Cronaca

Spring Awakening: intervista a Gianluca Ferrato

Tra il prestigioso cast di Spring Awakening troviamo anche il nome di Gianluca Ferrato, attore televisivo e teatrale di lunga data che, nel frangente, interpreterà un personaggio piuttosto particolare.

Uno spettacolo “sui generis”, estremamente innovativo per il nostro panorama, pronto ad esplodere in tutta la sua magniloquenza “rock” nei teatri di mezza Italia: Spring Awakening rappresenta sicuramente un “fulmine a ciel sereno” nel panorama teatrale italiano, per trasgressione ed innovazione. Tra i protagonisti dello spettacolo troviamo il nome di Gianluca Ferrato, attore teatrale e televisivo dal ricco curriculum: oltre ad un’incalcolabile numero di partecipazioni teatrali, Ferrato ha preso parte a diverse fiction italiane, trasmesse sui canali RAI. Noi di SenzaBarcode l’abbiamo intervistato per conoscere meglio la sua opinione sull’attuale movimento teatrale italiano ed entrare nel profondo del controverso personaggio che Ferrato interpreterà in Spring Awakening.

Qui la presentazione ufficiale di Spring Awakening.

Parliamo subito del suo personaggio, Her Sonnenstich. Autoritario fuori e dentro la vita familiare, nonostante la sua attitudine “prova” ad essere un padre comprensivo. Sicuramente un personaggio controverso: si può dire che ci troviamo di fronte anche ad una figura contraddittoria? Se per questo, anche più affascinante?

Da sempre i personaggi per così dire cattivi o negativi fanno gola agli attori e diventano molto interessanti da esplorare e portare in scena. Questo in particolare apre la “galleria” dei ritratti  da “parenti terribili” come direbbe Cocteau, che popolano questo testo. Direi che ci avviciniamo alla zona cattivissimi forse nessuno gli ha insegnato come dire qualcosa che si avvicini all’accogliente e al comprensivo. Non so nulla, forse lo posso immaginare come sia fra le pareti domestiche. Il Signor Stiefel, padre di Moritz, è l’esemplificazione dell’anaffettività. Forse il più contraddittorio è il Signor Gabor, che prova a dare una chance al figlio, ma non ci riesce. Insomma come ti muovi ti muovi, gli Sdulti sono una bella società a delinquere, qui.

Quanto c’è di Her Sonnenstich in Gianluca Ferrato?

Beh, io credo che ognuno di noi possegga da qualche parte una zona “nera”, non dico cattiva, ma di certo con qualche squisitezza non proprio gentile. Ma se dovessi dire che c’è qualcosa di me in lui, mentirei. Ma come tutte le cose che vengono dal “buio”, dal “male” ne subisco il fascino. Ma poi detto questo sono sideralmente lontano da costui. Anche se mi piace molto interpretarlo, trovo sia uno dei momenti più intensi e forti dello spettacolo, di quei momenti dove quando siamo “in palla” io e i ragazzi ci dovrebbe essere molta tensione. Ma io sono come il tonno che si taglia con un grissino…

L’esperienza che sta vivendo con Spring Awakening l’ha spinta addirittura a realizzare un Laboratorio Residenziale dove ha messo a confronto, per l’appunto, il testo originale di “Risveglio di Primavera” e la sua controparte in formato musical. Ci parla un po’ di questo progetto? Riproporrà altre idee simili in futuro?

E’ stata una bella idea, anzi bellissima, e soprattutto vincente,  quella di mettere a confronto questi due “mondi”. Il primo quello di Wedekind, che si avvale della parola allo stato puro  e l’altro “contaminato” dalle sette note. Mi sono molto divertito ed è stata un’occasione per approfondire i due linguaggi e trovare molte similitudini e alcune determinanti differenze. Inutile dire che la scrittura di Wedekind è molto più potente, basta a se stessa, ma devo dire che la scrittura “rock”, per così dire, del Musical è molto forte e ha incuriosito i ragazzi tanto di spingerli a partecipare con grande forza e determinazione. Devo dire che a questo aggiungo la magia del luogo dove ho fatto questo magnifico laboratorio. A Cupacci, vicino a Foligno in un bellissimo agriturismo, che sia chiama, guarda caso, AgriCultura e che ci ha accolti magnificamente. Conto di ritornarci il prossimo anno e fare un’altra esperienza analoga. Non ho ancora scelto su cosa verterà il prossimo, ma ci sto pensando molto seriamente. Davvero conservo un ricordo molto potente di ognuno di quei giorni. E’ magnifico lavorare tante ore al giorno e poi la sera magari confrontarsi davanti a una bella bistecca o una salciccia su quanto è accaduto durante le sessioni di improvvisazioni o di lavoro sul testo.

Tra il suo ricco curriculum, tra teatro e TV, figura anche un’esperienza all’estero, come testimonial televisivo per la catena inglese Sainsbury’s. Cosa le ha lasciato, emotivamente e formativamente, tale esperienza? Quali differenze sostanziali ha riscontrato tra il “modus operandi” televisivo italiota e quello britannico?

Che bei giorni furono quelli del “girato” per Sainsbury’s. intanto è stato il mio primo lavoro fatto in Inglese e quindi un bello sforzo per uno come me che a stento parla l’italiano! Scherzi a parte, ricordo la grande professionalità, l’estrema gentilezza, e insieme le idee molto chiare del regista ed di tutto lo staff. Girammo in molti parti d’Italia, in montagna, e poi in Inghilterra. Le mie esperienza importanti italiane sui set, sono di questi due ultimi anni. La prima è stata girare “Questi nostro amore” fiction per Rai1 con Neri Marcorè ed Anna Valle e la seconda è stata “Provaci ancora prof 5” con Veronica Pivetti. Difficile dire e non dire. Il budget dello spot credo fosse molto alto, ma stiamo parlando di dieci anni fa e le cose da allora sono precipitate. Non so come sarebbe se lo dovessi girare adesso. Certo gli inglesi sono gli inglesi. Io fra l’altro amo allo sfinimento il Teatro Inglese e non perdo occasione per andare a vederlo. Credo di avere visto molte più cose in giro per il mondo che non in Italia negli ultimi dieci vent’anni. E non per snobismo, ma perché mi piacciono di più. Fra l’altro adesso sono in fibrillazione perché una mia allieva, a cui credo di avere insegnato tanto, debutta nel West End nel ruolo di Eponine in Les Miserables e io corro a vederla. Impegni permettendo. Tornando alla televisione devo dire che sul set della “Prof”, mi sono molto divertito. E sono stato felice di farlo. Non so se esiste un sistema “italiota”, ma certo vedendo alcuni prodotti, sono portato a dire di sì

Qual è la sua opinione in merito alla situazione teatrale in Italia? Quanto è mutata dai suoi esordi fino ad oggi?

Beh, non c’è da stare allegri di sicuro. Poche risorse, impegnate tutte nei centri di potere soliti e tutti gli altri a farsi la guerra, ovviamente dei poveri, per strappare un palcoscenico qua e là. Spesso gli spettacoli sono per usare un eufemismo, trascurabili e ormai si ride solo più. Difficile trovare spettacoli che magari mettano in prima linea l’emozione, quella cosa che di fatto fa la differenza  a Teatro. Non dico micia che bisogna sempre lacrimare, tutt’altro. C’è un divertimento sano, robusto ed intelligente. Ma c’è tanta robaccia. Gino Landi, uno dei maestri più importanti che io abbia avuto e conosciuto, dice sempre che “c’era un tempo in cui la televisione prendeva dal teatro il suo nutrimento e i suoi cavalli di razza. Oggi invece è il contrario. Chi fa la televisione, poi crede di avere le carte in regola per fare il Teatro”: credo sia una grande verità che ha fatto danni incalcolabili. Da quando ho cominciato io le cose sono certo molto cambiate. In peggio, direi, ma non voglio fare un’operazione nostalgia, parlando così. Quando si cresce o si diventa grandi, o vecchi, che, come diceva mia nonna, sono, la stessa cosa, si fa più fatica ad assorbire, capire, amare i cambiamenti. Io sono molto aperto al nuovo che avanza. Ma deve esserlo davvero. Io ho lavorato con Salvo Randone, Alida Valli, Alberto Lionello, tanto per citarne qualcuno e ho visto Tino Buazzelli, Tino Carraro, Giulia Lazzarini, Lina Volonghi, Mariangela Melato, Glauco Mauri, Valeria Moriconi, Franca Valeri, ma giusto per dire qualcuno che ho ancora nelle orecchie e negli occhi e che quindi mi tornano in mente senza alcuno sforzo. E senza citare quelli che ho visto nel mondo. Al Pacino, Daniel Redcliffe, Judi Dench, Maggie Smith, Glenn Cloose, Jude Law, Kristine Scott-Thomas Cosa volete che me ne freghi di alcune “scarpare” odierne nobilitate dall’ultimo film di successo e che quando parlano perdono un’ottima occasione per tacere? Ma io ho fiducia che ognuno nel nostro piccolo, si possa fare una rivoluzione per riportare in auge i talenti. Io ci credo e lotto perché sia così. Formando anche i giovani artisti. io ho la cattedra di recitazione all’ MTS, la Scuola di  Musical di Milano e un magnifico Corso annuale a Putignano che mi danno grandi soddisfazioni e insegno loro con una ferrea disciplina. Come dice un personaggio di Spring: “alle vostre orecchie moderne, queste parole possono sembrare pittoresche, quasi insensate, sicuramente vecchie”. Ma io ci credo che nel “vecchio” c’è spesso tutto quello che c’è da sapere. O quasi.

Giuseppe Senese

Sono un laureando in Scienze e Tecnologie Informatiche, che nutre anche numerose passioni come la musica, il cinema e il calcio. Adoro il Rock Progressivo degli anni 70' (soprattutto quello britannico e quello italiano) e sono un tifoso sfegatato del Napoli.

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