Medicine non convenzionali: che cos'è l'Omeopatia
-Parte prima-
Nel ventesimo secolo la società è profondamente mutata e con essa la nostra salute. La farmacologia riesce oggi a curare malattie fino a un secolo fa mortali, allungando l’aspettativa di vita fino a circa ottanta anni. E’ cambiato però anche lo scenario in cui ci troviamo a vivere: inquinamento, cibi raffinati e stress quotidiano si dimostrano nemici sempre più agguerriti, che minano continuamente l’equilibrio del nostro organismo.
Dunque viviamo di più, ma allo stesso tempo ci ammaliamo di più, facendo spesso un uso spropositato dei medicinali. Questo fenomeno, a volte un vero e proprio abuso, ha causato nascita di “malattie da farmaco”.
Si sta diffondendo però una metodologia di cure alternative che potrebbero far fronte a questa “dipendenza “, escludendo il rischio degli effetti collaterali che i farmaci procurano: l‘Omeopatia. La Medicina omeopatica è considerata dall’Organizzazione mondiale della Sanità una pseudoscienza, che avrebbe solo un blando effetto placebo. Buona parte della comunità scientifica è infatti restia nell’accettare le terapie alternative, giudicate senza un fondamento scientifico.
In realtà molti medici affermano che la pratica omeopatica può essere fonte di grande benessere. Essa viene utilizzata in oltre 80 paesi nel mondo ed in molti di questi è stata inserita a pieno merito nell’ambito del sistema sanitario, sia per l’efficacia dimostrata in anni di sperimentazione, sia perché risponde alla richiesta crescente di terapie meno invasive e meno costose rispetto alle Medicina convenzionale.
In Italia quasi il 15% della popolazione si affida ai farmaci omeopatici e in molte regioni stanno aumentano gli studi di settore che valutino definitivamente l’efficacia delle cure alternative.
L’Omeopatia è stata teorizzata per la prima volta dal medico tedesco Samuel C. Hahnemann, che nel 1790 ne definì le leggi fondamentali. Egli si accorse che esistono sostante che se usate in “dosi ponderali” , provocano sintomi simili a quelli delle malattie che vanno a curare: provando su se stesso la corteccia di china, utilizzata per curare le febbri malariche, osservò infatti che gli recava sintomi riconducibili alla malattia stessa. Iniziò così a formulare la “legge dei simili”, secondo cui “il simile si cura con il simile” . Studiò veleni e sostanze farmacologicamente attive come la Belladonna, l’Arsenico, il Mercurio e le sperimentò su persone sia malate che sane.
Hahnemann affermava che ogni sostanza curativa provoca nell’uomo sano gli stessi sintomi che può curare nel malato, da qui la definizione di sostanza “omeopatica” – dal greco ὅμοιος “simile” e πάθος “sofferenza” – in quanto usata per una malattia che assomiglia alla sua tipologia di tossicità. “Nell’essere vivente un’ affezione viene permanentemente eliminata da un’altra affezione più intensa se questa è simile alla prima nella sua manifestazione”.
Come utilizzare dunque sostanze altamente tossiche? Il medico tedesco giunse alla conclusione che fosse necessario diluirle, seguendo la logica di Paracelso – XVI secolo -: “la definizione di veleno dipende esclusivamente dalla dose”.
D’altro canto il termine φάρμακοv in greco non significa forse “veleno”?
Molti studi recenti, riconducibili alla Medicina ufficiale, non riescono però ancora a dimostrare gli effetti curativi della pratica omeopatica. La Comunità scientifica afferma che il successo sociale di tali pratiche terapeutiche sia dovuto semplicemente all’effetto placebo.
Il termine φάρμακοv = farmaco
Scusate se non l’ho specificato 🙂
Il termine φάρμακοv = farmaco
Scusate se non l’ho specificato 🙂