e Giorgio Vaccaro avvocato, tra le altre cose, collaboratore per il Sole 24ORe. La situazione italiana rispetto al diritto di famiglia è piuttosto arretrata. Ad affermarlo è Chiara Saraceno:
Ci abbiamo messo trentanni per migliorare il diritto di famiglia e altri trenta per equiparare la situazione giuridica che distingueva i figli legittimi dai figli naturali. Non ho idea di cosa farà questo governo e non ho molte speranze perché dovrà affidarsi a una maggioranza che al momento non ritiene prioritario questo argomento e comunque non approverebbe un diritto di famiglia innovativo. Non è un tema prioritario neanche per la sinistra, anche se non sarebbe certo in competizione con gli atri temi. Le questioni legate al diritto di famiglia e i diritti civili rimangono fuori, lasciate alla coscienza individuale del parlamentare, per questo sono molto pessimista in questo senso nei confronti di qualsiasi nuovo governo.
Monica Velletti nel descrivere il testo della riforma del diritto di famiglia sottolinea la forte innovazione introdotta da una modifica terminologica. Infatti il concetto di potestà è stato sostituito totalmente a favore del concetto di responsabilità genitoriale:
è cambiato il rapporto genitori-figli. Il concetto di potestà rimandava a un’idea di filiazione come subordinazione del figlio al genitore. Il genitore aveva un potere sul figlio, nel suo interesse naturalmente, ma significava che il figlio era soggetto al potere del genitore. Invece dal punto di vista culturale adesso il genitore che si prende il cura del figlio come responsabilità. La potestà aveva un limite temporale (il raggiungimento della maggiore età) mentre adesso no. Oggi il figlio viene recepito anche dal codice civile non come oggetto, ma come soggetto.
Secondo Giorgio Vaccaro però questo cambiamento non sarebbe affatto così innovativo e, tra l’altro, sarebbe una modifica che esula dalle intenzioni iniziali del testo che Velletti è stata chiamata a redarre.
La proposta di legge inizialmente diceva che la responsabilità genitoriale era un aspetto della potestà. Non prevedeva la cancellazione e la sostituzione del termine dal diritto di famiglia. Il ragionamento sembra un discorso puramente terminologico ma non è così. Fare il genitore comprende la capacità e la possibilità di regia, indicare una via, educare e correggere i comportamenti sbagliati nella crescita del figlio. Con la sostituzione completa del termine viene a mancare proprio questo. Il genitore deve al figlio tutto e poi si trova disarmato se questo assume atteggiamenti sbagliati non avendo strumenti giuridici per correggerlo. La potestà non è una frusta, ma è dire che tu hai il compito di educare il figlio, quindi poter dire di no. Non si tratta di un salto di civiltà perché il problema non è terminologico ma di contenuto, poter dire di sì e di no, fai così che è meglio, gestire la crescita del figlio.
Altro punto importante della riforma è quello relativo all‘ascolto del minore in sede processuale. In questo senso il testo di riforma inserisce precise indicazioni e norme che ne disciplinano anche i limiti. Per esempio deve essere valutata la capacità di discernimento del minore in base alla sua età avvalendosi anche di tecnici come psicologi ecc. Inoltre questo diritto entra in funzione solo se i genitori sono in disaccordo. L’avvocato Giorgio Vaccaro critica questo aspetto della riforma affermando che il problema sussiste comunque perché chi si occupa dell’ascolto del minore è vero che deve redarre un verbale in cui viene descritto anche il contegno del minore
ma sarebbe da rendere obbligatoria la videoregistrazione per poter documentare l’atteggiamento nella conversazione dell’adulto nei confronti del ragazzo. Inoltre il termine contegno è sfuggente. L’ascolto dovrebbe essere affidato obbligatoriamente a un tecnico e non a un avvocato o ad altri parti in causa, perché considerate le situazioni psicologiche in cui si trova il minore e le pressioni che subisce è importante definire questo aspetto proprio nel suo interesse dato che le sue parole si potrebbero trasformare in provvedimenti giuridici che hanno delle ripercussioni sul suo futuro.
Ma Velletti risponde concretamente: “stabilire come obbligatoria una normativa senza copertura finanziaria non si può”. Non tutti i tribunali d’Italia hanno l’impianto di videoregistrazione e non si può pensare che questo possa essere una scelta legata ai mezzi economici della famiglia o legata al tribunale in cui tocca avviare il procedimento di divorzio. Nella riforma si inserisce la possibilità dell’ascolto e della videoregistrazione proprio per perché auspicabile, ma inserirla come obbligatoria è risultato praticamente impossibile perché avrebbe significato dover dotare tutti i tribunali di questi strumenti. Manco a dirlo i soldi per migliorare i supporti tecnici della magistratura non sono disponibili, non ci sono o non si trovano.
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