Sciopero del calcio francese, scelta giusta o inutile capriccio?
Il calcio francese si prepara a scioperare a causa della maxi-tassa in via d’approvazione. Si tratta di una scelta legittima o di un inutile capriccio?
Il calcio francese chiuderà i battenti durante il weekend del 29 novembre e lo farà a seguito di uno sciopero deliberato dall’UCPF (l’Unione dei Club Professionistici Francesi, che comprende le due massime serie). La scelta è giunta unanime durante l’assemblea delle società sportive, quasi come un grido di paura per il proprio futuro e per quello del mondo del pallone d’oltralpe. Ciò che ha spaventato i vari club in modo così intenso da portare ad una scelta radicale come lo sciopero, per di più deliberato all’unanimità, è il ritorno in campo della famosa maxi-tassa, la stessa che lo scorso anno ha convito Gerard Depardieu a mettere in atto la sua celebre fuga in Russia.
La super aliquota del 75% colpirà i redditi superiori al milione di euro, ma questa volta a dover pagare sono le aziende e non più i singoli.
Dopo essere stata presentata come cavallo di battaglia di François Hollande e aver causato la fuga istantanea di molti ricchi verso paesi a regime fiscale più tranquillo, la tassa sui maxi-patrimoni è passata al vaglio del Conseil Constitutionnel (la Corte Costituzionale francese) e da questo bocciata, rea di assumere forme simili ad una “confisca” per nulla in linea con le garanzie egualitarie tipiche della civile Francia.
Ma il governo francese non ha affatto mostrato di voler abbandonare l’imposta, definendola un sacrificio necessario e straordinario legato ai difficili tempi di crisi. Il testo di legge è stato così rivisitato ed il centro d’imputazione spostato dai singoli alle imprese, con l’esclusione delle medio-piccole. Le società calcistiche, che spesso e volentieri sono gravate da stipendi milionari (come la legge del pallone purtroppo impone) hanno inizialmente tirato un respiro di sollievo, convinte di beneficiare della deroga per le imprese di medie dimensioni.
Il premier Jean-Marc Ayrault ha però deciso di fugare ogni dubbio, dichiarando che nemmeno i club saranno esentati dalla mannaia fiscale e proprio da questa nota si è lentamente delineata l’idea dello sciopero, avvallata anche dal presidente della lega calcio francese Frederic Thiriez; cosa nient’affatto matematica se si guarda allo sciopero calcistico che ha coinvolto l’Italia, dove tra giocatori e lega calcio è stato portato avanti un lungo braccio di ferro.
L’opinione pubblica, come c’è d’aspettarsi, non ha preso bene la notizia, per due ragioni: la prima è perché lo sport, come si sa, è l’oppio dei popoli e il suo venir meno comporta una forte astinenza per gli appassionati; la seconda ragione è legata al difficile accostamento tra gli stipendi milionari di alcuni calciatori militanti in squadre francesi (uno su tutti Ibrahimovich con i suoi 15 milioni all’anno) e le difficoltà nel pagare le tasse. Un’immagine, quest’ultima, in grado di far storcere più di un naso.
A ben vedere però, tralasciando le principesche finanze del Paris Saint Germain che sicuramente non ha nessun problema di liquidità, questa scelta impositiva non fa altro che impoverire i club di medio-bassa classifica, che fanno già una certa fatica ad attirare giocatori di livello. Come potrebbero tesserare dei campioni se non possono permettersi di pagare le tasse su stipendi sopra il milione? Questa sembra l’obiezione più legittima, la stessa che ha condotto i club allo sciopero. Resta comunque necessario calcolare quanto l’entità di tale prelievo possa incidere effettivamente sui bilanci di questi club, per poter valutare se lo sciopero sia o meno una scelta felice. Di sicuro felice non è Michel Platini, che in una recente intervista ha dichiarato la sua totale contrarietà alla scelta dell’UCPF.
Pomeriggio di altissimo livello su Fox Sports con El Clásico Barcellona-Real Madrid. Scontro tra squadre di una qualità assoluta e credo che vedremo davvero una partita strepitosa con nomi che scenderanno in campo.Per voi chi è favorito?