Cronaca

Racconto breve – La danza delle stelle (prima parte)

La danza delle stelle

C’era un vecchio proverbio che diceva tali parole: “L’attesa del piacere è essa stessa il piacere” (Gotthold Ephraim Lessing). Lei avrebbe presto scoperto il vero significato di tali parole. Non vedeva l’ora di salire su quel palco, ma la paura cominciava ad assalirla, quasi ad aggredirla: avevano provato e riprovato quei movimenti di braccio, avevano allenato il loro orecchio fino allo sfinimento, avevano ripetuto quello spartito centinaia e centinaia di volte senza mai esternare alcuna lacuna. Nessun errore, nessuna sbavatura. Cosa cambiava, quindi, dallo stare in silenzio, con i compagni di sempre, al presenziare di fronte a tante altre persone? E se si annoiassero? E se si cominciasse a sentire quella pesantissima aria di freddezza ed indifferenza? Basterebbero pochi gesti per capire che atmosfera girasse: una chiacchiera di troppo con il compagno di posto, uno sbadiglio, uno sguardo perso chissà dove. Ma oramai erano tutti lì, pronti a far fruttare in ricchezza tutti i sacrifici compiuti fino a quel giorno, e non era il momento giusto per pensare alle reazioni, ma solo alle azioni. E proprio lei, di sacrifici, ne aveva compiuti fin troppi.

Sin dalla tenera età aveva le idee fin troppo chiare, ed in un’epoca come la nostra, rappresenta un’infinita ricchezza: quando gli zii decisero di portarla a vedere quell’opera era nato un nuovo amore. Eppure i genitori di Emma consideravano la musica da camera roba retrograda, quasi da Medioevo, ed avevano paura che la loro piccola si annoiasse. Ed era anche tale concezione ad impaurirla al momento del grande avvenimento: nonostante tutte quelle persone fossero venute fin lì per ammirare quel genere ormai appannaggio di soli appassionati, se poi si fossero annoiati anche loro? Poi proprio loro non erano presenti. I genitori di Emma non c’erano. Lei era la figlia che loro non avrebbero mai voluto. Arrivata quasi per sbaglio, era divenuto un peso di troppo. Il loro rapporto era già notevolmente incrinato, e l’arrivo inaspettato di Emma aveva complicato ancor di più i piani di una famiglia già allo sbando.

Samuele, il primogenito, era il classico scapestrato di famiglia benestante finito nei guai senza neanche rendersene conto: entri nel giro sbagliato, ti fai prendere, e alla fine non hai quello slancio di cattiveria e di esperienza che ti permette d’uscire da situazioni che possono divenire irreparabili con incredibile facilità; in prigione la vita diventa sempre più difficile, e i suoi genitori pensavano solo ad incolparsi l’un con l’altro cercando di trovare un vero responsabile che non rispondesse al nome del loro figlioletto.

Poi c’è Chiara, che per Emma risulta più un’amica che una sorella. Si confidavano praticamente tutto: dai primi amori alle sbandate, tra risate fragorose e lacrime nere. La sorellina più piccola, nonostante tutto, non riusciva a comprendere certi atteggiamenti: perché quella sfrenata voglia di utilizzare le sue nuove “fiamme” come semplice sfogo carnale? Perché prenderli in giro fino a quel punto? Chiara le rispondeva sempre allo stesso modo: <<Perché mi diverto>>. Emma era troppo empatica per poterle credere: la sua sorellona era stata delusa, ferita da un mondo che aveva istantaneamente catalogato come egoista e perverso. <<Gli uomini sono tutti così, perché farsi il sangue amaro?>>. Chiara era entrata in un circolo di generalizzazione talmente pericoloso da rischiare di mettere seriamente qualcuno nei guai, magari qualcuno che le volesse davvero bene. Emma sapeva che questa mancanza totale di fiducia derivava da una sua insicurezza di base: la sorellona non credeva più in sé stessa, e le faceva una rabbia immane.

Emma ha dovuto sempre contare solo ed esclusivamente sulle sue forze, ha sempre subito l’indifferenza e la rabbia dei genitori, ha vissuto nell’arco temporale peggiore per la sua famiglia, mentre Chiara e Samuele hanno avuto un’infanzia decisamente più felice: perché loro s’erano ridotti a quello stato e lei no? Cosa mancava ai suoi adorati fratelloni? O forse era lei stessa ad avere qualcosa in più rispetto ai suoi cari. Avrebbe trovato una risposta solo crescendo.

La danza delle stelle era pronta a trasportare i propri “adepti” verso nuovi cieli, ed Emma faceva parte di quella squadra di angeli, pronti a fare da “ciceroni”. Ma una grossa sorpresa era lì, pronta ad aspettarla all’orizzonte.

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Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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