Carolina Girasole: ecco come sono le donne di Calabria!
Carolina Girasole, biologa, sposata e madre di due figlie, sindaco uscente di Isola Capo Rizzuto, una delle realtĆ calabresi piĆ¹ problematiche.
Carolina ĆØ una donna, ĆØ nata e cresciuta in Calabria e ha provato in ogni modo a cambiare la mentalitĆ – e la realtĆ - del territorio in cui vive.
Dopo la morte di Fabiana Luzzi Ā un paio di emigranti calabresi hanno scritto lettere e articoli osceni sul come sia vivere da donna in Calabria, ecco, io con questo articolo spero di dimostrare – da donna calabrese quale sono- che l’idea stupida e retrograda di questi due soggetti ĆØ alquanto deviata e forviata.
Carolina per cinque lunghi anni ha combattuto contro le cosche mafiose della zona, piĆ¹ volte ha visto le sue macchine bruciate, il suo nome infangato. Ha subito l’abbandono da parte di un partito, il PD, che l’ha esplicitamente utilizzata per fare campagna politica, per poi abbandonarla a livello locale, perchĆ© si sa, non ĆØ buono pestare i piedi in modo cosƬ chiaro a chi potrebbe farci del male, ha subito ogni tipo di angheria e alla fine, quasi per scherno, ha visto la casa al mare dei suoceri, costruita con tanta fatica, completamente bruciata.
La Girasole perĆ² non si ĆØ mai arresa, ĆØ andata avanti. Ha preso solo il 15% delle preferenze, ma non ha mai abbassato la testa. PerchĆ© lei ĆØ madre di due bambine, future donne calabresi, e ha voluto insegnare quello che mia madre ha sempre detto a me: se pieghi la testa puoi solo guardare i tuoi piedi, ma perdi la bellezza del cielo e delle stelle!Ā
Di donne come Carolina ne ĆØ piena la Calabria. Donne coraggiose, donne con le palle, donne che hanno saputo portare l’eccellenza in una regione abbandonata da Dio e dallo stato!
Voglio ricordare Ciccilla, Brigantessa di Calabria, ha combattuto come e meglio di un uomo, insieme al marito Pietro Monaco, per difendere la sua terra dagli invasori piemontesi;
voglio nominare Giuseppina Pesce, figlia dell’omonimo clan calabrese. Grazie alla sua collaborazione con la giustizia un’intera famiglia mafiosa -nota per essere la prima nel traffico internazionale di stupefacenti e nei rapporti con la mafia cinese per l’importazione di materiale contraffatto-, ĆØ stata arrestata. Legata al clan dei Pesci, per sua sfortuna, ĆØ ancheĀ Elisabetta Tripodi, sindaco di Rosarno, minacciata esplicitamente dal capofamiglia, detenuto in un carcere milanese, ma per assurdo non in regime di 41Bis, che ha utilizzato la carta intestata del Comune di Rosarno per mandare il suo messaggio al sindaco antimafia. Al Sindaco DONNA non importa, va avanti e parla di “Primavera di Rosarno”, di “non potersi permettere di spegnere la speranza”.
La mia mamma, che ha saputo tirare avanti una famiglia, in silenzio, a volte reprimendo se stessa ed i suoi desideri, spronandomi sempre a dare e cercare il meglio di me, a puntare sempre piĆ¹ in alto, ma stando sempre lƬ a raccogliere i cocci in quelle – non poche- volte in cui mi sono distrutta al suolo. Sono la donna che sono perchĆ© lei mi ha insegnato ad essere cosƬ!
Queste, e tante altre, sono le donne di Calabria.
Sono quelle che si rimboccano le maniche, che lavorano, che dicono NO, che alzano la testa e che, sanno essere, scegliendolo consapevolmente, delle ottime mogli e madri, nonchĆ© – e non guasta mai ricordarlo- delle ottime cuoche.Ā
L’impegno maggiore delle donne calabresi ĆØ far capire e insegnare ai propri figli che si deve vivere nella legalitĆ e nel rispetto delle regole sociali. Lo dico da calabrese !
L’impegno maggiore delle donne calabresi ĆØ far capire e insegnare ai propri figli che si deve vivere nella legalitĆ e nel rispetto delle regole sociali. Lo dico da calabrese !
grazie mille, e sono felice che il primo commento sia quello di un uomo, lo dico davvero
grazie mille, e sono felice che il primo commento sia quello di un uomo, lo dico davvero
Gran bel pezzo! Concordo in pieno!
Gran bel pezzo! Concordo in pieno!