MUOS: le parabole sono installate, riparte la mobilitazione.
Le parabole dal diametro di 18 metri sono state installate dopo essere rimaste a lungo a terra a causa dei problemi burocratici e istituzionali. Gli attivisti No Muos non demordono e rilanciano la protesta.
Continua l’opposizione al MUOS il sistema di comunicazioni satellitari per scopi militari firmato U.S. Navy che integrerà forze navali, aeree e terrestri in qualsiasi parte del mondo (vedi articolo precedente su SenzaBarcode). Il MUOS è in costruzione in Sicilia all’interno di una base di telecomunicazioni USA che sorge a pochi chilometri da Niscemi, una cittadina di 27.000 abitanti a cui stanno togliendo pure l’ospedale. Da qualche hanno i militari americani e la polizia italiana non hanno più pace e il movimento No Muos non smette di far parlare di sé. I militanti hanno messo in piedi un presidio permanente nei pressi dell’ingresso principale della base che ha festeggiato il suo primo compleanno a Novembre del 2013.
Giorno 23 Gennaio scortatissima dalla polizia è entrata la mega-gru della ditta Comina (sprovvista del certificato antimafia) per innalzare le parabole già montate da tempo ma non ancora installate sulle torrette. Ogni qualvolta è necessario far passare mezzi militari o utili ai lavori, la zona viene completamente militarizzata e ne viene impedito l’accesso a chiunque. Mentre i lavori non si fermano è ripartita la mobilitazione ed è ricominciato il tam-tam tra gli attivisti. Giorno 25 Gennaio fin dall’alba decine e decine di persone hanno iniziato a raggiungere l’ingresso principale della base e due ragazzi si sono persino incatenati in segno di protesta. La giovane intervistata dice: “probabilmente finiranno i lavori però non finisce questa lotta perché andrà avanti comunque. Abbiamo sempre tempo per dire no. La rassegnazione è anche più brutta dell’indifferenza come dice Giovanni Impastato“.
Si torna a praticare il blocco dei lavori dal basso, opponendosi tramite la resistenza passiva e non violenta contro il progetto militare MUOS e per la smilitarizzazione di un’area che inquina da oltre venti anni l’ambiente circostante e minaccia la salute delle persone. L’ultima grande manifestazione è stata il 9 Agosto, giorno in cui migliaia di manifestanti hanno letteralmente buttato giù le recinzioni invaso la base. Un’altra grande manifestazione è in preparazione per l’1 Marzo.
Ci muoveremo ancora una volta tutti e tutte verso la base attraverso cui governi e militari credono di poter raggiungere i propri fini di guerra e controllo passando sulle nostre vite. Determinati come abbiamo imparato ad essere torneremo in contrada per riprenderci una possibilità di vita in un ambiente salubre e non piegato ad interessi bellici. Sempre più convinti che l’occupazione militare dei nostri territori non sia tollerabile e sempre più convinti che le scelte sui territori debbano essere determinate dalle esigenze delle popolazioni che li abitano, piuttosto che dai disegni geopolitici di potenze militari ed economiche, torniamo a riprenderci ciò che è nostro.
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