Brunetta il lavoratore e le famiglie in cerca di lavoro
Nel 2012 995.000 famiglie dichiaravano che tutti i membri del loro nucleo familiare fossero in cerca di lavoro – fonte Istat-. Ipotizzando che ognuno di questi nuclei familiari sia formato da solamente due componenti, ciò indica che almeno 1.990.000 persone hanno preferito patire la fame e le restrizioni economiche piuttosto che prodigarsi realmente per la ricerca di un posto di lavoro.
L’onorevole Renato Brunetta è arrivato al nodo della questione:
“ Non è vero che in Italia non c’è lavoro: chi vuole un posto lo trova. Ai mercati generali cercano scaricatori, ma nessuno vuole alzarsi alle 5 di mattina”.
Il parlamentare PDL ha ragione. Non esiste un cancro tipicamente italiano che impedisca a chiunque si ritrovi senza lavoro, o semplicemente finisca gli studi, di crearsi un futuro dignitoso o di fare progetti che superino i tre mesi.
I mercati generali sono la risposta a tutto!
Io, da calabrese, rincaro anzi la dose:
Meridionali che abbandonate la vostra terra in cerca di lavoro, siete e resterete dei viziati bamboccioni! Invece di cercare l’America altrove, andate a raccogliere i frutti dei vostri campi, in questo periodo, e per tutta l’estate, cipolle e pomodori sono assicurati. Non lamentatevi altrimenti degli immigrati africani che vi rubano il posto di lavoro. Quelle cinque euro per 12 – 15 ore di lavoro al giorno potrebbero essere vostre se la smettesse di essere così choosy!
Adesso che ho suscitato il vostro riso – amaro- vorrei analizzare seriamente l’ennesima brutta figura del Parlamentare della Repubblica Italiana.
Queste frasi dette da un uomo con un passato come quello di Brunetta non fanno altro che alimentare la rabbia in chi davvero non sa come arrivare a fine mese. Le consulenze da migliaia di euro, lo stipendio da parlamentare, cattedre in università in cui non lo hanno mai visto fare il professore, dimostrano per l’ennesima volta l’incapacità della classe politica italiana di analizzare seriamente e complessivamente il mondo del lavoro in Italia.
E’ molto più semplice dire che la gente non vuol fare lavori umili piuttosto che domandarsi perché il 99% dei posti di rilievo siano occupati da gente con cognomi noti, mentre 1 giovane su 3 sia disoccupato e gli altri due assunti con co.co.pro. E’ molto più rassicurante per chi dovrebbe decidere e legiferare sulla vita del popolo che lo ha eletto, dire e pensare che siano i componenti dello stesso a preferire lavori a tempo determinato, contratti da fame e lavori in nero piuttosto che un lavoro – umile o meno non è importante- che garantisca di provvedere a se stessi ed alle proprie famiglie – quando si decide di averne una a prescindere da tutto- in modo onesto e dignitoso.
Si perpetua ancora una volta l’idea che le cose vadano bene – questa volta non si parla di ristoranti pieni o di massaie incapaci a far la spesa, ma di mercati generali vuoti- e che l’immagine che hanno all’estero dell’italiano pizza e mandolino sia reale.
Solo una classe politica seria e realmente interessata al bene del Paese che rappresenta – e non solo a quello del proprio portafogli- si impegnerebbe per emanare leggi che concedano ai datori di lavoro di avere serie ed importanti detrazioni fiscali e a chi desidera diventare imprenditore contributi che gli permettano realmente di avviare la propria attività.
I nostri politici sono invece – e solo- impegnati a: gridare dalla D’Urso, gridare da Giletti, gridare in Parlamento, in Piazza ed in streaming…
A noi invece, a furia di piangere e contare i pochi spiccioli a disposizione ogni mese, non sono rimasti né gli occhi, né le dita.