Cronaca

Mivar chiude alla produzione delle TV ”Made in Italy”

Dopo anni di produzione, Mivar smetterà di costruire TV, mandando in cassa integrazione centinaia di dipendenti. È la fine di un’epoca.

mivarIn un mercato superaffollato da sempre come quello degli apparecchi radio e/o tele domestici, una piccola azienda italiana provò a farsi spazio in quel calderone pieno zeppo di marchi illustri come quelli americani e tedeschi. Nata nel 1945 per mano dell’imprenditore Carlo Vichi, la Mivar ha rappresentato un piccolo pezzo di storia nella tecnologia italiana, visto l’ottimo riscontro di vendite dei propri televisori, soprattutto nel corso degli anni 90′ e del 2000. Ma come tutte le cose, ciò che va su, prima o poi torna giù.

La crisi che ha colpito il nostro paese non ha risparmiato neanche la storica azienda, costretta a rivedere i propri piani commerciali: da qui la (triste) decisione di interrompere la produzione dei televisori, che vedrà esalar il suo “ultimo respiro” il 30 novembre. In verità, come confermato dallo stesso Vichi, la vera produzione dei TV marchiata “Made in Italy” s’è conclusa già da tempo, visto che negli ultimi anni ci si limitava ad assemblare pezzi già predisposti, cosa che ha fatto crollare definitivamente lo status di tecnologia “tutta italiana”.

E sta proprio nei materiali una delle cause della scelta: non ci sono più i fondi per acquistarne altri, e di conseguenza i rimanenti verranno utilizzati nei prossimi mesi per assemblare gli ultimi televisori della Mivar. Il risultato di questa brusca frenata risulterà talmente devastante da mandare in cassa integrazione centinaia di lavoratori. Come confermato da Carlo Vichi, infatti, di dipendenti ne rimarranno ben pochi:

Con me ne resteranno pochissimi, una decina, per altri non c’è lavoro. Si occuperanno della manutenzione e cose del genere.

Manutenzione di che tipo? A quale futuro è destinata la Mivar se non può più operare nel campo che l’ha resa grande? La risposta del capo dell’azienda, dall’alto dei suoi 90 anni, è presto detta. Verranno progettati tavole e mobili:

Da usare nelle mense, nei self service, nei luoghi affollati come aeroporti e stazioni. E li farò al meglio, come sempre. Saranno prodotti al massimo della tecnologia. Chi non lavora non vive.

In un paese capace di smentire anche quest’ultima massima di Vinci, in realtà, ci si può aspettare di tutto. Sta di fatto che un altro pezzo del “Made in Italy” è ormai sparito per sempre, sintomo di un paese che sta perdendo progressivamente la sua identità “italiota”, a pari passo con la crisi economica (e soprattutto, di valori) che sta colpendo implacabilmente lo stivale. Parafrasando Raf con una sua celebre hit, “cosa resterà di questa Mivar”, se non un semplice stabilimento dove produrre arredamenti? Si è parlato di trattative et simila, ma Vichi è stato categorico:

Quello è un gioiello nato per fare i televisori o qualcosa di simile, non può prostrarsi a cose diverse. L’Italia se vuole ripartire deve riempire di nuovo le fabbriche. E io sono certo che tra 100 anni nella mia fabbrica qualcuno farà televisori, saranno americani, o forse cinesi.

Anche in queste (all’apparenza) piccole cose, si vede la perdita d’identità che sta subendo il nostro paese.

Giuseppe Senese

Sono un laureando in Scienze e Tecnologie Informatiche, che nutre anche numerose passioni come la musica, il cinema e il calcio. Adoro il Rock Progressivo degli anni 70' (soprattutto quello britannico e quello italiano) e sono un tifoso sfegatato del Napoli.

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