Politica

Sovraffollamento delle carceri, il messaggio di Napolitano e la sentenza della Corte di Strasburgo

Dopo il messaggio di ieri del Presidente Napolitano si riapre il discorso sul sovraffollamento delle carceri, riportando alla luce un ultimatum della Corte di Strasburgo.

sovraffollamento carceriLa condizione delle carceri italiane è disperata. Se n’è accorto Giorgio Napolitano che ha inviato ieri un accorato appello alle Camere, nel quale ha espresso non solo il proprio disappunto, ma ha auspicato anche una soluzione, dettandone la linea. Perché seppur a tratti scontato e magari un po’ tardivo, il messaggio del Presidente della Repubblica ha espresso un principio molto importante: “bisogna riconsiderare le perplessità dovute all’adozione di atti di clemenza generale”. Via libera quindi ad amnistia ed indulto, in modo mirato. L’imperativo di Napolitano è chiaro: agire sui reati bagatellari per cui non ha senso la reclusione in carcere e liberare quanti più posti possibile, ma senza toccare quei reati e quelle pene di cui la detenzione non può che essere il giusto contrappeso. Si prospetta un’opera ermeneutica non semplice per il Parlamento, ma sicuramente necessaria. Non è tutto però; Napolitano ha anche parlato di “incisiva depenalizzazione” e miglioramento nella speditezza della giustizia italiana, i cui ritardi sono “connessione evidente tra eccessiva lunghezza dei processi ed effetti di congestione ed ingovernabilità delle carceri”.

Le sue parole, riportate alla Camera dalla Boldrini, hanno subito scatenato tutta una serie di repliche. Al miele le risposte di Enrico Letta e Annamaria Cancellieri, che si sono dichiarati in linea con il pensiero del Presidente, affermando inoltre che la strada giusta è già stata imboccata. Meno lusinghieri Lega Nord e Movimento Cinque Stelle; mentre i primi, mantenendo una linea ormai più che consolidata, si sono detti contrari alla messa in libertà di pericolosi delinquenti, i secondi, come spesso in passato, hanno fatto ricorso ad una sorta di “fraintendimento illuminato”, collegando le parole di Napolitano alla volontà di liberare Silvio Berlusconi dalla pena alla quale è condannato. Interpretare in questo modo il contenuto del messaggio è due volte pericoloso: si rischia di togliere all’argomento il peso che merita e si rinfocolano (se ce ne fosse ancora bisogno) le braci della vicenda giudiziaria del Cavaliere.

“Quelli che, come i grillini, mi accusano di volere un’amnistia pro-Berlusconi sono persone che fanno pensare a una sola cosa, hanno un pensiero fisso e se ne fregano dei problemi della gente e del Paese e non sanno quale tragedia sia quella delle carceri”, questa l’amara risposta di Napolitano alle accuse del M5s, che il mese scorso ha potuto toccare con mano la tragedia, visitando il penitenziario di Poggioreale a Napoli.

Ma se il Presidente della Repubblica è giunto con  un po’ di ritardo a trattare l’argomento, molto più rapidi sono stati i giudici della Corte Europea per i Diritti dell’ Uomo. Dato il gran numero di ricorsi ricevuti dalla Corte a causa, appunto, della violazione di diritti umani all’interno dei penitenziari, i giudici di Strasburgo hanno sospeso la trattazione delle varie cause, emettendo lo scorso gennaio una sentenza pilota nella quale hanno inserito un’ultimatum per il paese: se entro un anno a far data dal dispositivo i problemi delle carceri italiane non saranno risolti, l’Unione Europea provvederà con le classiche procedure di infrazione, punendo l’Italia con pene pecuniarie. Dopo un goffo tentativo di prendere tempo, sfociato in una richiesta di riesame prontamente bocciata dalla Corte, l’inizio del conto alla rovescia è stato spostato, seppur di poco, al 28 marzo. La risposta del governo c’è stata, in estate, con il decreto detto “svuotacarceri”, ma date le critiche ricevute dal provvedimento le premesse non sono buone. E l’Europa incombe.

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