Aggiungi un F-35 a tavola. Il danno e la beffa
Confermato dal Parlamento l’acquisto dei cacciabombardieri F-35 Lighting attraverso l’approvazione della mozione di maggioranza bipartisan PD-PdL. Nel testo si accenna alla necessità di una razionalizzazione a livello europeo delle spese militari e alla necessità dell’approvazione delle due camere per ulteriori acquisizioni. Per quelle già avviate invece, non è arrivata la tanto sospirata abolizione.
Tra i sostenitori nostrani del programma F-35, molti sottolineano il fatto che la produzione coinvolgerà anche aziende italiane generando un po’ di quei posti di lavoro di cui il paese ha tanto bisogno. Dicono i beninformati che in realtà l”unica azienda italiana che sul F-35 ci metterà davvero le mani sarà Alenia, che si occuperà di assemblare le ali lavorando sulle singole parti prodotte altrove. Piccola equazione a proposito: Alenia appartiene a Finmeccanica. Finmeccanica di santi in paradiso ne ha ovviamente molti e trasversali, ma l’affinità elettiva più evidente risulta essere con Comunione e Liberazione. E Comunione e Liberazione annovera tra i suoi campioni più in vista tal Mario Mauro, ex forzitaliota ed ex pidiellino, approdato alla montiana Scelta Civica giusto in tempo per essere nominato Ministro della Difesa dall’attuale Governo Letta. Non che ci sia bisogno di far troppa dietrologia affaresca: vuoi per un motivo, vuoi per un altro, nessuno dei governi succedutisi dal 1999 (anno di stipula del progetto F-35 ) ha mai pensato lontanamente di defilarsi garbatamente dal consorzio interstatale dei paesi partecipanti, gioiosamente in barba ai malumori crescenti dell’opinione pubblica.
Nulla di nuovo sotto il sole, dunque. Il 26 giugno scorso il Parlamento ha preso l’impegno di ridiscutere eventuali ulteriori acquisti di F-35. Quelli già ordinati e in lavorazione invece ce li prendiamo, e soprattutto li paghiamo. Quanti siano poi, in realtà nessuno lo sa. O meglio, qualcuno lo saprà di sicuro ma il testo approvato non lo specifica direttamente. Secondo le interpretazioni, variabili anche tra i parlamentari votanti, la fazione minimalista opterebbe per 3, per altri sarebbero di più, in crescendo fino a 14. Quando arriveranno è un altro mistero, visto che attualmente gli F-35 A e B, i modelli cioè “classico” e ad atterraggio verticale prenotati dall’Italia, sono ancora in fase di collaudo. Come sempre, chi più ne sa riferisce che i velivoli sarebbero poco apprezzati anche dai piloti collaudatori, che lamentano difetti vari ed eventuali.
Tra i più curiosi si rintracciano una certa predisposizione ad attirare fulmini e la scarsissima visibilità posteriore, indubbiamente rognosa già per un’automobile figuriamoci per un aeroplanino da guerra: c’è da supporre che in un teatro bellico avere un caccia alle spalle e non poterlo vedere segni la differenza tra far la pelle a qualcuno e rimetterci la propria. Nessuno ha comunque ben chiaro quando si passerà dal collaudo alla produzione effettiva, né di quanto l’ulteriore sviluppo del mezzo gonfierà il prezzo finale già notevolmente più alto rispetto ai primi preventivi. C’è poi da dire che il sofisticatissimo aereo necessita, come un enorme e complicatissimo computer, di continui aggiornamenti al sistema operativo che lo fa funzionare. Anche riguardo il costo di questa “manutenzione informatica” le stime barcollano, ma concordano tutti che questa sarà la spesa più incisiva del mantenimento del mezzo.
E se Canada ed Olanda, anch’essi partecipanti di lunga data al progetto, si stanno palesemente defilando dal progetto F35 riservandosi di prender tempo per decidere più serenamente sul da farsi in seguito, l’Italia stoicamente rimane ferma sui propri impegni. Che l’attuale Governo, come anche il precedente, e di sicuro giornalmente buona parte dei cittadini facciano di norma i conti con il pallottoliere per far quadrare almeno vagamente soldi in uscita ed in entrata, pare un particolare dunque assolutamente sormontabile. I soldi per gli aerei ci sono, e se non ci sono si trovano. Per il resto chissà.
Ecco, come dire, un cittadino qualsiasi volendo se la potrebbe pure prendere per una cosa del genere, e senza scomodare la nostra Costituzione pacifista o roba da etica e morale, il suddetto cittadino per bene potrebbe semplicemente farsi due conti e sentirsi vagamente irrequieto nel godersi questo spettacolo. Che insomma c’è da stringere la cinghia, si sa, ma un discorso un po’ semplicistico potrebbe vertere sul fatto che se proprio la dobbiamo stringere questa cinghia forse la dovremmo stringere davvero un po’ tutti. E pur senza ricorrere ad ideologie o etiche morali, lo stesso omino della strada potrebbe quasi legittimamente pensare che forse i soldini sonanti che versa nel gran calderone chiamato Stato preferirebbe riceverli indietro sotto forma di servizi vari ed eventuali piuttosto che spedirli a bombardare altra gente chissà dove. Insomma, in sostanza il suddetto omino potrebbe in senso lato sentirsi derubato da una decisione del genere, oltre che lievemente inascoltato magari proprio da quei politici che in campagna elettorale avevano giurato e spergiurato di voler interrompere il programma F-35 .
Dopo la votazione il Ministro Mario Mauro ha commentato con i giornalisti:
‘Per amare la pace, armare la pace: F-35 risponde a questa esigenza”
Sulla triade amore-pace-guerra, ai posteri l’ardua sentenza.