Sardegna: tra paradisi naturali e inferni artificiali
Quando si parla di Sardegna il primo pensiero che sfiora la mia mente è quello della meravigliosa vista di cui gode la casa dei miei genitori a Porto San Paolo. Siamo in Costa Smeralda, tra Olbia e San Teodoro, su una piccola collina che ci porta a essere esattamente di fronte all’isola di Tavolara. Di fronte al lato bello dell’isola, per essere più precisi. “Non mi risulta che ci siano parti brutte della Sardegna”, potrebbe replicare qualcuno. Eppure, proprio come una medaglia o una moneta, questo stupendo dono della Natura presenta due lati e due facce. Cosa mai si nasconderà nel lato nascosto dell’isoletta che rende così magica l’alba, come ogni altro momento della giornata, da questa prospettiva? Certo i turisti che vengono in macchina fin sullo spiazzo davanti casa per osservare il panorama non lo immaginano, ma l’altra sponda dell’isola è occupata da una base militare della Nato. E guai ad avvicinarsi con le barche. Il limite è rigoroso e invalicabile. Quelle coste e quelle spiagge non si possono vedere. Ma è il meno.
Ho appena trovato una cartina riguardante i poligoni militari situati in Sardegna. E’ da mani nei capelli. All’interno del documento si parla anche di zone per le esercitazioni navali e di tiro e di zone di restrizione dello spazio aereo. Queste sono dichiarate interdette o pericolose per la navigazione.
Il documento non è dei più aggiornati (è datato 2005), e nonostante io creda che da allora poco sia cambiato, anche se i numeri fossero diversi rimarrebbe comunque un documento che rende l’idea della situazione di “occupazione militare” della nostra bellissima isola.
I poligoni militari segnati sono ben 13 e ricoprono molte aree della regione.
Di Sardegna e basi militari si è parlato anche recentemente. Solo a luglio, meno di due mesi fa, c’è stato un grande dibattito tra maggioranza e opposizione. Michele Piras, deputato per Sel, aveva sottoposto al governo delle larghe intese alcune tematiche da prendere in considerazione. Si parlava ad esempio di molti casi di persone e animali nati con pesanti deformità fisiche riconducibili agli esperimenti messi in atto nei centri militari.
La risposta arrivata da Alfano, il Ministro degli Interni, non era stata delle più soddisfacenti, anzi aveva lasciato molti senza parole. Il Poligono Interforze di Quirra, il Poligono di Capo Teulada e quello di Capo Frasca, giusto per parlare dei principali, sono stati definiti irrinunciabili mentre per quanto riguarda l’impatto ambientale di queste strutture e i probabili danni sulla salute umana e animale, Alfano si è semplicemente limitato a puntare i fari sulla mancanza di una significativa incidenza di questi casi. Chissà poi chi può stabilire quante volte debba perpetuarsi lo scempio di malformazioni, tumori e decessi per arrivare a creare una “significativa incidenza”.
Ma questo ancora non è abbastanza. E’ soltanto di mercoledì scorso la notizia di tre boati fortissimi e preoccupanti sentiti verso le 15 dagli abitanti di Oristano e dintorni. Leggi gli stati di fb dei tuoi amici oristanesi e ti preoccupi. Terremoto? Attentato (la data tra l’altro era, nemmeno a farlo apposta, l’11 settembre)? Cosa mai sarà successo?
E poi si scopre che si è trattato di esercitazioni militari in cui gli aerei hanno infranto la barriera del suono. Boati sonici, giusto per aggiungere agli altri problemi quello dell’inquinamento acustico.
La Sardegna ospita (e non credo che i suoi abitanti ne siano molto contenti) il 66% delle servitù militari italiane. La sua posizione nel centro del Mediterraneo la rende un gioiellino costellato di tanti paradisi naturali, ma anche un punto strategico d’eccellenza, che la porta ad avere qui è lì quelli che possiamo definire all’opposto, e senza necessariamente dover ricorrere a una iperbole, con il termine di “inferni artificiali”, soprattutto se si pensa che il fine ultimo di tutto questo è, in fin dei conti, la violenza.