Cronaca

La madre malata di mente picchia il figlio e lui la uccide a bastonate

mano-di-sangue[1]Sembra impossibile pensare che un figlio possa togliere la vita alla madre, per giunta, malata di mente, eppure è successo. Le storie macabre e di violenza sono all’ordine del giorno ed è sempre più difficile sradicare l’ odio che attanaglia la mente e il cuore delle persone.

Negli Stati Uniti Jeffrey Pyne, un ragazzo di soli 22 anni, trascina sua madre nel garage di casa e inizia a picchiarla con forza, con una mazza la colpisce per ben 12 volte, senza alcuna pietà, senza un minimo di rimorso, distruggendo, allo stesso tempo, l’ amore che dovrebbe legare intimamente un figlio ad una madre.

La donna da tempo soffriva di disturbi della personalità, i medici l’hanno rappresentata come affetta da una “sindrome bipolare, paranoica e schizofrenica“, e, spesso, senza alcun motivo, picchiava il figlio  nella notte senza che lui riuscisse a sottrarsi da quelle aggressioni. La madre finisce addirittura in prigione ma poi viene rilasciata e costretta a seguire una terapia farmacologica che, a quanto pare, non ha portato ai risultati sperati.

Secondo i tecnici il ragazzo sarebbe esploso proprio perchè da anni subiva violenze da parte della madre ed ha colpito, sempre secondo gli esperti, senza rendersene conto.

I giudici, invece, in caso di confessione del crimine hanno pensato ad una  pena che va dai 20 ai 60 anni, forse una pena esagerata ma un omicidio rimane un omicidio e, sembra, che in questo caso non possa parlarsi di legittima difesa.

Intanto l’accusa non ha trovato l’arma del delitto e non ha presentato nessun testimone, insomma molti indizi ma nulla che possa far condannare, oltre ogni ragionevole dubbio, l’imputato.

Mentre la battaglia legale va avanti, si schierano colpevolisti e innocentisti. Il marito della vittima difende suo figlio ed è convinto della sua innocenza. La fidanzata dello studente confermerebbe l’alibi del ragazzo, ricostruendo minuziosamente la giornata del delitto .

Dunque, non resta che aspettare l’epilogo di questa  storia di “ordinaria follia”.

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