Optogenetica, impiantati ricordi falsi nel cervello dei topi
Una serie di esperimenti effettuati dagli scienziati del Mit hanno permesso l’impianto di ricordi falsi all’interno del cervello di alcuni topi, il tutto grazie alla optogenetica. Tale tecnica verrà utilizzata anche sulle menti umane?
La circostanza è da vero e proprio film di fantascienza: le nostre menti, in futuro, potrebbero infatti contenere dei ricordi che potremmo definire “artificiali”, con associazioni di idee e di emozioni completamente sballate rispetto a quelle realmente vissute. Gli scienziati del Mit (Massachusetts Institute of Technology) sono infatti riusciti ad impiantare all’interno del cervello di alcuni topi dei ricordi “sbagliati”, agendo su determinati neuroni in maniera estremamente selettiva.
Tutto questo è stato possibile grazie all’utilizzo dell’optogenetica, una scienza che va a sondare le attività dei circuiti neurali all’interno del cervello; nell’ambito di tale esperimento, di fatto, gli scienziati hanno preso un campione di roditori andando ad agire sui neuroni dell’ippocampo, la parte del cervello adibita alla memorizzazione delle esperienze, creando delle associazioni mnemoniche completamente innaturali.
L’esperimento è stato suddiviso in tre giorni, corrispondenti a tre fasi ben distinte: durante la prima fase, infatti, i topi sono stati messi all’interno di una “Camera A”, dove sono stati analizzati e marcati quei neuroni specifici dell’ippocampo dei roditori che, in quel momento, stavano memorizzando l’esperienza all’interno di quella camera specifica. Nel secondo giorno, invece, i topi sono stati portati in una “Camera B”, completamente diversa dalla precedente; all’interno di questo nuovo ambiente i roditori sono stati colpiti da una forte scarica elettrica, e contemporaneamente sono stati attivati, tramite dei segnali luminosi, quei neuroni marcati il giorno prima all’interno della “Camera A”.
L’ultima fase dell’esperimento è, conseguenzialmente, la più sorprendente: il terzo giorno, infatti, i topi sono stati trasportati nuovamente nella “Camera A”, entrando in essa letteralmente terrorizzati. Ciò è successo perché, tramite l’optogenetica, i topi hanno associato il ricordo della scarica elettrica non alla “Camera B”, ma alla A, proprio perché al momento della scarica, avvenuta all’interno della seconda camera, erano stati attivati, tramite diversi segnali luminosi, i neuroni che avevano memorizzato l’esperienza all’interno della prima camera, marcati durante il primo giorno dell’esperimento.
Il risultato finale è sconcertante: in pratica è stata creata una falsa associazione di ricordi e di esperienze, associando alla Camera A l’evento negativo vissuto in quella B, formando quindi un ricordo “fasullo”. L’esperimento, per ora, è stato condotto esclusivamente sui roditori, ma non è da escludere il possibile utilizzo futuro sulle menti umane. Ovviamente la questione “etica” potrebbe fermare il tutto, anche se in molti potrebbero ipotizzare i possibili effetti benefici di tali impianti, che permetterebbero di trasformare dei possibili eventi traumatici in sensazioni positive, rimuovendo, di conseguenza, traumi infantili o esperienze estremamente negative. Ovviamente uno strumento tanto potente potrebbe esser utilizzato anche per ottenere l’effetto totalmente opposto, associando a momenti tipicamente positivi esperienze vissute in maniera traumatica, ricordando molto gli effetti della “Cura Ludovico” nel film/libro Arancia Meccanica.
In ogni caso, a prescindere dall’utilizzo benefico o distruttivo di tale tecnica, i ricordi negativi servono anche a maturare, a prendere coscienza della realtà che ci circonda e di cosa vogliamo da noi stessi e dalle persone che amiamo; ci permettono di non ricommettere gli stessi errori, di imparare a scegliere cosa è giusto e sbagliato per noi. Anche i ricordi più traumatici possono essere trasformati in lezione positiva. Quindi, perché modificarli?