Trattativa Stato-mafia: finalmente il processo
Oggi, nell’aula Bunker del carcere Pagliarelli a Palermo, dinnanzi ai giudici della Corte d’Assise, prende il via uno dei processi più importanti della storia italiana, nonché dell’antimafia: la Trattativa Stato- mafia.
I super imputati sono dieci: i boss mafiosi Riina, Bagarella e Cinà, i pentiti Brusca e Cincimino.
Si passa poi ai primi dipendenti dello stato, gli Ex ufficiali dei Ros De Donno, Mori e Subranni, finendo ai politici Dell’Utri e Mancino.
Il Pm Di Matteo, rappresentante l’accusa e che insieme ad Antonio Ingroia ha condotto l’indagine che ha poi portato a questo processo, nei giorni precedenti ha ricevuto lettere di minacce, in cui si rendeva nota la volontà di cosa nostra di uccidere il suddetto PM, in modo da impedire che venissero allo scoperto i rapporti tra Stato e mafia.
Nove dei dieci imputati sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di “attentato mediante violenza o minaccia ad un corpo politico, giudiziario o amministrativo dello Stato, aggravato dall’agevolazione di Cosa Nostra”. Mancino è “solo” accusato di falsa testimonianza, ed i suoi legali hanno già preparato la richiesta di stralcio della sua posizione.
Il Gup Morosini, il 7 marzo ha rinviato a giudizio gli imputati accusandoli di aver turbato la regolare attività dei corpi politici italiani ed in particolare del Governo della Repubblica. Sempre secondo Morosini ed il suo pool – guidato fino ad ottobre da Ingroia e composto, inoltre, dai sostituti Di Matteo, Sava, Del Bene e Tartaglia- i rapporti, e quindi le trattative, tra Stato e mafia, si intensificarono in seguito al maxiprocesso ed alla conferma degli ergastoli per i boss della cupola mafiosa. Con le stragi la mafia ha tentato di condizionare le scelte politiche – si veda l’alleggerimento del 41 bis per 334 persone-.
Mannino, ex ministro per gli Interventi nel Mezzogiorno è accusato di essere il primo ad aver mediato con la mafia, per paura di attentati contro la sua persona, seguito poi dai due ufficiali dei Ros De Donno e Mori, che in seguito alle preoccupazioni espresse dallo stesso ministro iniziarono una frequentazione riservata con l’allora sindaco Ciancimino. – Per la difesa dei due imputati lo scopo della frequentazione era quello di far collaborare lo stesso Ciancimino con la giustizia. Di idea nettamente diversa il figlio dell’ex sindaco, nonché collaboratore di giustizia dal 2008 a oggi, il quale sostiene che Mori e De Donno utilizzassero invece il padre come tramite tra le istituzioni e cosa nostra.
Analizzando la posizione di Totò Riina, il boss, che attualmente sta scontando l’ergastolo inflittogli con il maxiprocesso, è accusato di aver scritto un “papello” con le richieste della mafia e di averlo consegnato ai Carabinieri – cosa questa sempre negata dalle forze dell’ordine- per mano del “medico dei mafiosi” Cinà. Per accelerare questa trattativa, che tardava a partire, fu deciso l’omicidio di Paolo Borsellino, che molto probabilmente era a conoscenza di questa trattativa ed aveva forse avviato delle indagini a riguardo. Proprio in onore della moglie del Giudice, stamattina, nell’aula bunker di Palermo, è stato affisso uno striscione in memoria di Agnese, che fino al giorno della sua morte ha sempre chiesto che fosse fatta verità e giustizia.
In seguito all’arresto di Riina il testimone passò a Provenzano, che diventò il portavoce di Cosa Nostra nella trattativa con lo Stato. Con i provvedimenti restrittivi a carico di Ciancimino non si poté far altro che cercare un nuovo referente tra le file della Repubblica italiana. Qui entra in gioco Marcello Dell’Utri che, secondo l’accusa, nel ’94 avrebbe informato Silvio Berlusconi- che di lì a poco sarebbe stato eletto premier- delle volontà della mafia relative ad esempio all’alleggerimento della legislazione penale e processuale. Richieste ritenute necessarie e ineludibili.
Va infine sottolineato che in aula è presente anche Paolo Ferrero, in qualità di segretario di Rifondazione Comunista, costituitasi parte civile al processo.
Finalmente, a distanza di più di 20 anni dalla morte di Falcone e Borsellino si avvia un processo che potrebbe finalmente riabilitare l’intera politica italiana, escludendo dalle istituzioni tutte quelle figure oscure che hanno preferito consegnare un Paese in mano alla criminalità organizzata piuttosto che combattere una battaglia.
Auguro buon lavoro ed un immenso in bocca al lupo ai PM. Rendiamo libero da questa piaga il nostro Stato!