Movimento vite sospese: Comunicato stampa
Movimento vite sospese: L’obiezione di coscienza dei medici di Brescia è un crimine contro i malati gravissimi
E così alla fine ci sono riusciti.
La campagna di fango in atto ormai da mesi ha portato ai risultati sperati dai detrattori della Stamina: i medici dell’ospedale di Brescia hanno deciso di rifiutarsi di somministrare le cure compassionevoli ai pazienti in cura con la terapia Stamina.
A nulla sono valsi gli appelli dei genitori dei bambini. A nulla gli appelli e i «picchetti» dei disabili. Con una campagna di diffamazione e fango che ha visto la partecipazione unanime di quasi tutta la stampa e della Tv italiane si è raggiunto il più infame dei risultati: la condanna a morte dei malati.
Ma c’è un «ma» in tutta questa vicenda. C’è che le famiglie dei bambini in cura e le associazioni che gli stanno a fianco, come il Movimento Vite Sospese, non staranno a guardare. I responsabili di questo «genocidio» dovranno risponderne, prima che davanti alle loro coscienze, in sede civile e penale.
E i presupposti ci sono. Le famiglie dei pazienti in cura a Brescia e di chi è in lista d’attesa si stanno già muovendo in questa direzione, per impedire che, con scuse pretestuose, si sopprimano cure compassionevoli previste dalle leggi italiane.
A chi rifiuta di continuare le infusioni Stamina ai pazienti già in cura, e a quelli in lista d’attesa, ricordiamo che tutte le persone coinvolte in questa vicenda hanno ottenuto provvedimenti giurisdizionali che impongono all’Azienda Sanitaria l’esecuzione dei trattamenti.
Che la legge Turco-Fazio del 2006 sulle cure compassionevoli è ancora in vigore, e non si può far finta che non sia così.
Che c’è una legge, la n. 53 del 2013, che ha esplicitamente previsto (all’art. 2 comma 2) che «le strutture pubbliche in cui sono stati comunque avviati, anteriormente alla data di entrata in vigore del presente decreto, trattamenti su singoli pazienti con medicinali per terapie avanzate a base di cellule staminali mesenchimali, anche se preparati presso laboratori non conformi ai principi delle norme europee di buona fabbricazione dei medicinali e in difformità delle disposizioni del decreto del Ministro della Salute 5 dicembre 2006, possono completare i trattamenti medesimi sotto la responsabilità del medico prescrittore, nell’ambito delle risorse finanziarie disponibili». La stessa legge, al comma 3, statuisce che «si considerano avviati, ai sensi del comma 2, anche i trattamenti in relazione ai quali sia stato praticato, presso strutture pubbliche il prelievo dal paziente o da donatore di cellule destinate all’uso terapeutico e quelli che siano stati già ordinati dall’autorità giudiziaria».
Ai medici di Brescia che hanno annunciato con una lettera al loro direttore generale di non voler somministrare più la cura, ricordiamo che così facendo mettono in serio rischio la prosecuzione dei trattamenti già avviati e la loro modalità di esecuzione secondo il protocollo Stamina.
Così facendo ledono il diritto alla vita, alla salute e alle cure di tutti i pazienti sottoposti al trattamento, oltre a sottrarsi all’adempimento degli ordini emessi dalle Autorità Giudiziarie, con tutte le conseguenze, anche penali, che questo potrebbe comportare nel caso di aggravamenti o morte dei «loro» pazienti.