Effetto Jolie: i test sui tumori aumentano dell’80%
È stato già battezzato come “l’effetto Jolie“. Dopo la rivelazione dell’attrice di essersi sottoposta a mastectomia con la rimozione di entrambi i seni, poiché portatrice di una mutazione genetica che rende molto alta la probabilità di andare incontro a cancro alla mammella, anche in Italia si sta registrando, nelle ultime settimane, un picco di richieste di test genetici per la rilevazione del gene “difettoso”.
All’Unità di diagnosi e terapia in senologia del Sant’Andrea a Roma, le richieste per eseguire i test genetici per verificare la presenza di eventuali mutazioni sono aumentate dell’80%. La responsabile Adriana Bonifacino dichiara: “L’effetto Jolie è stato uno tsunami, anche perché trova una popolazione impaurita e poco informata in fatto di prevenzione”.
L’impennata di richieste per test genetici si registra pure all’Istituto nazionale Tumori (Int) di Milano, dove sono “più che raddoppiate”. Gli esperti invitano comunque alla cautela: il test genetico – che in presenza di particolari condizioni è a carico del Servizio sanitario nazionale, mentre nel privato ha un costo che varia tra 1000 e 2000 euro – va fatto solo in particolari circostanze.
Bonifacino continua: “Secondo i protocolli internazionali adottati nel nostro Paese, per sottoporre al test le persone sane è necessario che nel familiare affetto dalla malattia sia dimostrata la presenza della mutazione”. In pratica, prima fa il test la donna malata poi eventualmente la parente sana che può aver ereditato il gene. Consulenza genetica e test si eseguono, pagando il ticket, nei centri ospedalieri italiani.
Chi ha la mutazione ha comunque davanti tre strade: “essere una sorvegliata speciale“, cioè entrare nei protocolli di prevenzione che prevedono una risonanza magnetica all’anno a partire dai 25 anni, un’ecografia ogni 6 mesi e una mammografia annuale a partire dai 30 anni. La seconda opzione consiste nell’eseguire una mammectomia, cioè togliere solo la ghiandola mammaria e ricostruendo durante il medesimo intervento il seno. La terza via percorribile è la prevenzione farmacologica, ancora in fase sperimentale. Chi ha la mutazione vive con il rischio anche dell’85% di ammalarsi di cancro al seno, eppure sottolinea Bonifacino, “solo in Emilia Romagna è previsto un codice di esenzione ticket per eseguire gli esami di screening”.
Una “mutilazione” come quella decisa dall’attrice Angelina Jolie, con l’asportazione totale dei seni non azzera comunque il rischio di poter essere colpiti dal cancro. L’asportazione dei seni, spiega l’esperto, “non protegge del tutto: anche con la mastectomia, infatti, la donna portatrice di tale mutazione genetica avrà comunque il 5% di possibilità di sviluppare recidive, o potrà avere un tumore all’ovaio al quale tale mutazione rende suscettibili”.
Pochi giorni fa una zia di Angelina Jolie è morta a causa di un tumore al seno: aveva lo stesso gene modificato che ha aveva spinto l’attrice a sottoporsi a una doppia mastectomia per prevenire il rischio di insorgenza del cancro. Debbie Martin , 61 anni, si è spenta in un ospedale di Escondido, in California, vicino a San Diego. Era la sorella più giovane della madre di Angelina Jolie, Marcheline Bertrand, la cui morte per un tumore alle ovaie nel 2007 era stata la ragione che aveva spinto l’attrice a farsi asportare i seni.