Cronaca

The Wolf of Wall Street: Jordan Belfort secondo Scorsese

Oggi, 23 Gennaio,arriva nelle sale italiane The Wolf of Wall Street di Scorsese, la storia tratta dall’autobiografia di un broker di New York che diventa emblema di una classe di valori da sradicare.  

Candidato come Miglior Film agli Academy Awards, The Wolf of Wall Street è una storia dei nostri tempi, raccontata con il cinismo che solo la verità sa trasmettere. Ma Chi è il lupo? è un truffatore americano  alla ricerca della gloria e del denaro, che tenta la sua scalata come broker nella città dove nulla è impossibile, New York city. Un Ambizioso, spregiudicato e cocainomane seduttore questo è Jordan Belfort (Leonardo Di Caprio), l’uomo nato e plasmato dallo yuppie Mark Hanna secondo i valori alto borghesi dei signori della finanza degli anni ’90.

Il film di Scorsese racconta la storia di un uomo la cui ambizione ha saputo condurlo ai vertici della finanza mondiale per poi farlo rovinosamente precipitare in basso. Le conquiste di una vita possono facilmente essere perdute, Jordan dovrà scoprirlo molto velocemente. Una vita fatta di eccessi l’allontanano dalla famiglia, la seconda Moglie Naomi e i due figli, e dagli amici, cosicché quando la malasorte arriverà sarà completamente solo a dover affrontare gli esiti della sua rovinosa esistenza.

Ebbene si, gli anni sono proprio quelli, quando la discesa dell’economia mondiale ha avuto inizio, quando il tracollo sembrava lontano, ma le idee, gli uomini erano quelli che avrebbero portato allo sfascio quasi 20 anni dopo. Jordan Belfort (quello vero) con i suoi 140 milioni da restituire agli investitori Usa è, oggi, il simbolo di una mentalità da modificare radicalmente, da orientare all’onesta scienza economica più che al totale opportunismo finanziario.

Tuttavia Scorsese sapientemente ci propone una storia ricca di significato, ma resa leggera dallo stile frivolo che sa esaltare il personaggio rendendolo quasi amabile. Scrive il Time: 

Al di là della qualità del film, The Wolf of Wall Street è una critica o una celebrazione dello stile di vita di Jordan Belfort, un uomo che non ha rispetto di niente tranne che per il denaro?

Questo è l’interrogativo al centro dell’intera trama. Il regista sembra non dare  alcuna risposta, sta allo spettatore comprendere e delineare criticamente il significato ultimo che vuol trarre dall’opera.

L’Umorismo è la tecnica che Scorsese adotta per colpire i cuori degli spettatori, perché come illustri artisti italiani del calibro di Pirandello sostenevano, questa è una delle poche tecniche che meglio sanno innestare il seme del dubbio, che fa accrescere lo spirito critico senza rinunciare a regalare le emozione di uno spettacolo di elevata qualità.  

A rendere vivo il personaggio di Belfort è Leonardo di Caprio, ancora a caccia di un Oscar. L’attore dimostra in quest’opera di aver ormai raggiunto una certa maturità artistica, è ormai un uomo molto diverso dal ragazzino che interpretò Jack Dawson in Titanic. Tuttavia la critica ancora non ha saputo conferire il meritato riconoscimento che una tal crescita meriterebbe.

Clelia Tesone

E m'abbandono all'adorabile corso: leggere, vivere dove conducono le parole. La loro apparizione è scritta; le loro sonorità concertate. Il loro agitarsi si compone, seguendo un'anteriore meditazione, ed esse si precipiteranno in magnifici gruppi o pure, nella risonanza. Una delle più belle citazioni di Paul Valery per molti, come me, che crescono tramite una pagina, che sia letta, scritta o studiata.

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