Politica

Made in Sud, formula vincente non si cambia. Ma sarebbe ora di farlo

Made in Sud, il popolare programma comico presentato da Gigi e Ross, è sbarcato in prima serata, battendo Colorado nella lotta dell’Auditel. Il tutto grazie ad una formula collaudata, ma che comincia a sentire il peso della monotonia. made-in-sud

Dopo tanta gavetta e nonostante una visibilità limitata, Made in Sud ha finalmente raggiunto i teleschermi alle fatidiche ore 21, presentandosi agli italiani in un orario maggiormente accessibile e, soprattutto, in diretta, una novità assoluta per il programma comico più gettonato del momento. La sfida dell’Auditel con Colorado è stata vinta, e il seguito di pubblico, come sempre del resto, è stato più che caloroso. Tutto bene quindi? A dire la verità, non proprio.

Lo scotto che pagano questi format è risaputo fin dai tempi di Zelig: la struttura cabarettistica di tali programmi impone la presenza di tormentoni dilaganti, ripetuti di puntata in puntata, e di canovacci ben precisi ad ogni sketch, dove le variazioni appaiono davvero minime, di puntata in puntata. Dallo “sdeghedé” di Gino Fastidio, alle incomprensioni grottesche di Mariano Bruno, fino alle ossessioni di Vivo d’Angelo: il tentativo di cambiamento è sempre minimo e l’introduzione di nuovi personaggi è sempre più rara, forse per evitare di rompere un giocattolo ormai ben collaudato e che, a distanza di anni, sembra ancora soddisfare a pieno la maggioranza dei fan più accaniti.

Ma la comicità non è sinonimo anche (e soprattutto) di creatività e fantasia? Di diversificazione? Ciò che dovrebbe scatenare la risata è la sorpresa, lo sgomento, ciò che arriva inaspettatamente: in tal caso, il cabarettismo televisivo pensa bene a plasmare un canovaccio ben fissato e a dare l’effetto sorpresa su strutture ben prefissate.

Prendiamo uno sketch a caso: quello di Gino Fastidio. L’effetto sorpresa è rappresentato unicamente dal titolo della canzone che il comico strimpella alla fine dell’esibizione, ma lo spettatore esperto già sa cosa dirà all’inizio dello sketch, e soprattutto, come lo concluderà. Considerando anche la solita imprecazione “Ti maledico” e quella relativa al sovraccaricamento del “tastierino robotronico” (che sarà variata tipo 4/5 volte in 50 puntate e passa), l’effetto sorpresa va a perdersi almeno del 50%. Non che lo sketch sia poco divertente, per carità, ma sta di fatto che c’è una lampante mancanza di rinnovamento, e una volontà precisa di adagiarsi sugli allori, pensando solo alla quantità e al guadagno che alla qualità, prerogativa ormai inossidabile di qualsivoglia prodotto televisivo.

Ma la comicità non è innanzitutto sinonimo di qualità? Anche essa può essere inserita nella cerchia delle espressioni artistiche, soprattutto se ben congegnata e non gratuitamente volgare. Made in Sud, così come Zelig e Colorado, potrebbe far parte di tale cerchia se provasse a rendere la comicità un’arte, e non semplicemente un marchio televisivo e commerciale. Evidentemente non era questa l’intenzione degli autori, che hanno riciclato il modello cabarettistico televisivo mandando allo sbaraglio comici del Sud più o meno famosi, che verranno ricordati soprattutto per frasi trite e ritrite più che per le battute in sé per sé, e questo è davvero un peccato.

Non esula da tale monotonia neanche la presentazione dei due veri mattatori dello show, Gigi e Ross, che con innata simpatia ed una mimica ispirata a modelli partenopei di difficile eredità (vedasi Totò) propongono intermezzi simpatici ma, che alla lunga, risultano scontati e prevedibili, soprattutto quando viene bersagliata la donna di casa, Fatima Trotta.

Nonostante tutto, Made in Sud continua a mietere successi, a testimonianza del fatto che, con un minimo di coraggio in più, forse si otterrebbe un salto di qualità enorme oltre che un prodotto di sicuro successo commerciale. Ma, ripetiamo, non appare questa l’intenzione degli autori dello show, o forse è la stessa RAI ad imporre questi famigerati “paletti”. In ogni caso, la grandezza del potenziale è proporzionale al rammarico.

Giuseppe Senese

Sono un laureando in Scienze e Tecnologie Informatiche, che nutre anche numerose passioni come la musica, il cinema e il calcio. Adoro il Rock Progressivo degli anni 70' (soprattutto quello britannico e quello italiano) e sono un tifoso sfegatato del Napoli.

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