Cronaca

È morta l’attrice di teatro Franca Rame, femminista sessantottina

Si è spenta all’età di 83 anni l’attrice teatrale Franca Rame. Donna carismatica e coraggiosa, crebbe in una generazione di artisti di antiche tradizioni, forgiata dal fascino dello spettacolo e dei burattini. La magia del Teatro ha sostenuto e plasmato l’anima creativa di Franca Rame fin da bambina; lei, figlia d’Arte, diventò con gli anni attrice di grande talento.

È morta l'attrice di teatro Franca Rame, femminista sessantottina

Nascere nel mondo dei teatranti e nutrirsi di recitazione e drammaturgia significa spesso diventarne parte, fondere il proprio DNA con l’illusione del palco, interpretare la vita da un’angolatura diversa. Maschere, marionette e costumi diventano la linfa vitale di chi del Teatro si innamora, fino a non poterne più fare a meno.

Franca Rame è nata sul palcoscenico: quando era ancora in fasce veniva impiegata nel ruolo di infante per le commedie familiari. Negli anni ’50 entrò a far parte del Teatro di rivista, finché nella stagione ’50/’51 venne scritturata nella compagnia di prosa di Tino Scotti.

 Nel 1954 sposò Dario Fo, compagno in Amore e in Arte, al quale è rimasta legata per tutta la vita e con cui ha avuto un figlio, Jacopo. Assieme all’attore e premio Nobel, Franca fondò una compagnia prolifica e di grande successo, la cui continuità era assicurata dalla collaborazione della coppia, radice stessa del progetto.

Nel 1968 abbracciò l’ideologia sessantottina e fondò il collettivo Nuova Scena, confluendo poi ne La Comune. Mise in scena insieme al marito spettacoli di satira politica e controinformazione, mostrando sempre un’ acuta e attenta ironia. Tra quelli che destarono maggiori polemiche ci fu Morte accidentale di un anarchico, anche se i circuiti più progressisti e aperti ne acclamarono la componente innovativa.

Franca Rame e Dario Fo sostennero il Soccorso Rosso Militante, organizzazione dedita all’assistenza di militanti di estrema sinistra in carcere. Durante gli spettacoli i due attori raccoglievano spesso dei fondi da dedicare agli operai in lotta nelle fabbriche occupate.

Negli anni ’70 l’attrice aderì al movimento femminista e nel 1971 scrisse una lettera aperta riguardo l’oscura morte del ferroviere ed anarchico Giuseppe  Pinelli, pubblicata sul settimanale L’Espresso. Ma pagò duramente la sua denuncia politica: due anni più tardi venne fatta salire a forza su un furgone e violentata da un gruppo di cinque esponenti di estrema destra. La bruciarono con le sigarette, approfittarono di lei per ore, la tagliarono, le spaccarono gli occhiali gridandole: “Muoviti puttana, fammi godere”, mentre il sangue le colava dalle guance e dalle orecchie. La vessazione carnale che subì Franca Rame non fu solo un orribile atto di violenza, ma anche una vera e propria “punizione”, uno stupro politico da parte di fascisti che hanno calpestato l’ indipendenza di una comunista e la sua volontà di difendere la democrazia senza remore. Hanno abusato del corpo e della mente di una donna libera, che sosteneva il Soccorso Rosso, che aiutava i carcerati, che aveva difeso Pinelli.

 Chi non sa usare l’arma della parola si affida alla sopraffazione fisica, come è noto. Ma Franca Rame reagì con dignità a questo gesto indegno, sfoderando  tutto il suo coraggio  a Teatro: due anni scrisse il toccante monologo  Lo stupro , dove raccontò l’abuso di cui fu vittima.

” […]È il turno del terzo. È orribile sentirti godere dentro delle bestie schifose.”

Solo dopo ben 25 anni il processo giunse a sentenza definitiva, ma allo stesso tempo entrò in prescrizione e come purtroppo spesso accade, il reato è rimasto impunito. Nel 1987 l’ex neofascista Angelo Izzo dichiarò al sostituto Procuratore della Repubblica di Milano che la brutale aggressione era stata suggerita ad Angelo Angeli da alcuni ufficiali dell’Arma dei Carabinieri della Divisione Pastrengo. Furono accuse gravissime, confermate poi da un altro esponente della destra milanese: Biagio Pitarresi.

La vicenda è stata oggi riportata anche da un servizio del Tg2 discutibile se non vergognoso: ” Una donna bellissima Franca, amata e odiata. Chi la definiva un’attrice di talento che sapeva mettere in gioco la propria carriera teatrale per un ideale di militanza politica totalizzante; chi invece la vedeva coma la pasionaria rossa che approfittava della propria bellezza fisica per imporre attenzione. Finché il 9 marzo del 1973 fu sequestrata e stuprata. Ci vollero 25 anni per scoprire i nomi degli aggressori, ma tutto era caduto in prescrizione”.

Cosa c’è scritto fra le righe?  Che Franca Rame era anche una provocatrice e che da un certo punto di vista se l’è cercata. Nemmeno  una parola sugli aggressori e sul fatto che si è trattato dello stupro politico di una comunista per opera di fascisti, coperti da un settore dell’Arma dei Carabinieri. Incredibile accettare che un servizio tanto riduttivo su una vittima di violenza carnale sia firmato da una giornalista donna…

Franca Rame fu una donna di grande forza interiore, che continuò ad amare e a rappresentare il magico mondo del teatro fino alla fine, accanto a Dario Fo, col quale ricevette nel 1999  la laurea honoris causa dall’Università di Wolverhampton.

Nel 2006  è stata per due anni senatrice della Repubblica nella lista di Antonio Di Pietro, confermando il suo impegno nei confronti delle battaglie civili.

Salì sul palco l’ultima volta per la messa in scena dell’opera Mistero buffo, scritta da suo marito e riproposta tra il 2011 e il 2012, quasi a suggellare l’unione sentimentale ed artistica dei due eclettici attori.

Mi auguro che la figura di Franca Rame venga presa come esempio dalle persone che vogliano realizzarsi nel campo dell’Arte, da chi non ha paura di contraddire la versione ufficiale delle cose, ma soprattutto da tutte quelle donne abusate e ferite che non trovano la forza di denunciare i propri stupratori.

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Comunicazione e SBS edizioni si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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