Nessuna più. Quaranta scrittori contro il femminicidio
Sul femminicidio, specie negli ultimi anni, è stato detto e scritto tanto; così tanto che si potrebbe essere quasi indotti a domandarsi se non si tratti della solita moda che investe i diversi media, quell’ondata che porta per un po’ a ribadire le stesse tematiche per farle, di lì a poco, cadere nell’oblio del dimenticatoio.
No, nel caso del femminicidio, le cose non stanno così: i dati sulla violenza contro le donne sono ancora tristemente tragici; si parla di oltre 120 donne uccise nel 2012 in Italia. Da qui, la necessità, anzi l’assoluta urgenza, oggi più che mai, di dare visibilità all’argomento, di informare e sensibilizzare.
Quella verso le donne è una violenza che potremmo definire antica, variegata e democratica:
antica perché, dalla notte dei tempi, vuoi per una minore forza fisica femminile e vuoi soprattutto per un retaggio culturale che fa della donna quasi un possesso maschile, l’uomo ha sovente esercitato brutalmente la sua egemonia su quella che, di volta in volta, è stata compagna, sorella o persino passante sconosciuta e inconsapevole.
Variegata perché spazia all’interno di un ampio ventaglio di pratiche che va dall’omicidio fino al maltrattamento psicologico. Democratica perché non guarda in faccia età, provenienza geografica, origine sociale etc.
Sabato 20 aprile, presso la Libreria Ubik di Bologna, ho preso parte alla presentazione di un libro, Nessuna più. Quaranta scrittori contro il femminicidio Elliot edizioni, i cui ricavi di vendita andranno devoluti a sostegno del Telefono Rosa. Quaranta autori hanno scritto ciascuno un racconto, traendo spunto da reali fatti di cronaca legati a questo fenomeno -donne uccise da partner, padri, colleghi o semplici sconosciuti-.
Conoscevo il libro perché, già in precedenza, ne avevo letto ottime recensioni; però, onestamente, prendere parte alla presentazione è stata una vera rivelazione: i diversi autori (quelli che sono riusciti a presenziare all’evento), introducendo i loro racconti, letti da una bravissima attrice, Anna Rita Fiorentini hanno condiviso le loro riflessioni molto toccanti, oltre che assolutamente puntuali, precise e giuste.
In special modo, sono stata positivamente colpita da tre cose: in primo luogo ho trovato davvero importante e bello che ci fossero così tanti uomini attivamente impegnati per quella che purtroppo spesso è una lotta portata avanti prevalentemente da donne. Ascoltare questi scrittori che, nel corso della serata, hanno sottolineato come essere uomini e maschi non sia la stessa cosa e, implicitamente, come l’essere uomo passi per una sensibilità (oltre che chiaramente per il rifiuto di qualsivoglia tipo di violenza), un rispetto e una stima per la donna ineludibili. In seconda istanza, nella mia mente, è rimasta impressa una frase, un’affermazione, che poneva al centro il valore del linguaggio, il modo in cui noi nominiamo le cose, la realtà; capita spesso, infatti, che certi aggressori, nel difendersi, usino espressioni come “ma era solo uno schiaffo, solo una sberla, non l’è rimasto neppure il segno!” etc.
Tutto questo è inaccettabile perché “uno schiaffo”, a prescindere dal fatto che lasci o meno un segno visibile, è un gesto inaccettabile, brutale, incivile e da rifiutare con durezza e determinazione. Uno schiaffo è emblema di prevaricazione, mancata comunicazione, prepotenza e disagio. Quindi, non solo battersi affinché certi episodi non si verifichino più, ma anche chiamare le cose con il loro nome, non tentare di addolcirle o edulcorarle perché è chiaro a tutti come, in un certo senso, nominare il mondo contribuisca anche a dargli forma, proprio a plasmarlo e determinarlo, inconsciamente a legittimarlo o viceversa condannarlo. Non a caso, e qui mi collego al terzo motivo per cui ho tanto gradito l’ascolto dei diversi contributi, violenza non è solo quella che nasce dal braccio che si scaglia, ma pure quella sottile, e per questo subdola, celata dietro l’insulto, la frase finalizzata a sminuire, l’osservazione umiliante etc.
Tirando le somme, mi sento vivamente di consigliarvi la lettura di Nessuna più. Quaranta scrittori contro il femminicidio perché i racconti sono scritti benissimo, per ciò che concerne trama e lingua, e ancor più per dare il vostro contributo (si sa che ogni piccolo gesto ha un suo valore) ad una causa importante com’è quella della lotta contro la violenza subita dalle donne.