Women on waves. Aborto, quando avviene in mare aperto
Women on waves è un’associazione alquanto particolare. Fondata dall’attivista di Greenpeace Rebecca Gomperts, WoW viaggia per mare con lo scopo dichiarato di portare il diritto all’ aborto in tutto il mondo. Le attiviste di WoW navigano, ovunque: sia tra le onde del mare, sia tra le pagine del web. Queste sono le linee direttrici della loro attività: assistenza fisica in mare e assistenza psicologico-informativa su internet.
Per esercitare la loro attività marittima caricano su imbarcazioni mercantili prese in affitto un container disegnato dalla stessa Gomperts, contenente un modulo per visite ginecologiche chiamato “A-portable”. La nave raggiunge le coste dei paesi in cui l’aborto è ancora illegale e raccoglie a bordo donne decise ad abortire. Dopodiché salpa e raggiunge le 200 miglia nautiche, limite oltre il quale si naviga in acque internazionali e dove la legge vigente è quella della bandiera battuta dalla nave, olandese. Raggiunte le acque internazionali per le passeggere della nave di WoW l’interruzione di gravidanza diventa così legale e i medici presenti a bordo somministrano loro una dose di Mifepristone (la cosiddetta ru486), dando inizio all’aborto farmacologico. La procedura abortiva andrà conclusa nel proprio paese, assumendo in casa il Misoprostolo, un farmaco utilizzato per curare le ulcere gastriche e quindi ottenibile con relativa facilità nelle farmacie di mezzo mondo. Secondo le stime diramate dalla stessa associazione, la percentuale di successo di questo tipo di interruzione di gravidanza è del 90%. Le spedizioni più famose di Women on Waves sono state Irlanda, Polonia, Portogallo, Spagna e Marocco. Le iniziative in Irlanda Polonia e Spagna sono andate a buon fine, nonostante al loro arrivo le attiviste siano state accolte da opinioni molto discordi e forti opposizioni da parte di movimenti pro-life. In Portogallo il tentativo da parte dell’imbarcazione di attraccare al porto di Figueira da Foz ha scatenato un vero e proprio incidente diplomatico. L’allora governo portoghese, fortemente conservatore, ha bloccato l’ingresso in acque portoghesi della nave olandese con l’invio di due navi da guerra. L’incidente ha subito scatenato la risposta del governo olandese, deciso a bloccare le iniziative di Women on waves per non causare danni irreparabili. Ma l’ormeggio forzato delle navi femministe è durato tanto quanto il governo stesso e scaduto il mandato il nuovo esecutivo ha nuovamente permesso all’iniziativa di mettersi in moto. Così la Gomperts ha deciso di fare rotta verso il Marocco e verso la sfida più dura, quella di un paese islamico. L’accoglienza è stata più che mai fredda, dato che l’aborto nel paese è un vero e proprio tabù; ma WoW ha comunque creato una linea diretta con le cittadine marocchine, per fornire la loro particolare assistenza psicologica.
Women on web è la seconda linea intrapresa dall’iniziativa della Gomperts ed è la più sottoposta a critiche. Nel sito dell’iniziativa le attiviste di WoW istruiscono le donne ad abortire in casa propria, tramite medicinali presenti in quasi tutte le farmacie del mondo. E se il paese in cui la donna vive non le garantisce la disponibilità dei farmaci suggeriti, il sito rende disponibile una vera e propria guida al mercato nero, elencando quali siti ritenere affidabili e quali no. Una vera e propria lista di fornitori illegali da cui non ordinare le pillole consigliate, perché carenti di professionalità o soliti a inviare dei falsi. Inoltre rende disponibile l’invio di un proprio kit, invitando l’interessata a versare una donazione volontaria partendo dalla cifra base di 90 euro, atta, secondo il sito, a rendere possibile l’aborto a chi non è in grado di versare nemmeno la cifra base. A fronte delle difficoltà che la scelta comporta, sopratutto se compiuta in casa e in solitudine, il sito offre una linea diretta con le attiviste per ottenere l’appoggio psicologico di cui la donna ha bisogno.