Brasile: manifestazioni di piazza accompagnano la Confederations Cup
Il Brasile è in rivolta a causa dell’aumento dei prezzi di benzina e trasporti, dovuti alle ingenti spese sofferte a causa di Confederations Cup, Mondiali di Calcio e Olimpiadi.
Nell’ultima settimana le piazze brasiliane si sono riempite di manifestanti, in un numero cresciuto da 15 mila ad 1 milione in pochi giorni. La miccia che ha fatto detonare la rivolta è stato il rincaro di trasporti pubblici e carburante; un rincaro giustificato dalle autorità brasiliane con le spese crescenti che lo stato ha dovuto e dovrà sopportare a causa delle tre competizioni sportive che vedranno protagonista il Brasile fino al 2016 (Confederations Cup, mondiali di calcio e olimpiadi). I luoghi teatro delle rivolte sono stati accuratamente scelti nei pressi degli stadi che stanno accogliendo in questi giorni la Confederations Cup, garantendo così al movimento di rivoltosi una visibilità planetaria. Il rincaro delle tasse su trasporti e carburante (poi eliminato dal governo) è stato solo il primo dei temi cardine della rivolta, che si è fin da subito allargata alla corruzione sistematica che coinvolge i vari livelli di governo e che si starebbe manifestando in modo palese tramite i lavori di perfezionamento degli impianti sportivi ai fini dei vari appuntamenti. “Mondiali per chi?” è uno degli slogan intonati dai manifestanti, che ritengono la manifestazione sportiva un inutile spreco di denaro pubblico, che andrebbe meglio speso puntellando i vari punti critici della società brasiliana, come occupazione e sanità. La rivolta è iniziata con toni contenuti, ma si è presto scaldata, fino a raggiungere il triste bilancio di 2 morti e decine di feriti. Il presidente Dilma Rousseff, un passato da guerrigliera contro la dittatura militare, ha inviato la polizia a sedare le rivolte tramite gas lacrimogeno, spray urticanti e proiettili di gomma. L’immagine di una donna che ha dedicato la vita alle proteste di piazza e che ora invece si occupa in prima persona di sedarle nella violenza, ha spaccato l’opinione pubblica brasiliana e conterà tantissimo quando, pochi mesi dopo i mondiali del 2014, si giocherà la rielezione. Secondo dati raccolti nel fine settimana il 75% della popolazione brasiliana appoggerebbe la rivolta; il 40% degli intervistati è favorevole alla Confedereations Cup, il 28% è indeciso ed il 31% è contrario. Per quanto riguarda i Mondiali di calcio il 40% è totalmente a favore, il 27% a favore ed il 29% è contrario. Dai numeri del sondaggio emerge quindi un terzo della popolazione che si dichiara contrario alle varie manifestazioni e, considerato il fatto che il tour-de-force sportivo è appena iniziato e che gli appuntamenti più duri (mondiali ed olimpiadi) sono di là da venire, il numero è destinato soltanto a crescere.
Gli echi della rivolta richiamano un argomento che lo scorso anno ha fatto molto discutere: il rifiuto da parte del governo Monti di candidare Roma come città ospitante delle olimpiadi del 2020. L’allora presidente del consiglio ha ritirato la candidatura giustificando il fatto con la volontà di non scommettere su un’economia, quella italiana, la cui situazione è piuttosto incerta. “Non ci sentiamo di prendere un impegno finanziario che potrebbe gravare in misura imprevedibile sull’Italia nei prossimi anni” dichiarò allora Monti e considerando che il Brasile fa parte dei BRICS, un gruppo di Stati dall’economia in ascesa composto insieme a Russia, India, Cina e Sud Africa, mentre l’Italia dei meno economicamente virtuosi PIGS, c’è soltanto da tirare un respiro di sollievo.