Rivoluzione 9 Dicembre: si blocca l’Italia?
Rivoluzione 9 Dicembre. Nessuna notizia sui giornali, nessun organo di stampa che prenda sul serio la cosa. Solo un disordinato tam tam nel web e nella vita reale che nel giro di qualche settimana ha portato la voce in ogni angolo d’Italia e in ogni bar: il 9 dicembre inizia la rivoluzione, dicono.
Grande l’attesa per questa giornata preparata ad arte e che coinvolge tutto il territorio nazionale. E grande anche la confusione rispetto alle aspettative e rispetto a chi l’ha organizzata. Il Coordinamento Nazionale per la Rivoluzione 9 Dicembre afferma: la protesta del 09 dicembre 2013 è una mobilitazione del popolo. L’obiettivo è mandar via la classe politica attuale con presidi a oltranza. Il metodo è già sentito e fa pensare a un mix tra blocchi degli autotrasportatori dello scorso anno con alla testa i Forconi e il grillismo del Vaffa-Day. Diffusosi in sordina e vergognosamente nascosto dagli organi di stampa ufficiali, questo movimento che si dota di un particolare codice etico comportamentale, dichiara di non essere violento, di rispettare la costituzione italiana e si firma popolo italiano. Sui volantini, però, si trova anche una citazione di Sandro Pertini:
quando un governo non fa ciò che vuole il popolo va cacciato, anche con mazze e pietre
Per la “rivoluzione 9 dicembre “si chiamano all’appello i VERI ITALIANI e l‘italianità viene proposta come simbolo di appartenenza che riunisce il disagio di diversi strati della nostra società. Ma che motivo c’è di ribadire concetti scontati per qualsiasi manifestazione autorizzata e perché la necessità di sottolineare con forza un’unità nazionale in un periodo quanto mai “federalistico” dell’opinione pubblica? Perché dotarsi di un codice comportamentale e poi creare allarmismi invitando la gente a fare scorte di cibo? Saranno questi i problemi che nel corso dell’organizzazione della Rivoluzione 9 Dicembre hanno portato a diverse “defezioni” rispetto all’obiettivo di rivolta? Alcuni settori dei trasporti firmano la “pace separata” con il governo, ma l’associazione TrasportoUnito sembra più combattiva. Alcuni esponenti del movimento dei Forconi dichiarano che parteciperanno solo con volantinaggi e presidi, ma pare che sia conseguenza del divieto di assembramento. Questa misura sembra eccessiva e Mariano Ferro leader del Movimento dei Forconi afferma in un’intervista di qualche giorno fa che così facendo non si può più tenere sotto controllo la situazione e, subito dopo, prende distanza preventiva dai violenti che dunque ci saranno?
Saranno i referenti territoriali della Rivoluzione 9 Dicembre, di dubbia provenienza apartitica, che non convincono del tutto? In effetti è uno scenario che l’hanno scorso in Sicilia abbiamo già visto. L’indignazione popolare si è effettivamente raccolta quasi naturalmente attorno a scioperi organizzati, in buona fede si è avvicinata ai coordinatori (i Forconi) che tifavano rivolta e indipendentismo, si è incanalata per diverse settimane nella solidarietà dei presidi, accanto ai fuochi accesi per riscaldare le notti invernali sulle provinciali e le statali. Ma molto presto la vera natura dei coordinatori è venuta fuori e non ha più incontrato il favore popolare, perché metodi e obiettivi fascisti vengono ancora osteggiati da altretanti “veri italiani”. Stesso paradigma si sta ripresentando a livello nazionale. Dietro il coordinamento sono ben riconoscibili, con nome e cognome, i referenti territoriali della Rivoluzione e nonostante il grande appoggio popolare, ben pochi sono disposti ad accettare il saluto a destra tesa e il ritorno della dittatura.
Fin dall’alba della Rivoluzione 9 Dicembre blocchi e rallentamenti su tutte le vie di Italia e presidi in tutte le città principali, bloccati i porti di Livorno e Genova. Movimentata soprattutto Torino, dove piazza Castello è gremita di gente fin dalle prime ore di questa mattina. Eppure anche qui la percezione reale è viziata da un rumore di fondo. Accanto all’adesione spontanea dei cittadini infatti, sono partite alcune denunce di commercianti che affermano di aver subito minacce fisiche e verbali che intimavano la chiusura delle attività. E tutti si aspettano l’assedio violento ai palazzi del potere, altroché pacifismo e democrazia costituzionale. La situazione è di certo complicata e il malcontento è senza dubbio reale, in strada c’è la gente scontenta e i rivoltosi, ma anche quelli che non hanno mai partecipato a una manifestazione e, di sicuro, tanti curiosi.
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