Domenico Quirico è vivo. La Farnesina: "Ora fase delicata"
E’ vivo. Dopo 58 giorni di silenzio, torna la voce di Domenico Quirico, l’inviato de La Stampa in Siria, di cui si erano perse le tracce lo scorso 9 aprile. L’annuncio lo dà il direttore del quotidiano torinese, Mario Calabresi: “È vivo e oggi ha parlato con la moglie. È ancora in Siria, speriamo di riabbracciarlo presto”.
Una telefonata di pochi minuti, ma che è servita a tranquillizzare i familiari sul suo stato di salute. “Tutto ciò che sappiamo è che sta bene ed è vivo, poi la linea è subito caduta”, ha detto all’Adnkronos Metella Quirico, una delle due figlie del giornalista.
“Domenico sta bene e siamo pieni di gioia – ha spiegato Calabresi -, ma la situazione non è risolta ed è molto delicata. Confidiamo nel lavoro delle nostre autorità per riportarlo a casa”. Anche la Farnesina, in una nota, ha parlato di una “fase particolarmente delicata”, facendo appello al senso di responsabilità degli organi di informazione nel divulgare notizie provenienti da fonti non verificate e nel mantenere la linea di riserbo necessaria per favorire l’esito positivo del caso. Il ministero degli Esteri ha ribadito di seguire “con la massima priorità tutti gli sviluppi della vicenda” in contatto con la famiglia di Quirico e con La Stampa.
Nei giorni scorsi le figlie di Domenico, Metella ed Eleonora, hanno lanciato un appello con un video sul sito de La Stampa. Il video è stato tradotto in inglese, francese e arabo e diffuso anche da varie tv in Medio Oriente. “Ciao papà, con mamma ti aspettiamo presto”, concludevano le figlie nell’appello.
Dall’annuncio della scomparsa di Quirico, si sono susseguite le iniziative di solidarietà: manifestazioni sportive, associazioni, scuole, eventi. Dal 29 aprile la testata è vestita con un nastro giallo. Lo Yellow Ribbon è un’usanza americana, un simbolo inizialmente riservato al ritorno dei soldati. Un modo di dire “Ti aspettiamo, torna presto”.
Quirico era entrato in Siria dal confine libanese il 6 aprile. Contava di raggiungere Homs, da due anni uno degli epicentri della rivolta contro il presidente Bashar al Assad, e poi raggiungere, se ce ne fossero state le condizioni, la capitale Damasco. Un messaggino dava la conferma del suo ingresso, senza problemi. Poi era cominciato il consueto black out delle comunicazioni. L’ultimo contatto, il 9 aprile, con un sms alla collega della Rai, Maria Gianniti.
Un silenzio troppo lungo anche per lo stile di lavoro sul campo di Quirico. Viene allertata l’Unità di crisi della Farnesina. Comincia il lavoro per individuare i possibili rapitori, stabilire un contatto. Alla fine di aprile la Stampa, d’accordo con la Farnesina, decide di porre fine al riserbo. Sul giornale del 30 aprile esce il pezzo del direttore Mario Calabresi: “Il nostro inviato Domenico Quirico è scomparso in Siria da venti giorni”.
Sulla facciata di Palazzo Cernaya, sede dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, da oggi campeggia una gigantografia dell’inviato, una foto realizzata del fotoreporter Fabio Bucciarelli, che ha accompagnato Quirico in alcuni reportage in luoghi di guerra. Mario Calabresi ha ribadito i concetti espressi nella nota della Farnesina: “Da domani La Stampa terrà un profilo basso” spiega il direttore. “Questa è una bella iniziativa – ha aggiunto Calabresi riferendosi alla mega fotografia di Quirico -. Era stata pensata nei giorni scorsi, doveva servire a sensibilizzare l’opinione pubblica, a tenere alta l’attenzione. Adesso è il segno dell’attesa di una persona cara che aspettiamo con ansia”.