Spring Awakening a Roma: un’opera che tutti dovrebbero vedere!
Giuseppe Senese e Marika Massara hanno assistito per SenzaBarcode ad una delle date di Spring Awakening al Teatro Brancaccio di Roma. Ecco la nostra opinione sullo spettacolo.
Ci sono opere che meritano di essere viste almeno una volta nella propria vita, che si tratti di un film, di un libro, di una canzone o di un musical. Spring Awakening fa sicuramente parte di queste, nonostante le critiche, le illazioni e le accuse che potrebbero cadere sugli argomenti trattati, espliciti, provocatori, ma sicuramente veri e attuali. Ciò che realmente importa, nel bene e nel male, è che Spring Awakening è un’opera imperdibile!
Nello specifico, trovare dei difetti nella trasposizione italiana di Spring Awakening è davvero un’impresa ardua, e visto che non vogliamo forzatamente trovare il pelo nell’uovo, parliamo di ciò che rende unica questa vera e propria esperienza. Sì, perché assistere a Spring Awakening può risultare fatale: ti vede, seduto comodamente su quella tua poltroncina, ti prende e ti catapulta in una storia dove irrimediabilmente ti immedesimerai, in un personaggio o in un altro.
La sceneggiatura di Spring Awakening è costruita su una serie di tematiche appartenenti al secolo scorso, ma che restano talmente attuali da far risultare impossibile non sentirle proprie: i dubbi e le sofferenze adolescenziali, la chiusura mentale di una generazione ancorata ad un tempo ormai lontano, la paura di vivere, una serie di problematiche fin troppo vicine alla nostra realtà, raccontate con bravura e maestria da una serie di interpreti assolutamente eccezionali.
Ed ecco gli ingredienti che rendono unica la ricetta “Spring Awakening”: l’esperienza di Gianluca Ferrato e Francesca Gamba, abili nel divincolarsi tra più personaggi, affiancata dalla freschezza, dalla bravura e dalla grinta di tutti gli interpreti del musical, abili nel destreggiarsi sia nelle parti recitate che in quelle cantate. Federico Marignetti è al suo esordio teatrale, è un classe ’89 ma ha già mostrato l’autorevolezza e la disinvoltura di un veterano; Flavio Gismondi ha vestito i panni del tormentato Moritz passando dalla timidezza e dall’irrequietezza nella fase recitativa del personaggio a quella grintosa nella fase cantata, affermando in questo modo una notevole versatilità artistica. Tania Tuccinardi, nei panni dell’inquietante Ilse, ha ricordato a tratti nella sua lucida follia uno dei tanti personaggi interpretati da Helena Bonham Carter, mentre Arianna Battilana, nel ruolo di Wendla, ha emozionato per intensità e dolcezza. Anche i personaggi cosiddetti “minori” hanno un loro perché, ma potevano forse meritare maggior attenzione: Georg (Vincenzo Leone), Anna (Chiara Marchetti) e Otto (David Marzi) avevano comunque delle tematiche importanti da trattare, e sono stati forse lasciati troppo “ai margini” della sceneggiatura, che li ha visti maggiormente impegnati nel canto che nella recitazione. Nonostante il poco spazio, hanno fatto tutti un figurone. Menzione particolare ai musicisti, che dal vivo sono risultati impeccabili e perfettamente funzionali a ciò che avveniva nell’opera.
Unico neo vero va cercato non nella sceneggiatura, assolutamente non nella recitazione e nel canto, ma nella parte tecnica: durante l’esibizione, soprattutto nei primi minuti, ci sono stati infatti diversi problemi nel reparto audio, con il microfono degli attori completamente disattivato. Per il resto, abbiamo assistito ad un’opera avvincente, realizzata in maniera impeccabile e minuziosa, ricca di significati e di emozioni: un’opera, per l’appunto, che tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella propria vita.
Spring Awakening riesce a tenere attaccate alla poltrona almeno tre generazioni, partendo dagli adolescenti di oggi, che inevitabilmente si riconosceranno nei malumori dei personaggi, nei primi amori, nei primi desideri sessuali, che un po’ per cultura, un po’ per la giovane età, verranno vissuti come una vergogna, da non confessare a nessuno. La nostra generazione, che proverà invece una tenerezza inaudita nel rivedere i problemi che fino a dieci anni prima sembravano insormontabili, e che ora lasciano semplicemente un dolce ricordo. Ed infine i genitori che, nonostante abbiano vissuto le stesse emozioni dei protagonisti, un po’ per speranza, e un po’ perché volontariamente smemorati, proveranno a indirizzare sulla via “giusta” i propri figli, utilizzando divieti ed omissioni, spesso visti come inutili da chi li subisce.
Impossibile non fare gli ennesimi complimenti agli attori, in grado non solo di tenere alta e costante l’attenzione del pubblico, ma bravissimi anche a coinvolgere gli spettatori, così tanto da rendere impossibile il restar seduti fino alla fine. E proprio grazie a questo, sabato sera, il Teatro Brancaccio, a fine spettacolo, si è trasformato in una piccola sala da ballo, con gli spettatori in piedi davanti alle loro poltrone impegnati a tenere il tempo con il battito delle mani.
Molto piacevoli anche le piccole attenzioni riservate agli spettatori. Il pubblico è accompagnato fin dall’ingresso con un ulteriore intrattenimento, che ritroverà in ogni pausa e alla fine dello spettacolo, un quartetto di cantanti che nulla ha da invidiare alla bravura degli attori e che, come tutto il resto del cast, riesce a coinvolgere e intrattenere egregiamente gli spettatori.
Vorrei terminare dicendo che è da quando è terminato lo spettacolo, che in testa ho solo una canzone: “bla bla bla bla bla bla bla bla… “
Volete sapere di cosa parlo? Non vi resta che procurarvi – se ci riuscite – un biglietto per assistere a Spring Awakening.