L'Agenda Rossa, 21 anni di mistero
Come noto ai più, Paolo Borsellino portava sempre con se un’agenda rossa, regalatagli dall’Arma dei Carabinieri e sulla quale, a detta di parenti, amici e collaboratori più stretti, annotava riflessioni personali e spunti salienti sulle indagini. Nei mesi che precedettero la maledetta data della strage –19 luglio 1992– il magistrato ucciso dalla mafia avrebbe utilizzato questa misteriosa agenda come prolungamento del suo stesso corpo. Era conscio di essere il prossimo obiettivo dei clan mafiosi e forse a quell’agenda aveva lasciato il compito più ingrato, il peso che non poteva buttare sulle spalle di nessun altro uomo, la sua eredità professionale.
Di quell’agenda non si ha più traccia dal giorno stesso dell’attentato di Via d’Amelio.
La Cassazione, con sentenza emessa a novembre del 2009 dalla Sesta Sezione Penale, ha ufficialmente dichiarato che quell’agenda rossa non è mai esista, o meglio, ha escluso tassativamente la presenza della stessa all’interno della borsa del magistrato presa in custodia dal Colonnello Arcangioli pochi attimi dopo l’omicidio di Borsellino.
A distanza di 21 anni ancora il mistero non solo non si è risolto, ma col passare del tempo si è fatto addirittura più fitto. Di pochi giorni fa è infatti lo scoop – già ridimensionato- di Repubblica, che avrebbe scovato la presenza della famosa agenda rossa sul luogo dell’attentato, testimoniando il tutto con un video che a detta del quotidiano dimostrerebbe quanto affermato. La polizia scientifica di Roma, in seguito agli accertamenti effettuati su richiesta della procura di Caltanissetta, ha già ufficiosamente smentito che quella indicata nel video fosse l’agenda di Borsellino, spiegando invece che l’oggetto rettangolare di colore rosso che ha provocato tanto clamore, altro non fosse che un parasole di un auto, danneggiato in seguito all’esplosione.
Bisognerà attendere il 23 maggio per formalizzare l’esito delle indagini.
La storia dell’agenda rossa viene alla ribalta a distanza di pochi giorni dalla proposta shock del parlamentare del PDL, senatore Campagna, di depenalizzare il concorso esterno in associazione mafiosa. Legge che salverebbe “l’amico” Dell’Utri, indagato proprio per questo reato.
Proposta già ritirata, anche in seguito alle pressioni del Capogruppo Schifani, ma che comunque resta clamorosa di per se, soprattutto se si sottolinea che il redattore della stessa è l’ex sottosegretario alla giustizia Giacomo Caliendo. Considerando che la Mafia vive e si alimenta dei rapporti con lo Stato, con gli enti pubblici e con i privati cittadini che agevolano rispettivamente il lavoro delle cosche creando leggi ad hoc, depenalizzando reati e riciclando il denaro derivante dalle attività illecite, se questo ddl fosse passato, anche solo all’esame delle camere, sarebbe stato un notevole passo indietro nella storia dell’antimafia italiana. – Ricordiamo che lo stesso Grasso ha più volte lodato il Governo Berlusconi per il suo operato nella lotta alla mafia-.
Ritornando al discorso dell’Agenda Rossa, credo che l’Italia intera voglia sapere che fine ha fatto e soprattutto cosa contenesse di così importante. Non è pensabile che si sia semplicemente “persa”, anche perché il Giudice Borsellino, in una delle sue interviste rilasciate poco prima della sua morte ad un’emittente francese, ha parlato esplicitamente degli stretti rapporti tra Stato e mafia.
Concludo citando lo stesso Paolo Borsellino e sperando che la verità sulle stragi che ci hanno privato di due grandi personaggi venga presto a galla:
“Mi uccideranno, ma non sarà una vendetta della mafia… forse saranno mafiosi quelli che materialmente mi uccideranno, ma quelli che avranno voluto la mia morte saranno altri“.