Politica

L’omofobia tra Papa Francesco e il disegno di legge

Di ritorno dal Brasile Papa Francesco risponde ad alcune domande, parlando anche dell’omofobia, tema vivo nel dibattito politico.

Papa Francesco è arrivato in Brasile

“(…)Mentre se uno è gay e cerca il Signore, chi sono io per giudicarlo? Non si devono discriminare o emarginare queste persone, lo dice anche il Catechismo. Il problema per la Chiesa non è la tendenza. Sono fratelli. Quando uno si trova perso così va aiutato, e si deve distinguere se è una persona per bene”.

Seppur inserite in un discorso più ampio, in risposta alle accuse sull’esistenza di lobby gay all’interno del Vaticano, queste parole di Papa Francesco hanno dato il via a fiumi di inchiostro. Con queste dichiarazioni ottenute durante la conferenza stampa tenutasi nel volo di ritorno dal Brasile, Bergoglio condanna apertamente l’omofobia, ma lo fa con i toni del gesuita, del pontefice e dell’uomo di fede. Penetrate all’interno della comunità omosessuale le parole sono state accolte nei modi più disparati, a cominciare da Nichi Vendola, che afferma a margine della riunione della direzione di Sel: “Il Papa ha detto che la pedofilia non è un peccato, ma un reato. Per l’omosessualità, invece, si è chiesto ‘chi sono io per giudicare un gay?’. Credo che se la politica avesse un milionesimo della capacità di ascolto del Papa, sarebbe in grado di aiutare meglio la gente che soffre.” Una dimostrazione di appoggio nei confronti del Pontefice, quella del leader di Sel, che facendosi portavoce della comunità omosessuale dimostra di riconoscere quelle che sono, inevitabilmente, le posizioni di un cattolico praticante, prima che leader della Chiesa: posizioni che vedono nella pratica omosessuale un peccato.

Alessandro Zan, deputato di Sel ed esponente della comunità gay dimostra di non accettare questa visione cattolica dell’omosessualità, affermando: “Forse per la prima volta da un Papa vengono parole non apertamente omofobe che contrastano anche una certa facile omofobia che spesso si appella ai valori cattolici. Siamo di fronte a un cambio di rotta del Vaticano sui gay? C’è da dubitarne, ma intanto queste affermazioni del Papa vanno lette con attenzione perché pur essendo ancora lontane dai diritti, rappresentano comunque un fatto nuovo.”

Un cambio di rotta del vaticano sui gay è sicuramente impossibile, non potendo attendersi da Papa Francesco un cambio di politica e mentalità. La Chiesa è inevitabilmente quello che è: un’entità spirituale basata su dogmi inflessibili. Certo, spesso la spiritualità si lega alla materialità, sopratutto negli organi rappresentativi della democrazia, ma questo è inevitabile, essendo un valore morale che alcune persone fanno proprio e immettono nelle proprie azioni. Chi si aspetta un cambio di rotta rimarrà, quindi, sicuramente deluso.

Ma l’omofobia è argomento dominante anche dal punto di vista del mondo laico, con le vicissitudini che il ddl atto a punirla sta attraversando. Tralasciando gli spostamenti di agenda che il provvedimento ha subito e che sommati all’incerta tenuta del governo rischiano di cancellarne l’esistenza, il disegno di legge ha scatenato le ire dei cattolici reazionari, che lo vedono come un “legge bavaglio” lesiva dell’articolo 21 della costituzione. Redatto dall’on. Scalfarotto, il provvedimento è concepito come un’integrazione della legge Mancino-Reale preesistente, che punisce le discriminazioni basate su etnia, nazionalità e religione, inserendovi la punibilità anche in caso di discriminazioni basate sull’identità di genere. Il ddl, a detta dello stesso Scalfarotto, va a incidere in situazioni di reato specifiche e ristrette, senza integrare gli estremi di un reato di opinione dagli incerti confini, andando a punire la pro­pa­gan­da (e non la mera dif­fu­sio­ne) di idee fon­da­te sul­l’o­dio, la di­scri­mi­na­zio­ne, l’i­sti­ga­zio­ne (e non il mero in­ci­ta­men­to) alla di­scri­mi­na­zio­ne e sta­bi­lendo un’ag­gra­van­te sul­la pena per i cri­mi­ni (per­cos­se, le­sio­ni per­so­na­li, ecc.) che sia­no sta­ti com­mes­si per ra­gio­ni di odio o di­scri­mi­na­zio­ne.

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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