Cronaca

Fibra: gli artisti lo difendono e il I Maggio? Forse Taranto.

Paola ZukarSono donna, ho 45 anni e una figlia di 10 e sono la manager di Fabri Fibra, Marracash e di altri artisti rap che, con le loro parole e il loro talento, raccontano il mondo di oggi come nessun altro sa fare. Può non piacere, certamente, ma questa diventa un’altra questione, rispettabilissima. Il rap è nato oltre trent’anni fa negli Stati Uniti, a New York, più precisamente nel South Bronx, forse la zona con la più alta concentrazione di violenza tra i giovani di quel periodo e nasce con l’urgenza di tradurre quella violenza in qualcosa di astratto. Quando ti mancano le parole per spiegarti, vai dritto alla gola del tuo avversario e usi le mani, ma se impari ad usare le rime e le rendi taglienti, efficaci e “letali” tutto viene sublimato e nel migliore dei casi può diventare una forma d’arte. Questo è successo con il rap in America e sta succedendo anche qui, con i nostri soliti ritardi accademici. L’Italia non accetta facilmente i cambiamenti, non vuole le novità, il suo DNA è la tradizione, non l’evoluzione. Il rap, nel 2013, da moltissimi adulti non viene minimamente capito, a dire il vero credo che non sappiano nemmeno cosa sia. Molti fortunati hanno i loro traduttori simultanei nei figli: sono i ragazzi che questa volta hanno in mano le chiavi della comprensione e così il rap diventa uno strumento prezioso per entrare nel loro linguaggio, spesso indecifrabile e metaforico. Poiché provocatorio di natura, nelle famiglie pronte al dialogo, la musica rap apre discussioni, riflessioni,  apre un varco nel muro dell’incomunicabilità generazionale che abbiamo tutti in casa. Ma no, molti non vogliono nemmeno provarci. Meglio etichettare, banalizzare, ridurre a misoginia, sessismo, violenza… E siamo punto e a capo. Paola Zukar

Questa lettera è solo l’inizio di un piccolo iceberg che si è schierato contro la censura preventiva che ha visto vittima Fabri Fibra per il concerto del I maggio a Roma, a parte la sottoscritta che lo difenderebbe anche di fronte a un branco di lupi affamati, mi ha fatto piacere vedere che tanti artisti e personaggi hanno ritenuto ingiusta e senza senso alcuno la sua esclusione dal concertone.

Paola Zukar e Fabri FibraPrima fra tutte, l’avete appena letto, la sua manager Paola Zukar, la quale spiega bene i meccanismi del rap e mi ha dato sempre l’impressione di essere una donna molto umana, una che non guarda solo gli interessi e i soldi, in lei si vede il lato umano, quello che si affeziona alla presenza di qualcuno nella tua vita, anche se solo per motivi di lavoro, ho sempre avuto questa sensazione, ogni qualvolta che l’ho vista accanto a Fibra. Questa lettera, poi, lo dimostra: poteva fregarsene, non gli cambia certo la vita, né a lei né a Fibra per fortuna, essere su quel palco, soprattutto sapendo che c’è un tour ricco e impegnativo che vede Fibra in giro per tutta Italia.  Eppure l’ha scritta e anche di cuore si vede, lei conosce l’uomo che c’è dietro a quel personaggio, non solo i meccanismi del rap, lei sa chi è Fabrizio e il suo pensiero.

E poi, basta guardarlo, ma davvero si può pensare che uno come Fibra possa essere il mostro tanto riecheggiato dalle femministe? Lui che per timidezza abbassa quasi sempre lo sguardo dalla telecamera, lui che davanti ai complimenti di Maria De Filippi si stava sciogliendo, con quel suo sorrisetto e quell’espressione che ti dice chiaramente: ” Sto per diventare rosso, aiuto mi manca l’aria!”. Lui che ammette che la musica gli ha permesso di entrare in contatto con il mondo perché è un solitario per quanto è timido, uno cosi può essere un sessista, misogino e omofobo?

Allora siamo tutti pazzi che lo difendiamo? Jovanotti ha perso la ragione quando ha scritto su twitter:

“Mi sembra assurda questa censura a Fabri Fibra da parte dei sindacati, Fibra è un acceleratore di immagini, la sua è arte!”

E’ arte, Jovanotti ha detto bene, non si può censurare l’arte è ridicolo, allora togliamo tutte le statue nude con tanto di genitali belli in vista, potrebbero deviare i bambini e i giovani, perché non lo fanno? Perché è arte, ebbene signori anche la musica è arte, quindi anche qui vale lo stesso discorso.

Anche Elio deve essere impazzito, anche lui ha difeso Fibra su twitter:

“Elio e le Storie Tese sono contrari a ogni tipo di censura quindi anche a quella preventiva imposta a Fibra, al quale manifestiamo solidarietà artistica!”

Ma guarda… anche elio parla di arte, ma sarà un caso? Persino il Fatto Quotidiano difende Fibra e si chiede quale sianmo i veri motivi dell’esclusione, politici? Forse, ultimamente al “Il Testimone” , Fibra aveva confidato a Pif di avere rispetto solo per un politico, pur non votando da anni:

“Perché votando, diceva Fibra, non si vota la politica o il politico, tanto meno l’ideologia  ma si votano le banche, t entri metti il voto a un partito ma in realtà stai votando una banca! L’unico che rispetto è Grillo, ma lui sta facendo un discorso troppo futuristico per questa Italia e per gli italiani, i quali sono conservatori, i cambiamenti e le diversità li spaventano, vogliono le cose sempre uguali almeno sanno con che cosa hanno a che fare, il nuovo li spaventa!”

E chi può dargli torto ? Guardate il Pd e il Monte Paschi di Siena, partito uguale banca, voti il partito ma in realtà voti la banca che ha alle spalle, Pdl e Mediolanum, uguale stessa storia, ma come ho già detto Fibra è un attento osservatore di ciò che lo circonda:

“Sono stanco di passare per il cattivo della situazione, il sessista, l’omofobo, mi accusano di fare testi contro le donne? Io scrivo quello che vedo e non quello che penso!”

E grazie Fibra e continua a farlo, te lo dice una donna. La conclusione di tutta questa storia, però, evidenzia ancora una volta, quando l’Italia sia un paese strano, qui le cose spesso funzionano al contrario, si tolgono i soldi ai pensionati e si mantengono i privilegi dei ricchi, finisce in galera chi ruba una mela, magari per fame, e si lasciano liberi chi porta i patrimoni nei paradisi fiscali, ovunque vince la maggioranza, qui da noi la minoranza.

Tutti vogliono Fibra al concerto del I maggio tranne la D.I.R.E., ma chi se ne frega delle ragioni del popolo, d’altronde se ne frega anche la politica quindi si sentono autorizzati a farlo, diamo ragione alla minoranza, a un gruppo di femministe che partono con i preconcetti già stabiliti e non vanno a vedere fino in fondo cosa stanno giudicando e, peggio, infangando.

Oltretutto le femministe in questione sono pure poco disponibili al dialogo, io stessa gli ho mandato un’e-mail, spiegando chi è Fibra, quale stile usa, il suo modo di fare testi, il suo pensiero, gli ho chiesto di confrontarci sulla base delle sue interviste, gli ho proposto di conoscerlo meglio prima di giudicarlo, avete ricevuto voi una risposta? No? Bene, neanche io! Neanche una risposta misera per dirmi “si grazie, ma tanto non ci interessa, noi la pensiamo cosi!”.

Niente il vuoto assoluto, allora qui signori miei, non è più censura soltanto, non è più la difesa di una posizione, quando manca il dialogo e il confronto, quando uno punta i piedi e dice: “Deve essere cosi e basta!”, allora si parla di dittatura, il D.I.R.E. ha fatto dittatura su Fibra, non accetta il minimo confronto, il minimo dialogo, stiamo ancora in democrazia? Per fortuna che c’è anche chi la pensa diversamente, come gli organizzatori del concerto del I maggio a Taranto, i quali hanno invitato ufficialmente il rapper a cantare, sottolineando che il loro palco “è aperto a chiunque abbia voglia di parlare di lavoro, situazione sociale, insieme con gli operai, qui da noi Fabri Fibra è il benvenuto!”.

Non dovrebbe essere questo lo scopo del I maggio? Si? Bene allora Fibra ci sta in pieno dentro al discorso, nessuno è più sociale e lavorativo, quindi speriamo che decida di andare al concerto del I maggio che più gli s’addice, quello di Taranto, perché quello romano ha perso, già in partenza, il suo valore e scopo primario.

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

Cosa ne pensi?

error: Condividi, non copiare!