Corea del Nord: gli Stati Uniti disposti ad una trattativa
Dopo le concitate notizie di questi giorni circa un possibile attacco termonucleare da parte della Corea del Nord, rivolto tanto agli USA quanto al Giappone, sembrerebbe che i toni della contesa si siano -fortunatamente- abbassati, dando più spazio all’azione diplomatica.
Le opinioni degli osservatori, però, sono contrastanti: da una parte ci sono i sostenitori della possibilità che Pyongyang dia forma alle proprie minacce e dall’altra quelli che ritengono che tutta la retorica scatenata da Kim Sung-on rispecchi solo dinamiche interne al Paese e che sia solo il modo di attirare l’attenzione del popolo. In un caso o nell’altro il livello d’allarme dell’apparato militare alleato resta alto al cosiddetto livello 2. Il punto fondamentale è che seppure la Corea del Nord possiede le competenze e le strutture necessarie alla costruzione di un ordigno nucleare, non si può verosimilmente credere che queste siano effettivamente operative, visto che ancora non ha testato il missile Musudan posizionato sulla costa orientale.
“Il missile Musudan, di cui tanti attendevano il lancio, non è mai stato visto in volo” queste le testuali parole di Steven Pifer, responsabile del Centro 21st Century Security and Intelligence.
Washington intanto tenta di portare il leader nordcoreano a un tavolo di trattative nel tentativo di risolvere la delicata situazione col dialogo diplomatico. Il problema che si pone ora, secondo il corrispondente di Euronew a Washington, Stephan Grobe, è che Kim Sung-on pone come condizione il fatto che gli venga riconosciuto lo status di potenza nucleare e che il ruolo della Corea del Sud sia marginale