Parte in Causa e Per Animalia Veritas insieme per il cane di San Basilio
Comunicato stampa da “Parte in causa”. Per richiedere l’inserimento di un comunicato stampa ufficiostampa@www.senzabarcode.it
L’Associazione Radicale Antispecista “Parte in Causa” e l’Associazione “Per Animalia Veritas” hanno depositato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma una denuncia querela congiunta contro ignoti per il reato di cui all’art. 544 Ter CP (maltrattamento di animali) 328 CP (omissione di atti di Ufficio) e per ogni altro reato ravvisabile nelle condotte relative all’episodio del cane morto per strangolamento la sera di domenica 8 settembre nel quartiere di San Basilio. Diversi articoli apparsi sulla stampa in merito alla vicenda, una registrazione video e infine diverse testimonianze di persone presenti consentono di effettuare una ricostruzione abbastanza dettagliata degli eventi. Un testimone ha registrato un video che documenta la lenta e atroce agonia del cane permettendo di rilevare come non solo nessuno dei presenti sia intervenuto per cercare di salvarlo dallo strangolamento allentando la corda che lo teneva legato all’inferriata, ma che alla richiesta di poter soccorrere l’animale avanzata da alcuni testimoni sia stato opposto esplicito divieto da parte degli stessi poliziotti che l’avevano immobilizzato. Da rilevare anche il mancato intervento del veterinario della ASL competente, su cui si chiede venga fatta piena chiarezza.
Pur comprendendo appieno la necessità di immobilizzare il cane in una situazione di emergenza allo scopo di impedire ulteriori aggressioni da parte dell’animale, non si può non rilevare come le condotte degli agenti di polizia si presentino assolutamente sproporzionate rispetto al pericolo da fronteggiare. E’ evidente, infatti, la sussistenza di valide alternative (rispetto all’adozione e al mantenimento di un cappio soffocante) assai meno cruente ed idonee ad ottenere il medesimo scopo.
Non si può ricorrere, dunque, allo stato di necessità, difettando appieno nel caso di specie il requisito dell’ “inevitabilità” delle lesioni e delle sevizie a cui è seguita la prevedibilissima morte del cane; tanto più che, a quanto consta, la condotta lesiva risulta tutt’altro che istantanea o momentanea essendosi protratta per diversi minuti se non addirittura ore.
E’ ravvisabile, inoltre, in base a quanto emerso, il reato di cui all’art. 328 c.p. nei confronti del medico-veterinario – ancora da identificarsi – che ha rifiutato indebitamente il suo intervento in riferimento ai gravi fatti occorsi.
Per i motivi sovraesposti le due associazioni chiedono all’autorità giudiziaria di procedere nei confronti degli agenti di polizia da identificare e del medico veterinario da questi contattato in relazione ai reati sopracitati, nonché nei confronti di quanti abbiano eventualmente in essi concorso.
Le due associazioni si riservano inoltre la possibilità di costituirsi parte civile in un eventuale procedimento.