Spring Awakening: intervista ad Andrea Simonetti
Tra i personaggi di Spring Awakening spicca sicuramente quello di Ernst, interpretato da Andrea Simonetti. Conosciamolo meglio in questa lunga intervista.
Continua il viaggio di SenzaBarcode in Spring Awakening, viaggio raccontato dai diretti protagonisti di questa versione “italiana” del musical che ha spopolato ormai in tutto il globo. Stavolta tocca ad Andrea Simonetti, che nella rappresentazione teatrale interpreta il personaggio di Ernst. Conosciamo meglio Andrea e il suo “alter ego” Ernst in questa lunga intervista.
Qui la presentazione ufficiale di Spring Awakening
Prima di parlare del tuo personaggio, Ernst, parliamo un po’ del vero Andrea. Illustraci a larghi tratti il tuo percorso formativo: cosa ti ha spinto a far parte del mondo teatrale? Quali sono le esperienze che ti hanno formato maggiormente?
Il mio amore per l’arte e il teatro in special modo nasce esattamente quando mia zia all’età di 6 anni mi portò ad assistere ad una rappresentazione lirica, se non sbaglio era la Bohème. Ecco nell’istante in cui ho messo piede in platea è scattato l’amore. Le voci, la presenza scenica degli attori, la scenografia, le luci, i costume: ero affascinato da tutto. Da quel momento ho iniziato a studiare in primis canto con Mary Filizzola che mi ha poi portato ad approdare all’MTS – musical the school. Durante i miei anni di studi poi ho fatto alcuni piccoli spettacoli e aperto diversi concerti tra i quali quello di Radio Bruno a Lucca ed ho scoperto una passione anche per la scrittura di testi, che assieme a Mary e alla sua scuola mettiamo ogni anno in scena.
Nel corso della tua carriera hai fatto parte anche dell’MTS – Musical The School, un accademia musicale tutta dedicata ai Musical. Quali insegnamenti ti ha trasmesso quest’esperienza? La consiglieresti a chi ha intenzione di affacciarsi nel mondo del musical e, in generale, in quello teatrale?
L’MTS mi ha trasmesso la disciplina e l’organizzazione necessarie nel caos che avevo tra tutte e tre le discipline oltre che ad un’ulteriore formazione artistica professionale. Questa accademia, come altre che sono in Italia, sono prettamente direzionate al musical, quindi se quella è la strada che vuoi inseguire certamente che la consiglierei. Se però un ragazzo volesse fare teatro di prosa gli direi piuttosto di provare ad affrontare un Piccolo, una Paolo Grassi o uno stabile di Genova in quanto molto più competenti e ferrate in materia. Purtroppo nel panorama musicale italiano la recitazione spesso e volentieri è lasciata come ultima ruota, quasi addirittura bucata.
Adesso parliamo di Ernst, il tuo alter-ego teatrale nell’ambito della tua avventura a Spring Awakening. Il tuo personaggio, così come quello di Hanschen, rappresentano in toto uno tra i tabù più scottanti del nostro paese: quello dell’omosessualità. Perché nel 21° secolo, secondo te, tale argomento viene ancora trattato con tanta repulsione, soprattutto nel nostro paese?
L’omosessualità esiste da che uomo e mondo ne abbiano memoria ed è sempre stata parte della storia umana e questo lo dovranno ammettere ed accettare pure i più incalliti omofobi. Poi un giorno arrivò il medioevo e tutto cambiò. Posso affermare che tuttora ci siamo pienamente dentro aspettando di vedere il Raffaello di turno che dia il via finalmente ad un nuovo Rinascimento. Ci sono vari motivi per cui c’è repulsione e aggiungerei anche disinteresse: la storia del nostro paese degli ultimi 50 anni di certo non ci aiuta, come non ci aiuta neppure che una “repubblica democratica fondata sul lavoro” sia così tiranneggiata da una vecchia classe sia politica che ecclesiastica che non fa altro che fare i loro comodi e piaceri personali.
Come potrà riuscire l’omosessualità a raggiungere un certo status di normalità all’interno della nostra società?
Non è l’omosessualità che deve raggiungere uno “status di normalità”. La società bigotta deve smetterla di prendersi in giro da sola e capire che c’è stata, c’è e ci sarà sempre perché cosa normale e più che giusta. Solo negli ultimi anni si sono finalmente visti grandi movimentazioni da parte del mondo GLBT per il riconoscimento dei cosiddetti diritti: prese di coraggio e posizioni che hanno iniziato a smuovere le acque. Ma non è giusto che persone del tutto normali debbano lottare per vedersi riconosciuti dei diritti sacrosanti che oramai in quasi tutto il mondo sono dati: un omosessuale non è un operaio che combatte perché il suo datore di lavoro non gli paga lo stipendio, è un essere umano con corpo, cervello, cuore e anima, quindi che cosa ha di diverso da te che pensi, che ami sentendo ogni giorno il tuo cuore battere, che preghi per la salvezza della tua anima? Assolutamente niente.
Anche per suddetti motivi, Spring Awakening rappresenta un’opera teatrale certamente controversa, pregna di problematiche spesso “esorcizzate” dalla società e delle abitudini. Quale impatto pensi che possa dare una rappresentazione del genere in un’ambiente teatrale e sociale standardizzato come quello italiano?
Sicuramente Spring Awakening rappresenta una novità d’impatto nel panorama del musical italiano sia per i temi trattati che per la messa in scena. Se poi si pensa anche che il nostro è stato trasportato nel ’20 fascista, si capirà bene come lo spettatore sia maggiormente coinvolto una volta seduto su quella poltroncina. Il teatro fin da quando è nato è stato asservito per esorcizzare miti e paure dello spettatore e noi non siamo certo da meno: mettiamo in scena una verità scomoda, reale con la quale lo spettatore si trova a confrontarsi e ad ammettere che è così, senza ma o però. Questo spettacolo riesce a colpire direttamente al cuore di una persona, la sa rapire e in qualche modo quando la restituisce alla sua realtà sa cambiarla dentro.
Quali esperienze ti ha lasciato (e ti lascerà) Spring Awakening? Che tipo di emozioni ha suscitato in te tale opera?
Spring Awakening da quando è stato messo in scena a Broadway è il mio musical preferito e debuttarci qui in Italia è stata una delle mie più grandi emozioni, se poi penso anche a tutto lo staff tecnico che c’è dietro non mi sembra vero che in Italia si possa trovare una situazione del genere: professionalità, cortesia, grande disponibilità. Il loro modo di lavorare in stile americano è geniale e potrebbe essere il più giusto. Con una serie di workshop e di prove intensive ci hanno portato ad essere il cast adatto, a incastrarci, conoscerci, capirci, amalgamarci, fonderci con l’opera e con i nostri rispettivi personaggi, cosa che in due settimane di allestimento come accade per la maggior parte degli altri spettacoli è difficile che accada. Il resto del cast poi è formidabile, tutti bravissimi performer amici sia sul palco che fuori. Spring Awakening è una tempesta di emozioni infatti io amo descrivere l’opera come “una mano aperta che a volte è una carezza e a volte un pugno”: ecco cosa è per me l’opera. Sono troppe le emozioni coinvolte e scatenate per poterle descrivere. Va vista coi propri occhi.
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