Recensione di Evangelion 3.0: you can (not) redo
Recensione del film d’animazione Evengelio 3.0: you can (not) redo.
Che la saga di Evangelion lasci lo spettatore con un numero considerevole di interrogativi non è un mistero e nemmeno nel terzo capitolo del “Rebuild” Hideaki Anno ha deciso di smentirsi. Evangelion 3.0: you can (not) redo funge da filo conduttore tra i primi due capitoli della saga cinematografica ed il finale in corso d’opera. Come gli appassionati della serie avranno certamente notato, il 3.0 si discosta dall’impianto classico dell’anime e si colora di tinte fosche ed apocalittiche molto simili a quelle dei due film conclusivi “Air” e “Per te, tutto il mio essere”, ricombinando elementi classici di Evangelion con tantissime novità.
La prima forte innovazione con cui lo spettatore deve fare i conti è un lungo timeskip che ci consegna non solo un mondo notevolmente cambiato e poche spiegazioni a riguardo, ma anche e sopratutto nuovi personaggi. Per quanto riguarda i vecchi, li ritroviamo in ruoli e atteggiamenti del tutto inediti, a differenza dei primi due capitoli dove, seppur stravolgendo la trama dell’anime, Anno ne aveva lasciato inalterate le caratteristiche. Il cambiamento più radicale e difficile da digerire lo ha subito Misato Katsuragi, lontana parente del personaggio vivace e intraprendente che i fan amano da sempre, a cui va aggiunta una nuova doppiatrice che ne snatura ancora di più il carattere.
Per quanto riguarda il simbolismo tipico di Evangelion, una grossa farcitura di novità ed enigmi viene inserita in questo capitolo, aprendo la strada alle più svariate elucubrazioni. Chi si aspettava di ricevere qualche spiegazione in più ha subito una cocente delusione, a giudicare dai commenti che intasano il web, ma per gli appassionati della saga, che ben conoscono il modo di fare di Anno, la stranezza non è una novità. I due punti più oscuri del nuovo corso intrapreso dalla trama sono il ruolo della Seele ed il “nuovo” progetto per il perfezionamento dell’uomo, vera spina nel fianco di tutti gli amanti di Evangelion. Molti ricorderanno il modo a metà tra l’avveniristico e l’incomprensibile con cui Anno ci aveva presentato il progetto al termine dell’anime, salvo poi rendere spiegazioni più precise nei due film sostitutivi del finale, e molti condivideranno certamente il timore che al termine del riadattamento cinematografico il progetto assuma la stessa enigmatica dimensione. Allo stato degli elementi che il regista ci ha consegnato resta comunque difficile emettere dei giudizi; tantissima è la carne al fuoco e l’attesa per il nuovo capitolo sale febbrile al termine della visione.
Per poter giudicare la profondità di questo nuovo capitolo una visione certamente non basta, ma dal punto di vista tecnico la regia ci ha regalato qualcosa di veramente prezioso, con alcune soluzioni innovative e coinvolgenti. L’equilibrio con cui convivono il modo tradizionale di fare anime e l’utilizzo non troppo massiccio di computer grafica è davvero encomiabile, sopratutto se si guarda a tanti nuovi anime che con l’utilizzo esagerato delle nuove tecnologie hanno perso tutto il loro caratteristico sapore. Nella prima scena dell’opera sembra quasi di avere a che fare con un film vero e proprio, tanto sono realistiche le immagini, e questo è un risultato non facile da raggiungere senza stravolgere il modo con cui si presentava la serie animata.
Rimaniamo quindi in attesa del quarto (e ultimo?) capitolo del Rebuild, con molti interrogativi in più e tante teorie nella testa, sperando che Anno ci consegni un finale degno di Evangelion.