Studio UNICEF sul livello di benessere dei minori
Secondo i risultati dello studio dell’UNICEF sul livello di benessere dei minori in 29 paesi ricchi e industrializzati, l’Italia si colloca al 22.mo posto.
L’UNICEF (Fondo internazionale d’emergenza delle Nazioni Unite per l’infanzia) ha pubblicato a Ginevra i risultati dello studio sul livello di benessere dei bambini in 29 paesi ricchi e industrializzati. La vetta della classifica è occupata da Paesi Bassi, Norvegia, Islanda, Finlandia, Svezia, Germania e Lussemburgo. L’Italia si colloca al ventiduesimo posto, dietro a Spagna, Ungheria ed Estonia, mentre agli ultimi posti si trovano Stati Uniti, Grecia, Lettonia, Lituania. La classifica si basa sulla media di cinque dimensioni: benessere materiale, salute e sicurezza, istruzione, comportamento a rischio, condizioni abitative e ambientali.
Guardando questi parametri singolarmente, scopriamo che il nostro paese si trova al 23.mo posto per il benessere materiale, al 17.mo per salute e sicurezza, al 10.mo per comportamenti a rischio, al 25.mo per l’istruzione e al 21.mo per condizioni abitative e ambientali. L’Italia si trova inoltre, insieme a Portogallo, Spagna e Grecia, nella terza fascia più bassa della classifica sulla povertà infantile relativa, con il 17% dei bambini che vivono sotto la soglia di povertà. A tal proposito, è intervenuta su Radio24 alla puntata del 10 aprile di Focus Economia, Linda Laura Sabbadini, direttore centrale Istat, ricordando che in Italia i bambini che vivono in condizioni di povertà assoluta -i più poveri dei poveri per intenderci- sono 723000, di cui più di 400000 vivono nel sud. Prosegue la Sabbadini dicendo che i segmenti più fortemente esposti a tale problema sono quelli che vivono nella fascia sud del nostro paese e i bambini figli di immigrati, concentrati maggiormente nella fascia centro-nord del paese.
La direttrice collega poi la povertà infantile al basso tasso di occupazione femminile.
Altri dati poco rassicuranti: il nostro paese ha il più alto tasso di “Neet” (Not in education, employment or training), dopo la Spagna, con l’11% dei ragazzi e giovani che non sono iscritti a scuola, non lavorano e non frequentano corsi di formazione. Ci troviamo inoltre al livello più basso per quanto riguarda i bambini che svolgono attività fisica quotidianamente, mentre alto è il tasso di fumo tra i ragazzi. Siamo posizionati al 24.mo posto per quanto riguarda i risultati scolastici, al 26.mo posto per l’esposizione all’ inquinamento atmosferico, e infine al 20.mo posto quando viene chiesto direttamente ai bambini di valutare la qualità della loro vita, nel rapporto con i genitori e con i compagni. Per fortuna, tra i diversi dati piuttosto negativi del rapporto dell’UNICEF, troviamo l’Italia collocata all’ ultimo posto per numero di bambini che hanno subito atti di bullismo (l’11%), nettamente in calo rispetto ai dati del 2000. Da questa classifica e da questa sfilza di dati capiamo che il nostro paese deve investire sull’ infanzia, per far sì che non siano i bambini a pagare le conseguenze della crisi economica e dei mancati investimenti, e per dare loro quello che si meritano: un presente e un futuro migliore.