Cronaca

Joele Leotta, quando l’immigrato ha l’accento italiano

joele leotta2Joele Leotta, 19 anni, originario della provincia di Lecco.

Joele è morto a 19 anni, in un Paese diverso dal suo, pestato a morte per aver cercato un futuro migliore lontano dall’Italia.

I ragazzi come Joele sono tanti in Europa e nel mondo. Sono gli immigrati con l’accento italiano. Quelli che provano a reagire alla crisi fuggendo da un Paese che ormai non può più permettergli di sognare.  Quelli che partono in pullman perché non possono permettersi il costo dell’aereo e quelli che con le lacrime agli occhi e la morte nel cuore sono costretti a lasciare qui madri e mogli, cercando l’America nel resto del Vecchio Continente.

Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti inglesi, il giovane italiano, che viveva a Maidstone da meno di un mese, dove lavorava come cameriere in un ristorante, è stato aggredito all’interno del suo appartamento -che condivideva con un altro italiano, anche lui originario di Nibbiolo– domenica sera.

I suoi aguzzini -tutti inglesi- hanno aggredito Joele e il suo coinquilino perché “gli italiani rubano il lavoro agli inglesi”.

Come ci si sente quando i “clandestini” siamo noi? Quando ad essere accusato di parassitismo sociale è un nostro connazionale?

Fa tanta rabbia, vero?

Che colpa ha Joele, o tutti quelli che come lui decidono di partire da ogni parte d’Italia -senza un lavoro certo ad attenderli, senza soldi in tasca e con solo una valigia in mano- se non quella di cercare un futuro migliore?

Il popolo italiano riuscirà ora a giustificare gli aggressori inglesi, o le stesse persone che fino a due settimane fa si indignavano per la gente che dall’Africa, dalla Siria o da qualsiasi altro stato del “terzo mondo” arriva in Italia a bordo di un barcone senza avere la certezza di uno stralcio di lavoro, oggi grideranno assassini ai ragazzi che, nella loro mente malata, avranno pensato la stessa identica cosa di Joele?

La disperazione non ha nazionalità, non ha passaporto. Nessuno lascerebbe la propria casa, le proprie abitudini e la propria vita se non fosse strettamente necessario.

Purtroppo questo insegnamento arriva in modo duro, pagato a caro prezzo da un ragazzo di soli diciannove anni che dovrebbe essere a casa accanto ai genitori e agli amici in questo momento, e non “six feet under”.

Marika Massara

Nata e cresciuta in provincia di Milano, emigrata in Calabria, adottata da Roma, non posso che definirmi italiana. Amo la mia Calabria, il mare d'inverno e il Rock. Da sempre attenta alla politica (più che ai politici), non posso che definirmi assolutamente di sinistra. Segni particolari: Milanista sfegatata.

2 pensieri riguardo “Joele Leotta, quando l’immigrato ha l’accento italiano

  • Luca a mio avviso non è una questione di nazionalità, ma di ignoranza.
    Anche in Italia abbiamo tanti “bravi” ragazzi, che poi esultano per la morte di 100 poveracci nel canale di Sicilia, o violentano ragazzine di 16 anni. Quando però il clandestino, il ruba lavoro è un ragazzo italiano, del nord Italia ( quindi non il solito terrone) allora si accusano gli altri Paesi di essere razzisti, intolleranti ecc. ecc. ecc., ci si indigna e si urla.
    E’ uno specchio in cui dovremmo rifletterci tutti!

  • Sugli inglesi stendo un velo pietoso e mi limito a dire che ci sono delle evidenti e provate prove che hanno fatto fuori Lady Diana in attesa di un figlio dal suo uomo mussulmano. Non mi meraviglio del branco che il venerdi sera esce carico di lquore in corpo e ritengo che certe popolazoni cresciute da selvaggi e barbari nel nord europa, moriranno altrettanto selvaggi e barbari. Quella gente manco sa dove si trova il pianeta “educazione e rispetto”.

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