Malala voleva studiare. Le donne tra cultura e pregiudizio
Malala é una giovane pakistana che i Talebani hanno cercato di uccidere perché voleva studiare. Ora è diventata il simbolo del diritto delle donne all’istruzione. Tutto è avvenuto perché un gruppo islamico fondamentalista, si oppone all’istruzione delle donne e le costringe a restare chiuse in casa. Suo padre è un insegnante e un poeta. Il suo coraggio è stato raccontato dai mass media di tutto il mondo e lei è diventata un’eroina: il 9 ottobre del 2012 un terrorista è salito sullo scuolabus che la riportava a casa e le ha sparato alla testa.
Ci sono dei posti nel mondo dove una ragazza rischia la vita per poter studiare.
Malala già a 11 anni aveva iniziato a scrivere in un blog inglese e aveva cominciato a denunciare le idee degli integralisti. Il potere della rete è esplosivo e se è usato con criterio, è favorevole per portare avanti una causa importante. Nel caso di Malala, internet ha diffuso la sua lotta per rendere le donne protagoniste della propria vita, in un paese che le soffoca. Al contrario, in Italia internet, sta diventando pericoloso: circolano notizie false e compromettenti. In particolare, sulle donne che ricoprono un ruolo pubblico, si tende a creare un ritratto negativo con parole dure e ingiuriose. E’ giusto o non è giusto? Al di là di queste domande, occorre chiedersi il perché la donna debba essere oggetto di turpiloquio. Ora non si tratta di parlare se sia una signora appartenente allo schieramento di destra o di sinistra: il punto focale è il fatto che essere “donna”, sia sinonimo di appellativi squallidi e inerenti alla lussuria delle favorite dei secoli scorsi.
La soluzione è semplice: occorre usare termini pacati che non colpiscano la dignità di noi donne che siamo impegnate su vari fronti, nella quotidianità. Spesso avviene che quando si lavora in un contesto dove ci sono più donne, sono le stesse donne che praticano il mobbing. Uno dei casi è anche il mio: una signora che ostenta cultura….tenta di opprimermi, ma perde colpi perchè la evito. Evito le sue provocazioni, evito e giro le spalle quando vorrebbe gettare i suoi strali per colpirmi. Lei, non si rende conto del mio atteggiamento astuto ed atletico che attutisce il suo attacco. Noi stiamo vivendo un periodo storico molto delicato e dobbiamo arginare le mine vaganti, con toni molto diplomatici. La disperazione diffusa crea interpretazioni che conducono al gesto eclatante, non al gesto da prevenire. L’obiettivo poi è destabilizzare, distruggere e umiliare la democrazia; farci sprofondare nell’abisso; farci trionfare nell’ indifferenza dell’anima.
Seneca scriveva che ” il giudizio genera il disprezzo” e noi potremo formare il pregiudizio su tutto e tutti. La donna non deve essere oggetto di maltrattamenti, di abusi e di soppressioni, come accade tutti i giorni in Italia.