Racconto Breve: L’uomo che scrutava il tempo (Terza parte)
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Erano braccati come delle bestie. Quegli uomini li avevano inseguiti senza sosta, alla ricerca della loro preda succulenta: Urtel Holken doveva morire. Il suo potere era infinitamente scomodo, e rappresentava una seria minaccia per chiunque avesse un minimo di coscienza sporca. Dopo l’arresto del loro capo, causato proprio dalle visioni dello scrutatore del tempo, bisognava ricorrere a rimedi drastici, e chiunque avesse provato minimamente ad aiutarlo, doveva esser spazzato via. Roy e Shelzania non avrebbero mai immaginato simili intoppi: la situazione era imprevedibilmente precipitata, ed anche loro due erano in pericolo… urgeva un piano d’emergenza.
La ragazza si espose ai malviventi, mentre Urtel e Roy si nascosero nelle vicinanze; lo scrutatore del tempo mostrava ansia, un’agitazione quasi ansimante, mentre il suo compagno di sventure osservava con attenzione l’incalzare degli eventi, quasi come se stesse aspettando un segnale. Come se avessero un piano. <<Che cosa volete? Perché ci stavate inseguendo? Cosa vi abbiamo fatto?>> domandò Shelzania con fare terrorizzato. <<Sai benissimo cosa vogliamo. Dacci Holken e non vi faremo nulla>> sentenziò uno dei malviventi. <<Non so di cosa state parlando! Avete preso un abbaglio, noi non conosciamo nessun Holken! Io e il mio ragazzo stavamo per conto nostro, non capisco cosa vogliate>>. Uno della gang si spazientì, si avvicino alla ragazza e la guardò con aria tanto affascinata quanto minacciosa: <<Però anche tu sei un bella preda, possiamo divertirci con te se vuoi… a patto che il tuo ragazzo non abbia qualcosa in contrario. No, perché in quel caso ce la prenderemo anche con lui, sai>>. Shelzania sapeva che il momento stava per arrivare, che il suo fascino sottile ed apparentemente indifeso le avrebbe permesso di far cadere tutti i loro occhi su di lei. Ed era quello che voleva.
<<Ok, allora lasciateli in pace e prendete me>>. La dolce fanciulla cominciò a smuovere i suoi soffici capelli rossi, i suoi occhi dal taglio minuto e delicato si stavano rassicurando che tutti la stessero guardando, la sua mano si avvicino, lentamente, verso il suo seno. <<Non volete vedere?>>, ammiccò Shelzania. Era il segnale. <<Urtel, chiudi immediatamente gli occhi, non aprirli per NESSUN MOTIVO>>; il messaggio sussurrato da Roy fu immediatamente recapitato allo scrutatore, che chiuse quei suoi maledetti occhi. La ragazza tirò fuori una piccola sfera, leggermente più grande di una biglia, con una cavità centrale e un pulsante. Poi, luce fu.
Un bagliore accecante tramortì tutti i presenti: l’unica cosa che riuscivano ad ammirare era un enorme velo bianco, doloroso sia fisicamente che moralmente; Shelzania li aveva fregati alla grande. La ragazza rientrò come una scheggia nella macchina di Roy, che insieme ad Urtel erano già al suo interno; un folgorante colpo di gas e le loro tracce erano ormai perdute. <<Torniamo a casa Roy, e spieghiamo ad Urtel…>> le parole di Shelzania le si strozzarono in gola da quell’urlo lancinante. <<FERMI!>>, ordinò lo scrutatore del tempo. La sua visione era terrificante: rossa, quindi imminente, ed era un rosso sangue. Roy si fermo, Urtel scese di corsa per avvicinarsi alla visione, quando una macchina sfrecciò proprio in quella direzione. Raggiunta la meta, il sangue gli si gelò: i loro corpi quasi esamini, la macchina smembrata da quel terribile schianto, la morte su di loro. Quella macchina che aveva visto realmente, senza la sua visione, si sarebbe schiantata contro di loro.
Dopo una notte di fuga, i tre fuggitivi si allontanarono dal villaggio, al sicuro. <<Chiamami anche Shelly>>. La risposta di Urtel fu addirittura stizzita: <<Ok, Shelly. Ora dimmi perché hai bisogno di me>>. Lui ne aveva viste tante, nella sua vita, ed era pronto ad una richiesta ricattatoria, maligna. E invece, stava per ascoltare una storia così commovente da spiazzarlo completamente: <<Sono una bomba ad orologeria, Urtel. Sono malata, e le cure a cui mi sto sottoponendo stanno solo ritardando l’inevitabile. Avevo pensato di viaggiare il mondo e vivermi la vita al massimo per quel poco tempo che mi rimaneva, ma tu puoi darmi una speranza ancora più bella!>>. <<Io non credo più nelle speranze>>, ribatté lo scrutatore del tempo. La sua “speranza” di tornare indietro, quando era piccolo, era troppo grande, così immensa da funzionare male. <<E invece io ti farò credere di nuovo nella speranza! Tu sei un vagabondo, giusto? Voglio viaggiare insieme a te, guardare i tuoi ricordi, vivere le tue emozioni tramite il nostro potere, per più tempo possibile! Solo tu puoi regalarmi questa speranza, Urtel. Io resterò qui a curarmi, e ciò mi permetterà di vivere la mia vita il più tempo possibile e, parallelamente, viaggiare attraverso i tuoi ricordi per il mondo!>>. Urtel non poteva crederci: quelle parole gli sciolsero il cuore. S’era fatta una idea negativa della dolce Shelly: “chissà a quale losco fine mi dovrò prostrare, quella è furba!”. Forse, il suo cuore non sapeva prevedere quanto i suoi occhi.
La sua commozione era fin troppo evidente: accontentare quella ragazza che le aveva salvato la vita, vivere con lei le sue avventure. Finalmente, aveva trovato una ragione per cui valeva la pena vivere, oltre che scrutare il tempo. Aveva una vera amica, ed aveva smesso di parlare con il vento.
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Disse l’uomo onesto all’uomo in ritardo
Dove sei stato?
Sono stato qui e sono stato lì
E sono stato in mezzoIo parlo al vento
Le mie parole sono spazzate via
Parlo al vento
Il vento non sente
Il vento non può sentireSono fuori e guardo dentro
Cosa vedo?
Tanta confusione, disillusione
Tutta intorno a meTu non mi possiedi
Non mi impressioni
Disturbi solo la mia mente
Non puoi istruirmi o controllarmi
Esaurisci solo il mio tempoIo parlo al vento
Le mie parole sono spazzate via
Parlo al vento
Il vento non sente
Il vento non può sentire