Cronaca

SenzaBarcode Raccontano: Loop-Story: "Due Anime"

Ognuno di loro ha scritto qualche riga adesso le regalano a voi. SenzaBarcode Raccontano!

La luce del nuovo mattino si rifletteva sulle onde che, infrangendosi sugli scogli, rompevano il silenzio che regnava sovrano sulla piccola casetta Blu. Lo sapeva che quella pace sarebbe durata ben poco, se lo sentiva. Lui, che aveva fatto di tutto per portare serenità, per rendere tutti felici, lui era riuscito a rovinare ogni cosa. Si scostò dalla finestra aperta sul mar Mediterraneo e con una lentezza a sconosciuta e lontana, si avviò verso la sala da pranzo. Il cuore in gola, la testa che gli girava: era il momento.

Loop-story Due anime

Prese dal tavolo il taccuino dove segnava tutto e si mise a sfogliarlo fino alla pagina dove aveva appuntato questa frase:

“il 17 luglio tornerà Giacomo dall’Inghilterra”.

Erano anni che era partito dietro pressione di tutti i cittadini del villaggio, si era comportato in maniera spregevole nei confronti dei figli ed era diventato inviso ad ogni abitante, fu come una specie di ostracismo. Quella piccola comunità aveva sempre vissuto in armonia, quasi isolata dal mondo si era creata un piccolo paradiso di autosufficienza dove la solidarietà era diventata una tacita regola, dove l’uomo viveva in armonia con la natura, ma Giacomo aveva fatto fortuna ed era intenzionato a tornare. Come comportarsi senza compromettere tutto?

Quando un mobile non ti piace è inutile spostarlo da una parte all’altra della casa, resterà sempre orribile! Le sue bugie avevano aiutato il villaggio e la sua famiglia a costruire un quieto vivere che con il ritorno di Giacomo si sarebbe frantumato in mille pezzettini, era arrivato il momento di guardare in faccia la realtà, di affrontarla, di prendere quel mobile e buttarlo fuori dalla finestra. La casetta blu, che aveva contenuto fino ad allora quel segreto doveva aprirsi e coraggiosamente cercare di perdonare.
Perdonare: ecco cosa doveva fare. Sua madre glielo ripeteva sempre quando era piccolo: lui non sapeva perdonare. E come poteva? Giacomo, suo fratello, lo aveva abbandonato e ora era intenzionato a tornare con la sua solita spavalderia. Per lui non era successo nulla, il maltrattamento dei figli e della moglie erano solo un ricordo. Ma nella casetta Blu niente veniva dimenticato: ogni torto, ogni carezza, ogni gioia erano vive, senza tempo. Lui che nella casa Blu era cresciuto, aveva fatto sue queste realtà. Giacomo, invece, era l’opposto. Il segreto che aveva nascosto nelle fondamenta, nei muri, della casa, ora voleva uscire, macchiare come petrolio ogni centimetro della città.

Malgrado tutte le ipotesi che aveva preso in considerazione nessuna gli appariva sufficientemente adatta a risolvere il problema. Per lui quell’inaspettato ritorno era diventato un ossessione ci pensava in continuazione e ad un tratto si accorse che la sua mente cominciava a sbiadirsi. Vacillava davanti a quell’idea che stava prendendo il sopravvento, ma non vedeva altra uscita e rimase atterrito.
Pensieri su pensieri che ne costruiscono altri fino a creare una montagna di utopiche realtà che come sempre Giacomo non riusciva a mettere in pratica. Quando si riprese, si ritrovò in bagno, il flacone era aperto e le pillole sparse sul pavimento rappresentarono il suo evidente fallimento. Non era in grado da solo, di affrontare quello che stava per succedere. Sua moglie aveva già minacciato di lasciarlo mille volte se avesse permesso il ritorno nelle loro vite di quella persona che aveva tentato di rovinarle troppe volte, lei ne portava a ancora su di se i segni. A Giacomo serviva qualcuno, un amico, ma per colpa di sua fratello non ne aveva più, ripensò a Giulio e a come l’aveva accusato ingiustamente, pensò che ora era lui a dover chiedere perdono e così fece.
Lo chiamò. Alzò la cornetta e tremante compose il numero. Rispose Giulio e dopo una serie di battute e qualche scusa, ritornò tutto come prima. Non voleva confidargli quello che era successo la notte prima, le pillole e i ricordi, quindi lasciò la sua mente vagare, parlando di tutto, ma in sostanza di niente. Ora, però, la parte più difficile era parlare con sua moglie Maria, del segreto di suo fratello. Lei aveva sempre capito che c’era qualcosa che, pian piano, stava divorando le loro vite, qualcosa di cui lei ignorava la verità ma la cui esistenza la colpiva nel profondo. Una verità nascosta, celata. Come mai sua cognata era sparita senza lasciare traccia? Dove era sparita? le risposte che lei per anni aveva morbosamente cercato avevano trovato il modo di tornare.
Purtroppo e per fortuna sua moglie non aveva trascorso la notte nella casa sul mare. Aveva dormito con la madre, malata ma non grave, per tenerle quella compagnia che solo una figlia può dare.

Il nostro eroe non poteva quindi condividere il peso del destino di Giacomo con la moglie, per questi argomenti una linea telefonica peggiora solo le cose. Ma la lontananza della consorte aveva anche il suo lato positivo. Lei non lo aveva visto in preda alla follia della notte precedente.
A ripensarci non sapeva se essere lieto o terrorizzato, in genere le persone mandano giù un flacone di barbiturici fidandosi dell’ overdose, lui si era fermato. Non voleva lo stordimento e l’ oblio perché desiderava punirsi per ciò che aveva compiuto. Si era limitato ad una dose non letale, quasi anestetizzante, perché aveva bisogno di essere sveglio e allo stesso tempo non aveva il coraggio di sopportare il dolore fisico. Prese un coltello, un classico, “banale fino alla fine” pensò con triste ironia. Si diresse allo specchio mentre stringeva il suo boia nella mano sinistra. Non ne sentiva il peso a causa delle pillole. Stava per piantarsi la lama in pancia, nella speranza che tutto quello che teneva nascosto dentro di sé uscisse fuori e lo lasciasse in pace. Ma aveva sbagliato la dose, non cadde come corpo morto cade, andò in anestesia. Così per qualche milligrammo si salvò la vita. Guardò il calendario.“17 luglio”.
17 Luglio? Quella data gli rimbombava in testa più dell’adrenalina che il gesto che aveva appena tentato di compiere gli aveva procurato. 17 Luglio?? Mentre i suoi pensieri si fossilizzavano su quella data, qualcuno busso alla porta, i colpi battevano contemporaneamente anche nel cuore di Giacomo e fu lì che successe qualcosa di strano, l’improbabilità possibile. Giacomo con la testa fra le mani, in ginocchio sul tappeto davanti alla porta, tremava, piangeva, iniziò a sudare, le gocce solcavano il suo corpo, le pupille si dilatarono e si ritrovò con la schiena sul pavimento e il viso rivolto al soffitto quando sentì qualcosa uscire dal suo corpo e abbandonarlo. Fu un attimo e quando si riprese, era lui, stava bussando forte alla porta della casetta blu, era successo di nuovo, come quella sera di tanto tempo fa, le loro anime si erano scambiate …

Improvvisamente rimase folgorato da un pensiero lancinante! Lui e Giacomo erano la stessa persona! O meglio Giacomo non era che una proiezione immaginaria che il suo io aveva costruito per alleviare il senso di colpa che lo aveva sopraffatto quando in un’altra città aveva abbandonato la moglie ed i figli per seguire un rovinoso e misterioso istinto che lo aveva portato lì, nella casetta blu. La sua mente si era difesa così, scaricando sull’immaginario Giacomo, tutte le colpe che non riusciva più a sopportare. Ecco perché si era impegnato così tanto per dare felicità a quel luogo ed ecco perché quella sensazione di avere rovinato tutto: era la vita precedente. Questa intuizione improvvisa, questo chiarimento con la sua coscienza, piano piano lo stava risollevando e cominciò a sentirsi sereno.

Il passato era lontano ormai e lui si sentiva come rinato! Uscì dalla casetta blu e si diresse verso la casa della suocera: aveva deciso di raccontare tutto a sua moglie.

Grazia, Martina, Francesco e Marco.

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