Boy scout omosessuali: una vittoria per la civiltà
Su tutti i giornali ieri, 24 maggio 2013, si leggeva questa notizia: “I boy scout americani aprono agli omosessuali”.
Sì, proprio così. Quest’associazione, nata nel 1910 ha deciso così, dopo ventidue anni di categorico divieto. L’Assemblea Generale, si è riunita a Grapevine, in Texas, e si è pronunciata a favore dell’ammissione di giovani dichiaratamente omosessuali, con una maggioranza del 60%.
Come è facile immaginare, questo cambiamento epocale non è avvenuto senza polemiche. Il 70% dei finanziatori dei diversi circoli locali di Boy Scout, infatti, è costituito da gruppi religiosi che hanno fin da subito palesato la propria posizione contraria all’ ingresso dei ragazzi omosessuali, e molti genitori minacciano di far uscire i propri figli dall’ associazione: le stime dicono che i ragazzi che potrebbero abbandonare questa realtà sono tra i 100 e i 350 mila. Un’oppsizione che si basa sul codice di “retta moralità” su cui nasce l’associazione.
Una decisione, dunque, che potrebbe creare una strappo interno, sia dal punto di vista di risorse umane, che economico. Una lacerazione che si aggrava nel momento in cui personaggi di una certa importanza, o altri enti che notoriamente sostengono la Bsa (Boy Scouts of America) non prendono una posizione chiara: la Church of The Jesus Christ Latter-day Saints, il partner più grande degli scout americani, aveva dato nei giorni precedenti il suo via libera alla svolta, seppur tacitamente, mentre il National Catholic Council on Scouting non aveva assunto alcuna posizione.
Da sottolineare è l’atteggiamento tenuto dal presidente Barack Obama in questa fase. Già nel febbraio scorso, infatti, il presidente degli Stati Uniti, si è espresso, anche in qualità di presidente onorario del movimento, a favore di questo cambiamento, durante un’intervista rilasciata ai microfoni di CBS Evening News, in cui dichiarava :
Gay e lesbiche devono avere le stesse opportunità e nella stessa forma degli altri a ogni istituzione e in ogni momento della loro vita. I boy scout sono una grande istituzione che promuove tra i giovani opportunità e scelte che poi torneranno loro utili durante la loro vita e a nessuno dovrebbe essere preclusa tale possibilità.
Anche il presidente dei Boy Scout, Wayne Perry, nei giorni immediatamente precedenti al voto si era dichiarato favorevole all’ammissione senza riserva dei giovani omosessuali.
Questa apertura, che va a lacerare il lato più conservatore dell’America, è un cambiamento storico, senza dubbio, anche se non si estende a tutti. Questo riconoscimento, infatti, non vale per i capi scout omosessuali, per i quali il “no entry” rimarrà in vigore. Le discussioni continuano, e continueranno per molto tempo ancora, non c’è alcun dubbio, ma è un primo passo, che fa ben sperare, per l’America, e per il mondo intero. Molti Paesi, infatti, tra cui l’Italia, guardano a questo avvenimento con ottimismo, e auspicano “un’epidemia di tolleranza”. La decisione americana, infatti, segna una vittoria per la civiltà, che si spera possa essere la prima di una lunga serie.
Combattere l’omofobia e la discriminazione non è mai stato facile, e non lo sarà mai. Ma è un dovere che ciascuno deve sentire suo. Nessuno ha il diritto di privare un essere umano di una qualsiasi possibilità, di rispetto, della libertà. Perché è di questo che si tratta. Siamo nel 2013, e ancora viviamo tra l’ignoranza, l’omofobia e l’intolleranza.
Quando ci decideremo a costruire ed esportare una cultura del rispetto e dell’accettazione? Quando daremo finalmente spazio ad una vera civiltà che possa definirsi tale senza abbassare lo sguardo?