Italia-Spagna, la maledizione dei rigori e il ‘fattore C’ iberico
Dopo una partita combattuta, gli azzurri soccombono dagli 11 metri pagando i numerosi errori sottoporta durante i tempi regolamentari. Gli uomini di Prandelli, in ogni caso, escono da Italia-Spagna a testa alta.
Anche quando la storia sembra prendere una piega diversa, alla fine il finale rischia di prendere vie ancor più tristi e mortificanti di quelle attese. Le convinzioni, per quanto possano essere utili, difficilmente fanno morale, ma nel caso dell’Italia di Prandelli potrebbero per lo meno regalare delle solide fondamenta su cui costruire un ciclo vincente. Italia-Spagna sembrava una partita già decisa, ma l’orgoglio italiano e le giuste alchimie tattiche hanno rischiato di stravolgere qualsiasi pronostico, alla fine rispettato solo a causa dell’imprecisione degli azzurri e dall’errore fatale di Bonucci dagli 11 metri, subito crocifisso da mezza Italia pallonara nonostante una partita attenta e macchiata esclusivamente da un rigore che avrebbe potuto sbagliare chiunque.
Non è il momento giusto per decretare sentenze: in pochissimi avrebbero scommesso nella vittoria azzurra, e invece c’eravamo quasi. Maggio ci è andato vicino per ben due volte, Giaccherini stava per diventare l’eroe nazionale del momento, Candreva ci stava regalando il Pirlo-bis con quel cucchiaio che tanto ha ricordato la lotteria vincente di Italia-Inghilterra dell’anno scorso. E invece niente. La Spagna vince ancora, è ancora finalista, è ancora una volta in finale, ed è ancora lì, ad esultare. Ordinaria amministrazione.
Purtroppo, se vogliamo dare un’identità ad un ipotetico “dio pallonaro”, costui sembra molto avvezzo ad aiutare coloro i quali hanno già vinto e stravinto: non per dare demeriti alla Spagna, che ha comunque sprecato diverse occasioni da rete come gli azzurri, ma è il loro momento, in tutto e per tutto, e la lotteria dei rigori gli dà ancora una volta ragione. Gli azzurri, invece, sono stati seguiti per l’ennesima volta dalla nuvola di Fantozzi, soprattutto durante i tempi regolamentari, e ancora una volta durante i “maledetti” 11 metri, ma non bisogna dimenticare ciò che è successo contro il Giappone: in quel caso, siamo stati noi quelli baciati dalla fortuna, ennesima dimostrazione che essa gira, ma nel calcio guarda in faccia quasi sempre a quelli “più forti”.
Le sconfitte, si sa, fanno sempre male al morale, ma tenere testa alla Spagna come successe nel match inaugurale degli scorsi Europei ci ha fatto capire che con un 3-5-2 collaudato e un’estrema attenzione in fase difensiva è possibile mettere in difficoltà i campioni di tutto. Anche in quel match, infatti, riuscimmo a tenerli testa, per poi baracollare in finale, forse, anche per motivi tattici, oltre che fisici. Probabilmente è anche una questione di mentalità e di orgoglio, fatto sta che non trarre nulla da tale sconfitta è la vera sconfitta.