Cronaca

La cultura Hip Hop: il breaking prende vita.

Abbiamo visto come il writing ha dato vita, con l’evolversi degli anni, alla corrente hip hop e abbiamo anche visto che le  sottocategorie della cultura hip hop sono in tutto quattro, oggi in questo articolo parlerò della seconda disciplina, che è nata come la prima per le strade del quartiere di New York, il Bronx, ma ha una storia particolare e affascinante alle spalle, che vale la pena conoscere: andiamo a scoprire le origini del breaking.

la cultura hip hop: il breakingStiamo in pieno 1968, guarda caso, il Bronx vive un periodo nero, le lotte tra le gang hanno ridotto il quartiere in un vero campo di battaglia, si lotta per la supremazia, centinaia di ragazzi, per la maggior parte afroamericani e portoricani, si sfidano a suon di risse e coltelli, molti di loro pagheranno con la vita questo periodo sanguinoso che ha caratterizzato il quartiere newyorchese.

Il writing ha tolto molti ragazzi dalla strada ma non è stato sufficiente, la popolazione vive nella miseria e i ragazzi, che non vedono futuro davanti a loro, sentono di non avere nulla da perdere e tirano fuori il peggio di loro, ma qualcosa sta cambiando, nell’aria si avverte qualcosa di diverso, qualcosa che, a un certo punto, salva la vita di molti di loro.

L’ondata pacifica e rivoluzionaria del ’68, il motto “fate l’amore e non la guerra” che arriva dai giovani americani invade anche il Bronx, cosi dopo anni di sanguinose lotte e giovani morti per la conquista del territorio, le tre gang più in vista e che si erano date battaglia per la supremazia, arrivano a un tregua.

Il Ghetto Brothers, i Skulls e i Black Spades ( tra cui c’era un futuro giovane Afrika Bambaataa) trovarono una mediazione, il patto fu sigillato seguendo il motto: “la pace tra tutte le bande e una potente unità”, fu cosi che da rivali si trasformarono in alleati. La carica combattiva e la voglia di gridare al mondo “io esisto”, con il tempo si trasformò in qualcos’altro: in ballo.

I giovani del Bronx trovarono un modo diverso per ammazzare il tempo, visto che avevano smesso di ammazzarsi tra di loro, in che modo? Semplice, le mosse dei combattimenti e delle lotte li trasformarono in passi di danza, in quel periodo le strade del Bronx erano piene di ragazzi, che in piccoli gruppi, davano vita a un ballo nuovo e mai visto, che all’inizio non aveva regole precise e fisse, era solo un riprodurre, in piedi o a terra, i gesti di una lotta, questo nuovo modo di ballare fu chiamato, all’inizio b-boying, poi in seguito breaking e oggi, noi lo conosciamo sotto il nome di breakdance.

Anche questo modo di ballare, come del resto era successo per il writing, con il passare del tempo raffinò le sue tecniche e le sue basi, diventando, con gli anni, non solo una vera moda e un’arte del saper ballare, ma un fenomeno la cui espansione valicò i confini americani, invadendo il resto del mondo.

Chi di noi non rimane affascinato dalle gesta dei ballerini di breakdance? Le loro evoluzioni sono spettacolari, dettate dal ritmo e dalla voglia di cambiare un pezzo di mondo, il breaking è andato, insieme al writing, a intensificare l’ondata hip hop e ha arricchito la cultura che ne è alla base, siamo arrivati intorno al 1973 e la cultura hip hop sta per conoscere un’altra fase importante della sua crescita, ma questa è un’altra storia, che racconteremo più avanti.

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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