Vacanze last minute, per esistenze low cost
In vacanza che fai? Nulla, cerco un volo last minute, mi piace il brivido dell’ avventura. E poi ci sono i low cost, che così almeno risparmio.
Una crisi che ha messo in ginocchio tutto e tutti: vacanze, amori, amicizie, vite. L’ unica cosa che rimane e che ancora non si paga è la parola, è il gergo che possiamo e vogliamo utilizzare. Ci riempiamo la bocca di last minute, cheap, low cost, happy hour, e chi più ne ha più ne metta.
Perché vogliamo vivere sopra le nostre possibilità, con il minor esborso di tempo e denaro. Perché il tempo è danaro, checché il vostro vicino hipster ne dica. E se sprecate tempo, sprecate denaro. Se sprecate denaro, sprecate possibilità. Se sprecate possibilità, sprecate tempo. Un cane che si morde la coda.
Minima spesa, massima resa. Eppure, anche se il viaggio è conveniente, passerò una vacanza stressato perché vorrei visitare musei, vedere film, noleggiare bici, e non prenderò minimamente in considerazione l’idea di poterlo fare, perché comporterebbe un esborso economico. Oltre a risparmiare sull’ aereo, quindi, devo risparmiare anche sulle diottrie: chiudere gli occhi e tenere la testa bassa come fossi un mulo, per evitare di sentire la voglia di svagarmi davvero, visto che sono in vacanza.
Così, la precarietà che proviamo tutto l’anno facendo un lavoro che – quasi sicuramente – non ci piace, la proviamo anche nelle vacanze, nell’ unico momento dell’anno che dovremmo costruirci intorno e goderci appieno. Perché costringerci ad una continua e progressiva precarietà?
Perché non ci piace Euclide. Ci piacciono le cose in progressione, i cambiamenti rapidi e repentini. Se ci piacesse Euclide, sapremmo che le cose stanno così, da un numero talmente grande di secoli che non so nemmeno scriverlo. Invece a noi piacciono i New Media, le nuove tecnologie. Ci piace sperimentare, modificare, vedere per credere. Non sappiamo se quello che stiamo facendo può funzionare, lo scopriremo tra 2 o 3 anni, ma noi proseguiamo nel farlo. Come Hofmann col suo “bambino difficile”. Non lo sapeva che avremmo festeggiato i 70 anni della sua scoperta, eppure l’abbiamo fatto, ed il suo lavoro è stato premiato.
Noi siamo così: bambini difficili, con pargoli ancora più complessi. E non abbiamo idea di quanto siamo fortunati.