Diario quotidiano di una disoccupata qualunque
E’ deprimente, ti senti inutile, imponente.
La mattina ti alzi, presto, come tutti. Cerchi di indossare un sorriso, per non far preoccupare le persone che ami. Pensi che sia l’ultima volta, speri che da domani qualcosa cambi, ti convinci che quello sarà l’ultimo sforzo.
Scegli i vestiti che ti stanno meglio, quelle semplici cose che ti rendono, agli occhi degli altri, una persona affidabile, una di cui potersi fidare.
Poi esci, nonostante la pioggia, il freddo, il sole, il vento.
Magari hai una lista, oppure un posto, un’idea da cui partire e armata di curriculum ti immergi nell’incasinato universo metropolitano.
Sfidi le occhiate di minaccia, le parole dure, le risposte date a mezza voce. Sorridi, ma a volte non ce la fai, rabbia e depressione ti assalgono. Non puoi farci nulla, solo andare avanti e sorridere.
Vuoi un’opportunità, vuoi far vedere chi sei. A volte quasi li supplichi, poi esci, sempre a testa alta. Torni a casa, perchè non puoi permetterti di mangiare fuori.
Accendi il computer, controlli la posta elettronica, ma ancora una volta ti liquidano con un semplice “Grazie della sua candidatura, ma…”.
Ma non ti dai per vinto! Ti iscrivi ad altre proposte, pregando che sia la volta buona.
Lo speri, ogni giorno, tiri avanti con un sorriso. Non scegli più, va bene qualsiasi cosa, vuoi solo far capire al mondo quello che vali.
E Se tutto questo non bastasse? Allora continui, giorno dopo giorno, accettando contratti assurdi, lavori di pochi giorni, sottopagato, sfruttato.
Lo fai per sfidare il mondo. E poi torni a casa, la sera, ti siedi a tavola. I tuoi genitori ti guardano e sorridono.
E tu ti senti impotente. Cosa si può fare? Aspettare? No, devi muoverti, creare, cercare. E allora ti inventi lavori inesistenti.
Essere disoccupato, oggi, ti porta a fare scelte assurde, ti spinge a far vedere al mondo chi sei, sopportando tutto.
Sono una giovane senza speranze, non ho fiducia in quello che verrà. Ho paura di quello che verrà ma in fondo, mi fido di me. Le cose miglioreranno o le farò migliorare. Nonostante il mio essere impotente.
Hai ragione, infatti non voleva essere una critica a chi ha un lavoro, ma al mondo del lavoro, alla situazione che stiamo passando, ai datori di lavoro e ai colleghi che creano queste situazioni ostili. Volevo descrivere lo sguardo di una ragazza alle prese con il mondo del lavoro e soprattutto con la ricerca del primo lavoro. Mi dispiace davvero per quello che stai passando, non mollare.
Hai ragione, infatti non voleva essere una critica a chi ha un lavoro, ma al mondo del lavoro, alla situazione che stiamo passando, ai datori di lavoro e ai colleghi che creano queste situazioni ostili. Volevo descrivere lo sguardo di una ragazza alle prese con il mondo del lavoro e soprattutto con la ricerca del primo lavoro. Mi dispiace davvero per quello che stai passando, non mollare.
Ci sono ambienti di lavoro talmente ostili, talmente competitivi ma di una competitività malsana dove si mette in cattiva luce l’altro perchè non si è in grado di sostenere il confronto, perchè ci sono posizioni ottenute non con le capacità ma con le prevaricazioni di un sindacato che appoggi alcuni piuttosto che altri. Ecco alzarsi alla mattina vomitando perchè tu lì ci devi andare, devi affrontare la giornata e anzichè un vestito ti metti addosso una corazza sperando di arrivare a sera senza soccombere. Un malessere che ti pervade giorno dopo giorno, in certe giornate ti schiaccia. Assenza di stimoli, inizi a lasciare andare anche la casa te stessa, senti che stai morendo ogni giorno sempre di più eppure ti senti dire “eh ma tu alla fine del mese hai uno stipendio, non lamentarti cosa dovrei dire io……” Si ho uno stipendio, ma a quale prezzo?
Ci sono ambienti di lavoro talmente ostili, talmente competitivi ma di una competitività malsana dove si mette in cattiva luce l’altro perchè non si è in grado di sostenere il confronto, perchè ci sono posizioni ottenute non con le capacità ma con le prevaricazioni di un sindacato che appoggi alcuni piuttosto che altri. Ecco alzarsi alla mattina vomitando perchè tu lì ci devi andare, devi affrontare la giornata e anzichè un vestito ti metti addosso una corazza sperando di arrivare a sera senza soccombere. Un malessere che ti pervade giorno dopo giorno, in certe giornate ti schiaccia. Assenza di stimoli, inizi a lasciare andare anche la casa te stessa, senti che stai morendo ogni giorno sempre di più eppure ti senti dire “eh ma tu alla fine del mese hai uno stipendio, non lamentarti cosa dovrei dire io……” Si ho uno stipendio, ma a quale prezzo?