Il libro di Loredana Lipperini, "Di mamma ce n'è più d'una"
Quale libro più consono da recensire oggi, nella giornata della festa della mamma? Il libro di una grande autrice! Loredana Lipperini, un nome, una garanzia. Andiamo prima a conoscere l’autrice. Loredana Lipperini, giornalista e scrittrice, ha diretto giovanissima l’agenzia di stampa “Notizie Radicali” ed è stata fra le prime voci di Radio Radicale, passando poi a Radio Rai, per la quale ha condotto numerosi programmi incentrati sulla musica classica. Dal 1990 scrive sulle pagine culturali de La Repubblica ed è fra i conduttori di Fahrenheit, storico programma di Radio Tre, punto di riferimento per tantissime persone. In precedenza come giornalista ha collaborato, negli anni, a riviste e quotidiani come Sipario, Pianotime, Il Giornale della Musica, L’Unità, Il Secolo XIX, L’Espresso. Per la televisione ha condotto Confini su Rai 3 e una rubrica fissa su L’altra edicola di Rai 2. Come autrice ha firmato la sigla finale della prima edizione di Pinocchio di Gad Lerner su Rai 1, è stata consulente di Milleunteatro (Rai Uno), ha scritto le due serie del programma di scienza per ragazzi Hit Science, la striscia settimanale Mammeinblog e ha scritto con Raffaella Carrà, Sergio Japino e Caterina Manganella “Il gran concerto”, in onda sempre su Rai Tre. Dal 2004 ha un blog davvero molto seguito che si chiama “Lipperatura”.
Il libro in questione come detto è ” Di mamma ce n’è più d’una“, edito dalla Feltrinelli, 314 pagine che si leggono tutte d’un fiato. Questo libro è l’ultimo pezzo della trilogia incentrata sulla figura donna, dopo “Ancora dalla parte delle bambine”, del 2007, e “Non è un paese per vecchie”, del 2010 (tutti e tre usciti per Feltrinelli).
La trama: Il Palazzo d’Inverno di Pechino era luogo di meraviglie e splendore. L’imperatore della Cina, che deteneva il potere più alto, era prigioniero del suo palazzo, proprio in virtù di quel potere. Anche la maternità è un Palazzo d’Inverno: dove è splendido aggirarsi ma da dove non si può uscire. Per secoli è stato l’unico potere concesso alle donne, e oggi torna a essere prospettato come il più importante: l’irrinunciabile, anzi. Lo ribadiscono televisione, giornali, libri, pubblicità, blog. Alle donne, in nome del nuovo culto della Natura, si chiede di allattare per anni e di dedicare ogni istante del proprio tempo ai figli: si dice loro che tornando a chiudersi in casa, facendo il sapone da sole e lasciando libero il proprio posto di lavoro salveranno il paese, e forse il mondo, da una crisi economica devastante. Oppure, se proprio vogliono lavorare, devono diventare “mamme acrobate” in grado non solo di conciliare lavoro e famiglia, ma di farlo con il sorriso sulle labbra e la battuta pronta, magari per raccontarsi su blog che sono il territorio di caccia preferito per tutte le aziende che producono passeggini e detersivi. Nell’Italia dove il mito del materno è potentissimo per le madri si fa assai poco sul piano delle leggi, dei servizi, del welfare, dell’occupazione, dell’immaginario. Ma invece di unirsi, le donne si spaccano: le fautrici dei pannolini lavabili contro le “madri al mojito”, madri totalizzanti contro le madri dai mille impegni, femminismi contro femminismi.
Ho letto il libro e personalmente mi ha colpito il “viaggio” che percorre verso l’universo donna e fa capire, anche, che bisognerebbe andarci piano con la mentalità della “maternità trionfante” per ricordarci il diritto di chi mamma non è. Come dice la stessa autrice:
“Non è necessario diventare madri per essere felici: perché le donne che scelgono di non esserlo spesso non hanno voce, sono considerati ancora oggi un’anomalia, una stortura.”
Concordo con te Paolo. Spesso si dimentica che dietro ogni mamma c’è prima una donna e questo è importante!
Concordo con te Paolo. Spesso si dimentica che dietro ogni mamma c’è prima una donna e questo è importante!
basta avere presente che non c’è un solo modo di essere madre..si può esserlo più o meno serenamente tenendo presente che la perfezione non esiste, con o senza mojito (che poi credo che la maggioranza delle donne si collochi tra i due estremi), che si lavori o no, che si allatti al seno o no..Nessuna madre poi è “solo” madre..neanche le “mamme naturaliste” secondo me. Si è sempre donne, si è sempre persone. Il materno è un tratto della femminilità, non l’unico, ed è, deve essere, e sono sicuro che oggi lo è sempre di più, una scelta..certamente che si scontra con una carenza di servizi e non può sempre essere realizzata.
basta avere presente che non c’è un solo modo di essere madre..si può esserlo più o meno serenamente tenendo presente che la perfezione non esiste, con o senza mojito (che poi credo che la maggioranza delle donne si collochi tra i due estremi), che si lavori o no, che si allatti al seno o no..Nessuna madre poi è “solo” madre..neanche le “mamme naturaliste” secondo me. Si è sempre donne, si è sempre persone. Il materno è un tratto della femminilità, non l’unico, ed è, deve essere, e sono sicuro che oggi lo è sempre di più, una scelta..certamente che si scontra con una carenza di servizi e non può sempre essere realizzata.