Politica

Lodi e critiche del decreto legge anti-femminicidio

Approvato dal governo il decreto legge anti-femminicidio, tra lodi e critiche del mondo politico e della società.

femminicidio“L’avevamo promesso, lo facciamo”; con questo tweet il premier Enrico Letta spalanca le porte del decreto anti-femminicidio, approvato dal consiglio dei ministri nella mattinata di ieri. Il provvedimento si propone di agire sulla violenza di genere, con l’obiettivo di prevenirla, punirla e proteggere le vittime. L’onda che il governo ha deciso di cavalcare, tramite l’approvazione del decreto legge, è quella di una vera e propria emergenza, dipinta dall’Oms con numeri da brivido: una donna uccisa ogni 2 giorni e mezzo, con 65 vittime nei primi 6 mesi di quest’anno e 6.743.000 donne tra i 16 e i 70 anni stimate vittima di abusi sessuali. Altrettanto allarmante è la stima che vuole la violenza sessuale come seconda causa di morte per le donne incinte. Insomma, numeri che legittimano l’allarme e imprimono la necessità di un cambiamento.

Il decreto legge si sviluppa in 12 articoli e inserisce nell’ordinamento penale vari accorgimenti che rendano più aspre le pene e maggiormente efficaci i giudizi. I principali capisaldi di questa normativa sono l’arresto obbligatorio in flagranza di violenza e l’irrevocabilità della querela una volta presentata. Specialmente quest’ultima previsione, a detta del guardasigilli Annamaria Cancellieri, è “importante, perché in passato spesso le donne per difendere i figli rinunciavano alla denuncia” . Altre innovazioni del dl sono: il possibile allontanamento dalla casa familiare, l’inserimento di un’aggravante al reato di violenza sessuale estesa anche al partner o ex-partner non convivente e l’inasprimento della pena nei casi in cui alla violenza abbia assistito un minore di 18 anni (prima il limite era 14). Per quanto riguarda l’efficacia dei giudizi, il decreto prevede una corsia preferenziale per le cause che riguardino le materie del provvedimento e il gratuito patrocinio per le vittime di abusi, indipendentemente dal reddito. Inoltre, a detta del vicepremier Angelino Alfano, se prima del provvedimento ogni vittima, dopo aver denunciato, perdeva le tracce del procedimento che la riguardava, ora deve essere costantemente informata dell’andamento della causa.

“Femminicidio, violenza contro le donne, stalking: bene il decreto del governo, segno di una nuova consapevolezza.” Così twitta Laura Boldrini, presidente della Camera, ma sebbene siano tantissimi gli esponenti del mondo politico che, come lei, lodano l’operato del governo, tanti altri si ritrovano a storcere la bocca. Ed è sopratutto sui social network che si registra il maggior dissenso, un dissenso legato sopratutto ai numeri della presunta emergenza, che molti non ritengono tale ed all’entusiasmo con cui il decreto è stato accompagnato sopratutto da Letta e Alfano, ritenuti colpevoli di non occuparsi delle questioni veramente importanti per il paese.

Autorevoli critiche nei confronti del decreto sono state spese dall’Unione delle Camere Penali, che ha definito la normativa “un nuovo e sempre più inquietante capitolo della insensata corsa al rialzo ingaggiata dalla maggioranza di governo con le peggiori istanze demagogiche provenienti dalle opposizioni in materia penale”. I penalisti criticano inoltre l’atteggiamento del governo che da un lato vuole ridurre il numero di detenuti nelle carceri, ma dall’altro inserisce sempre nuove fattispecie costituenti ipotesi di custodia cautelare e arresto obbligatorio, unite ad una lunga serie di inasprimenti di pena, per reati spesso oggetto di campagne giornalistiche che con lo svuotamento delle carceri hanno ben poco a che fare. Secondo l’Unione “non è questo un modo serio di legiferare in campo penale, e non è con la gara a chi fa la faccia più feroce che si affronta il problema giustizia. Non per caso siamo agli ultimi posti delle classifiche mondiali: è il risultato di una produzione legislativa simbolica”. Non solo, l’inserimento dell’anonimato obbligatorio del denunciante e l’arresto in flagranza costituiscono per questi giudici un arretramento del paese rispetto a standard di cività giuridica ritenuti acquisiti.

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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