Politica

Divorzio breve: ddl in Senato ma la Camera chiede lo stop

Divorzio in tempi brevi, discussione aperta in Senato per la modifica della legge del 1970. A breve testo condiviso da tutte le forze politiche, ma la Camera chiede lo stop. Alla trasmissione di Radio Radicale i senatori Filippin, Falanga e Buemi.

Ieri sera alla trasmissione di Radio Radicale condotta da Diego Sabatinelli, in collegamento telefonico, i senatori: Rosanna Filippin (PD), Ciro Falanga (FI) e Enrico Buemi (PSI). Tema della serata la lunga storia del cosiddetto divorzio breve e le prospettive in discussione in Senato in relazione alla modifica della legge 898 del 1970 che regola il divorzio in Italia. Attualmente questa legge prevede un doppio iter: una prima richiesta di separazione e solo dopo tre anni, obbligatori, la possibilità di richiedere il divorzio vero e proprio. Questo è il divorzio all’Italiana, l’unico caso in Europa in cui si debbano avviare due procedimenti sostanzialmente identici. Già nel 2003 e poi durante la XV legislatura (2006-2008), nonché nella XVI, alcune proposte di legge per abbreviare i tempi e ridurre le complicanze procedurali del divorzio erano state portate in discussione alla Camera e in Senato, ma senza risultato effettivo. Da anni insomma si tenta di semplificare le pratiche di divorzio che intasano le scrivanie dei tribunali e rendono difficoltoso, più doloroso e economicamente dispendioso un evento già di per se non felice.

L’iter in Senato è stato avviato il 14 gennaio da parte della Commissione Giustizia e ha portato a una discussione costruttiva da parte di tutti gli schieramenti politici. Ma ieri lo stop della Camera dei Deputati. La Presidente della Camera Laura Boldrini ha chiesto al Presidente del Senato Pietro Grasso di sospendere i lavori poiché una proposta di legge sulla modifica del divorzio è già stata presentata precedentemente dai deputati. Non sarebbe dunque competenza del Senato decidere in materia.

La proposta della Commissione Giustizia del Senato è quella di ridurre a un anno il periodo della separazione, diminuendo quindi l’attesa per poter chiedere il divorzio. Rosanna Filippin, dopo aver riportato la notizia dello stop insinuando che la situazione di aperto conflitto riguarda la volontà della Camera di appropriarsi della discussione per “mettere il distintivo”, entra nel merito del ddl di cui è relatrice e si dichiara ottimista, dati gli atteggiamenti favorevoli di tutte le forze politiche in Senato. Se si continuasse a lavorare: “sarebbe possibile arrivare agevolmente a un testo condiviso“. Su questo concorda anche Ciro Falanga, sebbene precisi il fatto che la richiesta del suo partito sia quella di ridurre i tempi solo se la coppia non ha figli. Questo nel rispetto delle sensibilità e delle opinioni delle altre forze politiche e per la necessità di un confronto regolatore in sede giudiziaria per quel che concerne l’affidamento, le condizioni economiche e la controversia tra le parti. Tuttavia dichiara che per sua personale opinione sarebbe ancora più estremo e proporrebbe, sempre qual’ora non ci fossero figli, il divorzio di pubblico ufficio:

io credo che se il matrimonio è un contratto basterebbe che le parti dichiarassero al pubblico ufficiale di stato civile l’intenzione di sciogliere il contratto, secondo i principi del mutuo dissenso, senza nessun passaggio in tribunale. Rispetto al passato i tempi sono maturi perché a tutti è chiaro che in primo piano ci deve essere l’attenzione all’esigenza delle persone rispetto alla conservazione di una cultura inadeguata.

Enrico Buemi puntualizza sullo scontro tra le competenze di Camera e Senato e definisce il segretario del PD il “dominus” del calendario in Parlamento. Afferma che si tratta di uno scippo poiché in Senato la discussione è ormai a un livello avanzato e, considerata la sostanziale inattività della Camera, bloccare tutto sarebbe un nonsenso:

è vero che a giugno la Commissione Giustizia della Camera aveva incominciato a considerare il provvedimento, ma poi non se ne è fatto più niente. Oggi la Camera è un imbuto intasato. Con sei decreti legge da approvare in scadenza e la discussione sulla legge elettorale questo stop è francamente ridicolo. Del resto i provvedimenti passano comunque al vaglio di entrambe le Camere. Ma è necessario in questo momento una risposta! Spero che il Presidente del Senato non ceda, almeno fino al momento in cui il Senato non deliberi le modifiche costituzionali. Non si tratta di fare battaglie di religione, c’è un problema registrato da chi ha onestà intellettuale.

Cristina Di Pietro

Classe 1986. Laurea Magistrale in Lettere conseguita con il massimo della dignità. Citazione preferita: "se comprendere è impossibile conoscere è necessario" (P. Levi).

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